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Piedimonte e la piazza della discordia: così la giudicano i cittadini

Di FRANCESCO FERRANDINO

BARANO D’ISCHIA. Le dichiarazioni dell’architetto Aldo Capasso, che riportammo alcuni giorni fa, avevano espresso l’amarezza di chi, artefice dell’attuale assetto della piazza di Piedimonte antistante la Chiesa di Santa Maria della Porta, aveva visto progressivamente deteriorata l’estetica e forse anche la funzionalità del proprio progetto. Capasso infatti progettò il rifacimento della piazza, che venne inaugurata nel 1988. Tuttavia, raccogliendo l’opinione di alcuni cittadini baranesi, si evince come, nonostante i quasi trent’anni trascorsi da allora, la piazza attuale non abbia mai incontrato il favore degli abitanti, per non parlare della fruibilità stessa del luogo, criticata praticamente all’unanimità. L’avvocato Lello Montuori effettua un’analisi articolata: «I lavori di quella che qualcuno chiama impropriamente Piazza Piedimonte, trent’anni fa rappresentarono un intervento invasivo che stravolse l’impianto originario di Piazza Luigi Scotti. Al di là del valore artistico dell’opera, che non discuto, la fontana maiolicata era ed è semplicemente orribile. La realizzazione di muretti in pietra con salite, discese, scalini, l’hanno resa difficilmente praticabile da chiunque. Forse quelle gradinate e le aiuole rialzate rappresentavano un’ attrattiva per bambini vivacissimi, ma la piazza non è un luna park. Gli anziani con le gambe claudicanti non hanno mai avuto piacere di salire quegli inutili scalini, nemmeno gli adulti lo hanno fatto e lo spazio soprastante è divenuto negli anni un ricettacolo di degrado, con atti di vandalismo che hanno portato al danneggiamento e alla rimozione della statua di Pinocchio, mai sentita familiare dagli abitanti del luogo». Quindi una bocciatura pressoché totale del progetto ’88. L’architetto lamentava proprio la distruzione della statua in bronzo di Pinocchio presso i giardinetti, uno dei simboli della festa inaugurale: «Che i bambini fossero vestiti da Pinocchio il giorno dell’inaugurazione – continua l’avv. Montuori – non lo considererei un elemento a sostegno dell’affezione degli abitanti di questa popolosa contrada al burattino di Collodi, quanto piuttosto un tentativo – del tutto legittimo – dell’amministrazione dell’epoca di avvicinare almeno i più piccoli al nuovo inquilino della Piazza. Forse anziché scomodare Collodi e il burattino si sarebbe potuto partire dalla possibilità di valorizzare la storia locale ricordando colui al quale lo spiazzo davanti alla Chiesa era ed è ancora dedicato: il Canonico Luigi Scotti che dopo una meritoria battaglia a suon di carte bollate assicurò al popolo di Piedimonte la Chiesa poi divenuta Parrocchia sotto il titolo di Santa Maria della Porta. Altro che i giardini di Pinocchio!». Capasso comunque denunciava anche il progressivo deterioramento dell’aspetto e l’incuria generale, al di là del giudizio eminentemente estetico o artistico: «Non so se le trasformazioni non organiche apportate negli anni all’impianto complessivo della piazza derivino da ignoranza. Forse no. Ma la realtà è che la Piazza da sempre si piega alle esigenze di chi la vive. Certo nemmeno a me piace vederla ridotta ad un parcheggio. Ma tant’è, gli spazi per la sosta delle auto sono insufficienti in tutta la frazione In realtà le modifiche estemporanee lamentate dall’architetto, non programmate e nate da interventi spontanei negli anni, hanno restituito – per quanto possibile –  un’anima ad una piazza anonima che l’architetto ideatore avrebbe potuto progettare e realizzare in un’anonima periferia cittadina, e non certo nel centro del casale di Piejo, un luogo che ha fatto la storia del Comune di Barano d’Ischia». In prospettiva futura, come vedrebbe il riassetto della piazza Scotti? «Un intervento serio di riqualificazione dei luoghi dovrebbe prevedere la totale rimozione degli innaturali dislivelli creati, la rimozione dell’orribile fontana e la sua sostituzione con altra più compatibile con il contesto architettonico oltre alla sistemazione delle aiuole. Per il resto – conclude Montuori – senza pretendere che il mio sia un giudizio inappellabile, ribadisco che la piazza risultante dal progetto è molto brutta. Molto meglio la sistemazione di Piazza San Rocco, che vivaddio non ha  subito stravolgimenti». L’inadeguatezza dell’idea di fondo alla base del progetto emerge anche nell’opinione di un altro noto professionista, l’avvocato Giuseppe Di Meglio, all’epoca dei lavori componente del civico consesso di Barano: «Il mancato utilizzo dei cosiddetti “giardini di Pinocchio” – afferma Di Meglio –  è conseguenza di una progettazione infelice, viste le gradinate che la rendono non usufruibile e che nel tempo è diventato ormai luogo di orinatoio. Il disegno delle maioliche è ancora lì, sebbene coperto dalla vegetazione che è prevedibilmente cresciuta. L’errore è stato quello elevare il livello di calpestìo rispetto a quello della chiesa, oltre a creare quella paratìa che ha diviso la piazza Luigi Scotti dai giardini, per cui la fruibilità dei giardini è sostanzialmente venuta meno. All’epoca ero consigliere comunale, se ne discusse a lungo,  e ricordo un altro consigliere, Di Massa, un medico del posto, che denunciava il fatto che la piazza non sarebbe divenuta un luogo di aggregazione come avrebbe dovuto essere, oltre a sostenere l’opportunità di creare un campo dedicato al gioco delle bocce (sport all’epoca molto popolare) al posto dei giardini, collocato però al livello della sede stradale. L’idea della piazza, così come è stata strutturata, ha fallito nel suo scopo di luogo di aggregazione. Alle spalle della fontana c’è un vialetto, frequentato da tossicodipendenti, e dove alcuni vanno ad orinare. Non ci sono panche comode, soltanto orribili sedili di cemento e ferro dove è impossibile sedersi, e che avevano sostituito alcuni bei sedili anatomici fatti di graniglia antica; insomma, un’idea progettuale infelice». Quindi in realtà, secondo Lei, l’amarezza dell’architetto Capasso è in gran parte ingiustificata: «Guardi, non è che la statua di padre Pio al posto di quella di Pinocchio abbia portato chissà quale degrado – continua l’avv. Di Meglio – che è stato invece causato dalla conformazione del luogo. Voglio anche ricordare una cosa che i giovani forse non ricordano: piazza Luigi Scotti era fatta da un rettangolo composto da basolati, che sono stati tolti. Al suo posto furono posati basolini molto sottili e scadenti che già adesso saltano via, e tra poco la piazza sarà impraticabile, viste le insidie anche per i pedoni. Viene sollevata l’obiezione per cui oggi la piazza viene usata  come parcheggio: beh, ma altra funzione non può avere, se l’infelice progettazione ha comportato la totale abolizione dei posti auto davanti alla chiesa con conseguenze negative per l’utenza». L’avvocato Di Meglio non manca di tracciare un giudizio fortemente critico verso l’amministrazione dell’epoca: «Mi sembra chiaro che riprogettare e rifondare l’area avrebbe costi elevati, e pur non conoscendo il bilancio del comune penso che l’ente abbia ben altre priorità a cui far fronte. Purtroppo per l’amministrazione dell’epoca, negli anni ’80, era sufficiente spendere il denaro, senza troppo preoccuparsi dell’effettiva utilità e funzionalità delle opere. Era un agire che non si accompagna a un’analisi dei bisogni del comune. A suo tempo io proposi di creare un piccolo bar a livello dei giardinetti, ma non fui ascoltato. Ci fu anche una questione relativa all’utilizzo dei basoli che erano stati rimossi. L’interrogativo fu sollevato dal professore Sebastiano Conte, consigliere comunale tra l’85 e il ‘90: centinaia di basoli di elevato valore, che non si è mai saputo dove siano andati a finire». L’avvocato riferisce anche un particolare tecnico piuttosto rilevante: «Il progetto dell’architetto Capasso abbassò il livello originario della piazza Luigi Scotti, mettendo a nudo per oltre un metro le fondazioni del campanile affrettandone il dissesto, che poi la Chiesa ha dovuto recuperare a sue spese. Abbassando il livello di pavimentazioni, si sono creati anche dei gradini per l’accesso, quindi una barriera architettonica. Il contrasto col parroco dell’epoca, Vincenzo Iacono, nacque proprio su questo profilo. Egli avrebbe potuto impedire l’esecuzione dei lavori, poi per ragioni di opportunità non lo fece, ma tutta l’operazione fu avventata. In un’ipotetico riassetto, si dovrebbe rivalorizzare la piazza come luogo di aggregazione, senza dimenticare alcuni posteggi per le auto, perché esse sono ormai connaturate alla vita sociale di oggi e non possono scomparire, come vorrebbe qualcuno». Un altro cittadino che ci ha rilasciato la sua opinione in merito è Tonino Di Meglio, titolare dell’edicola e cartolibreria “Il Rigo”, profondo conoscitore delle dinamiche locali: «Ricordo bene il compianto Don Vincenzo e il suo odio  per il disegno delle maioliche nella fontana. Inoltre, venne anche posta una pianta di magnolia che finì per nascondere la visuale dell’immagine della Madonna accanto alla Chiesa.  E poi, in realtà, il collegamento ideale tra la piazza Scotti e il “paese dei balocchi” di Pinocchio non fu mai ben visto né accettato dai cittadini baranesi. L’amministrazione successivamente se ne è resa conto. A livello architettonico, la sistemazione della fontana e dei giardinetti, su piani diversi dal livello di calpestio, fu  anche teatro di diversi incidenti per bambini e anziani. Io, come gran parte dei cittadini, penso che la piazza andrebbe rifondata ponendo tutto il sito su un unico livello, magari leggermente rialzato rispetto alla strada, ma  eliminando la fontana, rendendolo uno spazio davvero degno di essere fruito e goduto». Il commerciante ci regala anche uno sguardo retrospettivo: «Anni fa,  c’era solo un terreno antistante la Chiesa, con tanti alberi di ciliegie. Furono poi stipulati compromessi con i privati, uno dei quali era Cianciarelli, e un altro proprietario che poi fu espropriato. Oggi, così com’è la piazza è soltanto un luogo di facile degrado. La zona antistante le poste è davvero indecoroso. Con un intervento radicale, anche l’edificio postale contribuirebbe alla migliore estetica del luogo, al contrario di oggi, che risulta nascosto alla vista». Il primo cittadino di Barano, Paolino Buono, riconosce la mancanza di fruibilità del sito, oltre al rapido degrado: «L’intervento del 1988 – afferma il Sindaco – è un tipico esempio di quei progetti che,  inizialmente, appaiono  funzionali e magari anche belli esteticamente, ma che in realtà sono molto difficili da gestire, e quindi rapidamente decadono nell’aspetto e nella stessa fruibilità, con l’esito che è sotto gli occhi di tutti. Parlando della fontana, c’è da dire che quasi tutte le opere del genere, dopo un certo periodo  di tempo, finiscono per non funzionare più. A livello estetico, il gusto è del tutto opinabile. Capisco le ragioni di chi, come l’architetto, ha visto degradare le condizioni del sito da lui progettato. Per ora la situazione è questa». Prospettive a lungo termine esistono? «Certamente  in futuro ci sarà da realizzare un progetto di riqualificazione. Adesso comunque stiamo già operando sull’impianto d’illuminazione: con questo intervento potremo già recuperare, pur se in piccola parte, una diversa e migliore fruibilità della piazza, fino a quando i tempi saranno maturi per un intervento più radicale. Di certo, non si tratta della piazza più funzionale di Barano, lo riconosco. Gli architetti moderni spesso pensano più a perseguire una certa idea estetica personale, che non all’effettiva funzionalità. Sulle grandi qualità dell’architetto Capasso nessuno può discutere. Tuttavia credo che si possa dire che dal punto di vista funzionale questo lavoro non è il massimo. Per quanto riguarda l’estetica, ripeto, è qualcosa di estremamente opinabile, ognuno ha la sua idea».

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