IL COMMENTO Ischia, appunti sulla ricostruzione
DI GIUSEPPE LUONGO
Sono trascorsi più di sette anni dal terremoto che ha colpito Casamicciola con il collasso e l’inabitabilità degli edifici della parte collinare della cittadina termale e danni diffusi alle costruzioni delle aree confinanti di Lacco Ameno e Forio. Trascorrono cinque anni senza una proposta per la ricostruzione, mentre gli abitanti dell’area epicentrale hanno vissuto altrove, in attesa di una soluzione definitiva alla loro disavventura. Chi scrive, sulla base dell’esperienza acquisita in altre catastrofi simili, ha temuto che la soluzione fosse lontana nel tempo, così fu proposta la delocalizzazione dell’insediamento dell’area maggiormente pericolosa perché la storia sismica e la struttura geologica dell’Isola segnalano che un evento sismico disastroso possa ripetersi nello stesso sito, con energia anche superiore e simile a quella sperimentata nel 1883, che rase al suolo la parte alta della cittadina di Casamicciola. Il progetto prevedeva la sua finalizzazione ad uno sviluppo sostenibile della comunità, rispondendo ai nuovi obiettivi della Unione Europea per la transizione ecologica. Per Ischia a tale obiettivo si aggiungeva la crescita della conoscenza dei fenomeni sismici e della loro mitigazione, nonché una finalizzazione culturale del turismo nell’Isola. In breve, si proponeva di realizzare nell’area di maggiore pericolo per gli insediamenti abitativi un Parco Scientifico Naturalistico e delle Acque, finalizzato non solo alla sicurezza sismica, ma anche alla valorizzazione delle risorse termali, in profonda crisi. Con un tale progetto Ischia sarebbe divenuta un attrattore culturale capace di competere con strutture analoghe presenti nel nostro Paese, dove la ricerca sposa la storia della comunità e difende le risorse ambientali. Tale proposta è stata rigettata dalle autorità competenti attraverso il silenzio. Nel mentre, l’Isola nel 2022 è investita da un’altra catastrofe; il 26 novembre una colata di fango attraversa il versante nord-orientale del Monte Epomeo che annichilisce la comunità per le numerose vittime e i gravi danni prodotti lungo il suo percorso fino al mare. I responsabili del piano di ricostruzione del terremoto affermeranno, all’indomani della nuova catastrofe, che il piano di ricostruzione del post sisma era pronto, ma sarebbe stato necessario rivederlo alla luce del nuovo evento. Il piano di ricostruzione predisposto dalla Regione è approvato a dicembre 2024.
Quali siano i vincoli per la sicurezza delle costruzioni in un contesto così complesso come l’area epicentrale, dove i danni agli edifici sono prodotti da un meccanismo che “concentra” l’energia del sisma e che si manifesta come una esplosione e, a questo, si aggiunge il moto della faglia, generatrice del terremoto, che emerge in superficie. Lo strutturista che progetta nell’area epicentrale dovrà scegliere le tecniche che garantiscano la sicurezza dell’edificio in un contesto impegnativo. È evidente che in un tale caso i costi della costruzione crescono e devono far parte degli elementi per la scelta del sito. La pianificazione dell’intervento per la ricostruzione non può essere lasciata al singolo, ma deve rientrare in una visione globale e unitaria; in caso contrario si produrrebbe un piano a macchia di leopardo, inaccettabile. Emerge la domanda a quale struttura tecnica assegnare questo compito; al momento sembra che i progetti di intervento per la ricostruzione o per il risanamento delle strutture danneggiate non abbiano un indirizzo comune. Non basta rispondere alla norma vigente, perché questa difende bene le strutture al di fuori dell’area epicentrale, mentre è carente per gli edifici posti nell’area epicentrale. Casamicciola mostra che il modello della sorgente sismica alla base della normativa sismica non copre adeguatamente la sicurezza dell’edificio nelle aree epicentrali. Sulla sicurezza sismica nel corso della crisi attuale nei Campi Flegrei si è sviluppato un dibattito sulla vulnerabilità degli edifici riferita al sisma di più elevata energia atteso nell’area, per verificare la loro capacità a sopportarne gli effetti e, eventualmente, intervenire sulla struttura per ridurne la vulnerabilità a livello di sicurezza per l’area. Questo percorso virtuoso dovrebbe essere la guida per la ricostruzione nell’isola d’Ischia. Purtroppo, manca nel Piano di ricostruzione sia un’analisi della vulnerabilità del patrimonio edilizio che la definizione del terremoto di progetto adeguato alla sismicità locale. La storia sismica dalla fine del Settecento fornisce una robusta base scientifica per la mitigazione del rischio, con il terremoto del 1883 che può rappresentare il massimo terremoto atteso in termini di energia e il terremoto del 21 agosto 2017 per il meccanismo. Tutto ciò manca, ma nel mentre sono finanziati i primi interventi per ricostruire gli edifici scolastici, senza che vi sia una analisi dettagliata della pericolosità sismica, per una corretta canalizzazione delle risorse verso le aree pericolose. Ricordiamo che sono state realizzate le microzonazioni sismiche nei tre comuni terremotati ai fini della ricostruzione, ma non risulta la loro utilizzazione nella pianificazione degli interventi per la ricostruzione.
Abbiamo segnalato che tali studi non forniscono un contributo utile nell’area epicentrale, mentre lo sono nelle aree marginali all’epicentro, in quanto la natura delle rocce superficiali, la morfologia del sito, la profondità della falda possono incrementare l’ampiezza del segnale sismico, superando il livello atteso per l’energia del terremoto e la distanza dall’epicentro. Una considerazione finale sul dibattito che si è sviluppato tra istituzioni e Soprintendenza sul Piano Paesaggistico Regionale,quale strumento prescrittivo per la tutela e la valorizzazione del paesaggio dell’Isola per una politica di sviluppo di un territorio pregevole.Sul Piano per la ricostruzione non è la condivisione delle scelte sul paesaggio tra le istituzioni a dover impegnare prioritariamente chi governa un territorio disastrato, bensì la sicurezza e a questa accompagnare la valorizzazione del paesaggio.La sicurezza del territorio è la prima difesa del paesaggio; infatti, per Ischia l’obiettivo della sicurezza può realizzarsi attraverso l’istituzione dei parchi proposti: il Parco Scientifico Naturalistico e delle Acque di Casamicciola e il Parco Naturalistico del Monte Epomeo. Il primo è finalizzato alla mitigazione del rischio sismico; il secondo di quello idrogeologico. Alcuni vorrebbero cancellare la storia naturale del territorio dove vivono, ma cancellerebbero la loro storia. È l’intreccio tra storia naturale e storia degli uomini a caratterizzare un luogo e una comunità che diverranno noti al mondo intero se avranno lasciato una traccia significativa nella storia dell’umanità.