LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia e il senso smarrito della comunità

DI MARCO BOTTIGLIERI

Negli ultimi anni si è parlato spesso — e giustamente — dell’assenza di un ufficio stampa istituzionale a Ischia, della mancanza di una comunicazione pubblica efficace e coordinata. Un limite evidente. Ma il problema più profondo, quello che ostacola davvero ogni progetto di sviluppo, è un altro: la difficoltà a sentirsi comunità. L’isola è divisa in sei comuni, ciascuno con le sue specificità, le sue priorità, i suoi equilibri politici. Una frammentazione amministrativa che, in un territorio così piccolo, spesso si traduce in conflitti sotterranei e mancanza di visione comune. Invece di fare rete, ci si muove a compartimenti stagni. E all’interno degli stessi comuni, le differenze sociali e geografiche (tra chi vive vicino al mare e chi risiede in montagna, tra chi lavora nel turismo e chi nell’agricoltura, tra centro e periferia) finiscono per accentuare il senso di distanza. In questo contesto, ogni amministratore, imprenditore o cittadino finisce col vivere in una “bolla”, dove le istanze degli altri sembrano lontane o irrilevanti. Il dialogo si spezza. E con esso, la possibilità di costruire una strategia condivisa.

Ma senza comunità non c’è futuro. Senza un progetto unitario, le energie dell’isola si disperdono. I problemi — dalla sanità i trasporti al turismo sostenibile, dal rischio idrogeologico alla qualità della vita — richiedono risposte unitarie, coordinate, sistemiche. Che senso ha affrontarli divisi? Serve allora un salto culturale, che metta al centro la partecipazione, il confronto, il bene comune. Serve ripensare la governance dell’isola, magari rafforzando le forme di coordinamento sovracomunale. Serve una comunicazione che non parli solo ai cittadini di un singolo comune, ma a tutti gli isolani, e che promuova un’identità collettiva. Ma soprattutto, serve ascolto reciproco. Serve riscoprire che, pur con tutte le differenze, chi vive a Forio, a Serrara Fontana, a Casamicciola o a Barano condivide gli stessi rischi, le stesse sfide, le stesse speranze. Solo se iniziamo a sentirci parte di un’unica storia — l’isola d’Ischia — potremo davvero scrivere il futuro che meritiamo. Ischia ha tutte le potenzialità per diventare un laboratorio di comunità. Ma deve volerlo. Deve investire non solo in strutture e promozione, ma anche — e soprattutto — in relazioni, fiducia e partecipazione.

Il futuro non si costruisce da soli. Si costruisce insieme. E forse, è tempo di ricordarlo.

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2 Commenti

  1. Ad Ischia non può esistere spirito di comunità e collettività. Sin dal dopo guerra ognuno è andato per fatti suoi, ha costruito la ricchezza nel suo piccolo ed ha portato avanti gli interessi personali e della propria famiglia in ogni settore. Non c’è e non può esserci comunità dove prevalgono le scelte personali e dove non c’è una politica che tenti di rendere pari tutti gli individui. Da questo poi scaturiscono le macro divergenze territoriali elencate!

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