IL COMMENTO Ischia isola punitiva

DI LUIGI DELLA MONICA
In questi giorni ho letto una invocazione disperata ed accorata di Davide Conte su altra testata concorrente, in cui implorava i concittadini di risorgere dal torpore della mancata partecipazione democratica. Qualche giorno fa, il codazzo degli illuminati radical chic si è imbarcato per la cugina Ventotene – peccato che la Tesla non ha progettato un mini yacht per le tasche dei comuni mortali – per rivendicare l’esecrabile gesto di “ignoranza” della Premier Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene. Nessuno di loro ha riservato una dichiarazione, un comunicato stampa, un pensiero al concreto ed attuale pericolo di soppressione degli uffici giudiziari sull’isola d’Ischia, come di Elba e di Lipari. Mi verrebbe da dire che sono giustificati perché la nostra comunità tace ed a tanto silenzio non si può che rispondere con l’indifferenza, ai livelli alti del mondo politico ed istituzionale. Eppure, senza scadere nella retorica filo centrodestra, poiché per oltre 30 anni chi elogiava Berlusconi era definito un ignorante, oppure “un colluso”, per non dire altro, c’è stata una veemenza quasi spasmodica per una certa fazione politica ad “occupare” i ranghi del potere giudiziario e di quello politico.
Si è visto giorni fa come il già Procuratore Nazionale Antimafia dott. Cafiero De Raho, alla Camera dei Deputati, abbia tuonato contro il Ministro Nordio, quasi come se il primo fosse sul podio della Somma Giustizia ed il secondo sotto il podio a doversi inchinare, almeno questa è stata la mia percezione. Non dimentichiamo il nostro amato Professore che ha toccato in segno di scherno i capelli di una giornalista colpevole di una domanda scomoda o non corretta sull’argomento Ventotene e poi ci meravigliamo se i nostri bambini\ragazzi non riescono ad esprimersi se non con la violenza psicologica o fisica sugli altri. Non ricordo altrettanto sdegno, riprovazione culturale, allorquando si impediva al dott. Giovanni Falcone di diventare Ministro della Giustizia, lui solo, morto solo, con il conforto della sua fedele moglie, che ha destato l’Italia e ne ha cinto la testa dell’elmo, stringendosi a coorte fino alla morte per pulire davanti al Mondo intero il viso della nostra Bella Italia insozzato dal letame della mafia! In questo contesto, nessuno dei nostri illuminati di Roma ha pensato di coordinare la manifestazione di Ventotene con la vicina Ischia, che si vede strappare il Tribunale. Certamente, gli abitanti di quest’ultima sono da settimane insensibili alla gravità dell’evento, non riesco ancora a comprendere per quale arcano motivo, ma l’hanno detto stesso loro, i gitanti domenicali di Ventotene, che il governo degli intellettuali è il bene per la democrazia e per il progresso dell’umanità e degli Stati Uniti d’Europa. Ebbene che sappia il popolo ischitano che è storia incontestabile che la rinnegazione della giustizia di prossimità territoriale è nata proprio nelle stanze buie di un Ministero, riferibile alla parte politica superiore agli altri per auto proclamazione divina, e risale ad oltre 20 anni indietro nel tempo.
Ancora, posso ricordare agli isolani, forse non tanto interessati alla perdita di continuità dei collegamenti marittimi, fino a circa 20 anni fa, erano possibili gli aiuti di Stato alle società armatoriali che in quel periodo investivano massivamente nel comparto, alimentando anche la cantieristica italiana di alto livello (Castellammare, Venezia, Messina…) e si poteva godere di orari di imbarco comodissimi ed alternativi fra aliscafo e\o traghetto, senza particolari differenze fra Napoli e Pozzuoli. La mancata deroga al comparto marittimo degli aiuti di Stato è stata decisa proprio da una sparuta oligarchia di burocrati europei e, conseguenza amara, ne è derivato che proprio quelle piccole isole come la nostra Ischia, ma nel caso specifico si parla di Ventotene, hanno ricevuto la beffa di vedersi emarginare da quella stessa Europa di illuminati. L’isolamento si è acuito nei piccoli arcipelaghi italiani, con il progressivo indebolimento delle eccellenti realtà armatoriali, con la soppressione di presidi dello Stato centrale e con un sensibile sottodimensionamento del servizio sanitario e scolastico. Così si è ingenerato l’assurdità che a cavallo fra gli anni 70’ ed 80’ i magistrati non temevano di indossare la toga, nonostante il collega precedente fosse caduto in servizio, ed oggi troviamo i deboli di stomaco per il mare d’inverno, oppure quelli non disponibili a trasferirsi sulla sede di lavoro, perché disagiata solo oggettivamente, ma non sullo stato di servizio ai fini dell’incremento economico reddituale.
Ma il terreno fertile a queste nefandezze ideologiche si trova proprio nel silenzio della comunità, quella che una intelligenza superiore ha plasmato in modo da allontanare le distanze emotive fra le persone con gli smartphone, con le piattaforme digitali, con il matrix, con la realtà virtuale. Una società, rispetto a cui noi ischitani non facciamo eccezione, dove i vecchi ed i giovani parlano lingue diverse e distanti fra loro; i primi tendenti a trasferire il significato della memoria storica, i secondi tendenti a cancellarla, come si fa con il cestino della memoria di un computer, infastiditi quasi dal ricordo di se stessi e di qualunque altro ideale possa portarli al sacrificio diverso da quello di andar per vetrine, acquistare sulle bacheche online, scambiarsi compulsivamente messaggi sui social. In questo contesto, si rileva un vero e proprio disinteresse generale, una divisione della comunità a tutti i livelli, che ingenera lo strapotere di pochi intellettuali. Io non mi ritengo uno di essi, cerco solo di smuovere le coscienze, almeno ci provo, ma come Davide Conte e gli altri miei colleghi editorialisti di questo giornale, non potrò dire di essere stato nel colpevole silenzio. L’isola d’Ischia senza un Tribunale perde la sua identità e la sua dignita: isolani destatevi e cingetevi dell’elmo.
* AVVOCATO