LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia Safari e la disparita’ di genere

Domenica scorsa ho pienamente condiviso la scelta editoriale di dedicare l’intera prima pagina del Golfo all’evento “Ischia Safari”, che ormai si ripete con successo da 5 anni, ma che quest’anno, a detta di molti, è stata l’edizione più bella. Eppure c’è un aspetto che non sembra aver colpito gli altri, ma che invece mi ha spinto a qualche supplemento di riflessione. I numeri relativi ai protagonisti (chef, pizzaioli, artigiani del gusto, pasticceri) sono poderosi : 120 chef, 41 artigiani del gusto, 25 pizzaioli, 40 pasticceri ma, in questa mole di partecipanti, spicca per difetto la presenza femminile. Emerge quindi un paradosso: l’angelo della casa, la padrona della cucina, non è protagonista nei ristoranti e alberghi stellati. Strani questi uomini! A casa si limitano a gustare le prelibatezze preparate dalle mogli, compagne, sorelle, madri e poi giganteggiano come chef di ristoranti e alberghi di lusso. E, purtroppo, fanno di più e di peggio: nelle decine di trasmissioni televisive dedicate alla cucina, gli uomini-chef de rang diventano una specie di aguzzini di povere aspiranti cuoche che si sottopongono ad umilianti gare culinarie. Ma li avete mai sentiti i toni e le stroncature di questi “maestri” di cucina?

Le donne cuoche hanno forse il limite di seguire il gusto semplice e quotidiano delle famiglie: Il loro estro appare frenato, meno studiato, meno elaborato di quello degli uomini che, non abituati a cucinare per il nucleo familiare, cucinano innanzi tutto per se stessi e poi per buongustai che quasi mai mangiano a casa, girando per l’Italia dei ristoranti con la guida Michelin tra le mani. Apro una parentesi: il bistellato chef Nino Di Costanzo ( lui sì che rispetta la tradizione familiare, proponendo anche il coniglio all’ischitana e la parmigiana di melenzane “comme mammeta l’ha fatta”) ha segnalato l’episodio del magnate russo Alexander Abramov che adora la cucina dello chef ischitano ma non desidera visitare Ischia. Stia tranquillo Di Costanzo, il fatto che il russo preferisca Capri, Ginevra e Montecarlo non è per disprezzo delle bellezze ischitane. E’ solo perché in un certo mondo di capitalisti, oltre alla bontà del cibo, si pensa alla maggiore visibilità mondana possibile. Niente che abbia un sapore valoriale di bellezza, storia, cultura, decoro urbano. Solo cura dell’immagine personale e del gossip internazionale. Che poi Ischia abbia importanti problemi da risolvere è altra questione. E poi ci si lasci dire che va benissimo soddisfare l’amore per l’enogastronomia, a patto di non creare falsi miti di facili successi professionali. Non tutti sfondano in un’arte difficile. Ma torniamo al tema della disparità di genere nella ristorazione. Dite quello che volete, ma io sto dalla parte delle donne! Caterina Mazzella, Presidente nazionale di Fidapa BPW Italia, ha fatto bene a scrivere al premier Conte, in fase di formazione del nuovo Governo, per sollecitarlo a tener conto della parità di genere. E, per fortuna, nella compagine governativa c’è una buona presenza femminile e per di più giovane.

Ecco, se dovessimo pensare, per il 2020, ad un ulteriore scatto di qualità di Ischia Safari, penseremmo a curare di più l’equilibrio di genere. Ma sia ben chiaro che questa carenza non è esclusiva dell’evento ischitano e non c’è una colpa specifica degli organizzatori dell’evento ischitano. Lo squilibrio di genere è un problema nazionale, in tutti i settori, però colpisce che lo sia anche in un settore come la cucina al quale la donna, con sacrifici, si dedica tutto l’anno. Una spiegazione può essere che proprio perché presa dalla routine, dall’obbligo di dover cucinare ogni giorno, la donna perde entusiasmo e spirito creativo. E’ una spiegazione. Fatto sta che pochi giorni fa ad uno dei più grandi eventi sulla gastronomia mondiale “The World 50 Best Restaurants” ( concorrente della Michelin) lo chef numero al mondo, l’argentino Mauro Colagreco e 4 grandi chef francesi sono stati raggelati dall’intervento in sala di un giornalista italiano, Fulvio Zendrini, che ha eccepito: “ Sì, ma le donne dove sono?”. La platea ha acclamato, facendo emergere un sentimento di ingiustizia che rimaneva latente. E pensare che l’Italia è messa meglio di parecchi altri paesi. Ci sono chef donne italiane di livello: Cristina Bowerman a Roma, Martina Caruso a Salina, Caterina Ceraudo in Calabria, Antonia Klugmann in Friuli, mentre, per esempio in Francia su 27 chef triple stelle una sola è donna, Anne Sophie Pic. E in totale su 50 Best chef mondiali solo 5 sono donne. Dunque non è colpa di Nino Di Costanzo o Pasquale Palamaro se a Ischia le donne si sono contate né tanto meno degli imprenditori che hanno ospitato e facilitato il Safari e cioè Giancarlo Carriero e Paolo Fulceri Camerini.

E’ buona l’idea di dedicare ciascuna edizione ad una particolare Regione e il 2019 è stato dedicato alla Basilicata, di cui Matera è la capitale europea della cultura per l’anno in corso ed è anche gemellata con Ischia. Ottima è stata l’iniziativa di rendere la quinta edizione “plastic free”, ci connette meglio ai megatrend del mondo moderno. Da sottolineare anche un altro dato: la presenza femminile si concentra di più nel settore pasticceria. E si spiega: la donna cucina ogni giorno ma non confeziona ogni giorno dolci, che fa per occasioni speciali. Ciò lascia loro un maggior grado di entusiasmo e fantasia per i dolci rispetto alle portate del pranzo o cena. A questo punto è d’obbligo precisare che all’Ischia Safari, su oltre 200 protagonisti solo 17 erano donne, di queste solo 6 sono chef, 11 sono del settore gelateria-pasticceria. Sono donne che lavorano in strutture della ristorazione da Torino ad Arezzo, da Ischia a Palermo, da Caserta a Salerno, da Eboli a Ponza. Tra queste donne 6 sono ischitane, di cui 1 chef ( Valentina Sarracino del Ristorante I Ricci della riva destra del Porto d’Ischia, che ha preparato la “ cozza piccantina”, come antipasto), tutte le altre ( Daniela Scotti, Arianna e Mariagrazia Di Massa, Camilla Elia, Tiziana Fiorentino si dedicano al settore pasticceria- gelateria. E se dedicassimo il 2020, anno speciale, alle donne chef, con uno sforzo organizzativo straordinario per un’alta partecipazioni di grandi cuoche? Giriamo la proposta ai diretti interessati.

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