LE OPINIONI

IL COMMENTO Ischia, se la legge non è “uguale per tutti”

Di crisi della Giustizia, carenza di strutture, riforme, mancanza di equilibrio e, qualche volta, anche di competenza, si parla nel nostro Paese da troppi anni. A pensarci bene, al di là delle gravissime emergenze che l’umanità sta vivendo in questi giorni, con una crisi pandemica che sembra segnare il passo ma della quale si parla meno soltanto perché ne è subentrata un’altra, ben più drammatica e devastante: la guerra in Ucraina. Quello del rapporto con la Legge è forse l’elemento di maggiore impatto per le persone comuni, che vogliono sentirsi tutelate, protette, rappresentate e difese. Quel motto che campeggia nelle aule di tutti i tribunali d’Italia, “La Legge è uguale per tutti” è stato disatteso, se non tradito, per troppe volte. Ebbene, non appaia un paradosso paragonare le ingiustizie che tante persone sono costrette a subire quotidianamente, a causa di un sistema tutto da riformare, alla questione di cui si sta discutendo da giorni sull’isola verde. La soppressione della sede del Tribunale. 

Senza dover per forza entrare nel merito della decisione, da punto di vista politico e rispetto alle conseguenze strettamente legate alla giurisdizione del territorio. La prevista rimozione del Tribunale ad Ischia avrebbe un significato devastante anche sotto l’aspetto simbolico. Se è vero, come ha sottolineato Luciano Venia, che “Cancellare il Tribunale di Ischia potrebbe esporre il territorio a una maggiore presenza operativa con accenti spavaldi e meno nascosti della Camorra e delle altre mafie dei colletti bianchi pronti a sfruttare la crisi economica e sociale”, altrettanto vero è che a pagarne le conseguenze sarebbe anche l’immagine complessiva di un’isola che si vedrebbe, in qualche modo, retrocessa a territorio di serie B. E non sarebbe la prima volta. Dopo un periodo di lunga crisi, dovuta al Covid, dal quale Ischia sta lentamente cercando di venire fuori, un’ulteriore decisione non condivisa da cittadini e imprenditori locali, non farebbe altro che penalizzare l’intero contesto sociale nel quale l’isola vive e si sviluppa. Tutte le strade che sarà possibile intraprendere per salvare il Tribunale di Ischia, dunque, dovranno essere percorse. Con la consapevolezza, però, che un Tribunale, così come qualsiasi altro presidio a tutela dei cittadini presenti a Ischia, avrà il compito, anzi il dovere, di funzionare nel migliore dei modi, attraverso l’impegno e la dedizione da parte di chi in quel Tribunale lavora e l’aiuto delle istituzioni. 

La prevista chiusura del Tribunale isolano, destino che accomuna Ischia a Lipari e l’isola d’Elba, è diventato argomento di scontro e discussione, proprio quando, paradossalmente, per Ischia si è aperto uno spiraglio di giustizia e di riconoscimento dei diritti degli abitanti. La visita del nuovo commissario per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 2017, Giovanni Legnini, a aperto in tal senso uno scenario nuovo su una questione che si sta trascinando da quasi cinque anni e che  adesso, finalmente, potrebbe essere vicino ad una svolta. Legnini ha premesso che intende imprimere un cambio di passo oltre che una semplificazione per la gestione della ricostruzione degli oltre 1500 edifici colpiti dal sisma che colpì alcune zone dell’isola nell’agosto del 2017. Un impegno preciso e concreto. Una ventata di ottimismo perché sull’isola torni quel Diritto a quella Giustizia il cui simbolo, invece, qualcuno vorrebbe cancellare. Ecco perché la presenza del Tribunale sull’isola ha anche un valore simbolico, a tutela del Diritto dei cittadini ma soprattutto a custodia della loro fiducia nei confronti di quel motto: “La Legge è uguale per tutti”.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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