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40 anni fa nascevano le radio locali libere

Non c’era ancora il M5S, Grillo, Casaleggio, la rete e la democrazia diretta. I partiti politici erano in piena salute e l’intermediazione tra eletti ed elettori costituiva un filtro che funzionava. La stampa locale aveva un’importante voce in capitolo ( Settimanale d’Ischia, Ischia Oggi, Ischia Mondo). Eppure si sentì il bisogno di aprire delle radio locali che facevano arrivare la voce di giornalisti locali ( con lo sport molto presente) in molte case ischi tane, ma – nello stesso tempo – davano la possibilità al cittadino comune, alla casalinga, di poter intervenire telefonicamente in diretta per far sentire la propria voce, i propri sentimenti, il bisogno di sentirsi partecipi di una comunità, magari con un semplice saluto mattutino. In questo senso, le radio locali furono anticipatrici dei social media, di Facebook, con la consuetudine di “ condividere”. Invece che pigiare un bottone, si alzava il telefono e si chiamava la radio. Interessava molto di meno lo scontro e per niente l’insulto, a differenza di quello che oggi avviene spesso in rete. Aggiungo che nelle redazioni di tali radio si creavano luoghi di confronto che andavano al di là degli steccati rigidi di partito. Le sezioni di partito erano fucine di preparazione, formazione politica ed amministrativa, ma le sedi delle radio erano palestre di confronto tra pensieri diversi, vere e proprie micro realtà sociali in cui si concentravano e si confrontavano espressioni eterogenee della società ischitana: politici, sindacalisti, commercianti, artigiani, pubblici esercenti , sportivi. Fu un fenomeno di grandi dimensioni, di massa. Si avvertiva il bisogno di uscire dalle solitudini, dalla routine casalinga, di incontrare verbalmente altra gente. Ma il “ verbalmente” non era un limite. Il fatto di non coniugare immagini e voci non era un dimezzamento, ma un  giusto compromesso tra la privacy e l’esigenza dell’incontro. Ci si sentiva con altri, ma senza svelarsi del tutto. Oggi, invece, è l’esatto contrario. L’immagine innanzi tutto. I selfie. La descrizione visiva di ogni istante della propria quotidianità.. Non resta nulla all’immaginazione e alla riservatezza. Perché scomparvero le radio locali? Forse perché non se ne sentiva più il bisogno? No, avvenne per complicazioni burocratiche e legislative. Mi pare di ricordare che nel 2009, Davide Conte tentò di sollecitare la politica a superare le pastoie burocratiche

per le quali ( L.422/03) 800 radio libere italiane rimasero fuori dall’etere. Adesso ci sono ancora radio locali, come – ad esempio – Teleradio Stella del Golfo che, dal 1995 incominciò a trasmettere su 108 Mhz e che nel 1979 aveva sostituito Radio Monte Epomeo; esiste Radio Treccia Ischia TV, con gente di qualità come Gianluca Castagna, Maria d’Ascia, Maria e Salvatore Ronga. Ma parliamo di podcasting, ovvero di sistemi ( diversi dallo streaming) che consentono la distribuzione di contenuti multimediali ( foto, video, audio) attraverso internet, dopo un opportuno download. E’ un’altra cosa, è sicuramente una manifestazione di modernità, ma risponde a logiche diverse da quelle che guidarono le prime radio libere locali. Così Radio Capri, Radio costiera amalfitana, Radio Kiss Kiss, La Radiazza ( contenitore musical sociale di Radio Marte). Si interagisce con WhatsApp, con sms, con gli speaker in diretta, ma ci si svela completamente e, più che spinti dal desiderio di “ incontro”, si è spinti dal desiderio di “ scontro” con gli altri. Cosa vuol dire ciò? Che bisogna abbandonarsi ai rimpianti, alla nostalgia di strumenti del passato? Niente affatto, significa, più semplicemente, che una realtà circoscritta, come l’isola d’Ischia ,non può limitarsi a seguire le mode dell’apparire. Perché poi scopre, sotto questa patina di apparente vitalità, di non essere un’isola della felicità. Scopre tutta la fragilità di una popolazione ( soprattutto i giovani e gli emarginati) che, dibattuti tra il trambusto estivo e la noia invernale, tra i luccichii del turismo by night e il buio della crisi economica ed occupazionale, ha i nervi scoperti e l’anima vacillante, come una navicella in tempesta. Le radio locali, sorte negli anni 70/80 mitigarono l’isolitudine, in maniera – se vogliamo – semplice, popolare, casalinga. Non so se l’attuale società dell’immagine riesca ad assolvere a tale compito o non finisca per acuire la sensazione di essere “ soli”.

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