LE OPINIONI

IL COMMENTO Jorit e il murale tra disegno e parole

DI PINO DI MEGLIO

Apriamo una discussione seria ed educata sull’opera pittorica murale che il giovane Jorit ha realizzato presso il Liceo Buchner di Ischia. Ecco cosa ho capito, con certezza, di Jorit: (1) è un ottimo graffitaro, dotato di raffinata tecnica pittorica che accompagna ad una performance atta a mettere in scena, davanti al pubblico, la costruzione dell’opera stessa; (2) ha il merito di diffondere la rappresentazione “figurativa” e non scarabocchi e sgorbi che solitamente imbrattano i muri di città e tanti musei d’arte moderna cosiddetta (che forse arte non è); (3) ha 31 anni, ma è sicuro di se, ha una personalità solida; (4) attraverso il suo lavoro pittorico è divenuto una persona di successo; (5) è un gran furbacchione, rilascia interviste ammiccanti che servono a costruire il personaggio e si è impossessato perfino di Santa Restituta, mentre dubito che sapesse chi fosse, più di 10 giorni fa, la vergine e martire approdata a Lacco Ameno.

Quello che segue, invece non lo so, e lo propongo in forma di domanda: (a) è un artista? Voglio dire: lo è nel senso in cui lo era Raffaello? (b) oltre al talento nei graffiti c’è in lui traccia di cultura autentica che si manifesti in quello che produce e che dice? (c) parla di pace e di tolleranza, ma ha capito bene il testo ricoperto dal dipinto? Se cercassi le risposte a queste semplici domande troverei gli stessi schieramenti contrapposti che in questi giorni si sono espressi e si esprimono sull’opera attraverso i social. Da un lato ci sono gli entusiasti senza se e senza ma. Leggo le considerazioni di tanti amici, come l’avv. Luigi Telese e l’avv. Gino di Meglio che se ne sono innamorati. Leggo l’apprezzamento dell’avv. Alfredo Baggio, conoscitore d’arte autentico e collezionista, che ritiene l’opera un grande dono alla nostra isola. Ne deduco che Jorit piace agli avvocati che lo difendono come se fosse in Tribunale, accusato di quacosa. Ma piace anche alle istituzioni: la Dirigente Scolastica vede nel suo lavoro solo cose positive e si presume che non abbia avuto modo di leggere il testo ricoperto; se lo avesse letto avrebbe qualche perplessità, almeno. Gli amministratori comunali lo adorano, quelli regionali sono i suoi committenti e pagano. Piace all’amico dott. Raffaele Mirelli che promuove un presidio notturno a difesa dell’opera, contro i vandalismi. Presidio al quale, pure invitato, non ho partecipato perché non vedevo alcun pericolo, che infatti non c’era.

Dall’altro lato ci sono i detrattori, che per la maggior parte stanno zitti. Un amico mi ha scritto in privato: “Che orrore”, ma per non offendere e per non farsi insultare tiene per se questo parere. Quelli che parlano poi, in verità, avrebbero fatto meglio a stare zitti. Farebbero bene, innanzitutto, a lasciare gli istinti razzisti nelle fogne deputate. Vandalizzare è una pezza peggiore del buco. Se non si condivide si discute, si chiede di correggere ma non si distrugge. Dunque, per quanto già detto, la discussione è necessaria. E, secondo me, va articolata su due livelli sovrapposti. Il primo concerne il testo scritto sul muro del Liceo e poi ricoperto dall’immagine. Il secondo livello riguarda invece il significato del disegno, quello che ci sta dietro concettualmente e quello che vuole trasmettere. Comincio quindi a proporre qualche osservazione, precisando subito che non mi iscrivo né nella categoria degli entusiasti acritici né in quella dei detrattori violenti. E lo faccio muovendomi sui due livelli predetti, analizzando prima il testo e poi il disegno.

IL TESTO SCRITTO

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Per prima cosa Jorit ha tracciato delle linee orizzontali, come i righi del quaderno, e ha scritto un testo non suo, ma di un rapper napoletano. Questo testo è caratterizzato da una indegna carica di violenza. Cito alcuni spezzoni di una frase: “.. ho bisogno di parole penetranti, che ti fanno un buco in testa, … parole come raffiche di mitra … o come missili … che facciano male cazzo, parole tanto forti da zittire tutto il mondo occidentale, …” Emerge da questo testo l’odio per il cd. Occidente in cui l’autore vive e prospera indisturbato, roba da sottocultura dei centri sociali. Emerge il rancore, il risentimento di certa sinistra violenta contro le società liberal-democratiche. Come quella sinistra che infiltra anche le pacifiche manifestazioni per incendiare auto e spaccare le vetrine dei negozi. Le parole, cose nobilissime, diventano in questo modo armi e strumenti di offesa.

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Inoltre, per chi sa leggere, c’è una retorica di stampo razzista e antisemita (che alcuni chiamano antisionista, senza cogliere l’identità dei concetti): “… parole … picchiate sulla faccia come calci di fucile … per non dimenticare che lo Stato di Israele si è insediato in Palestina con la guerra, trentacinque anni fa …”. E qui c’è anche il falso storico. Lo Stato di Israele non si è insediato con la guerra, né lo ha fatto 35 anni fa. Lo Stato di Israele è stato insediato in quella terra sacra per il popolo ebraico che la abitava 5 millenni fa, con una risoluzione dell’ONU, la n. 181 del 1947 ed è stato proclamato il 14 maggio 1948 (72 anni fa, non 35). Queste falsità sono roba da gioventù hitleriana. Il peggio del nazi-comunismo. Quel testo, per i motivi appena enunciati, è vomitevole. E’ questo il messaggio che si vuole dare agli studenti del Liceo? Devono imparare questo gli studenti? Odio per gli ebrei e antisemitismo? Vogliamo vedere anche qui le stragi nelle scuole? Ma per fortuna Jorit ha cancellato tutta questa retorica violenta e razzista, ricoprendolo di colore. Su quel testo sono estrememente in dissenso. Se fosse ancora visibile proporrei di rimuoverlo. Non si vede più, ma ritengo necessario spiegare – anzitutto agli studenti di quella scuola – che esso esprime concetti che fanno a pugni con l’idea di tolleranza e di pace. Non è un modello da imitare, ma da respingere.

IL MURALE FIGURATIVO

Ho già detto che il disegno, da un punto di vista estetico, mi piace. E’ veramente ben fatto. Ma adesso vediamo il significato del disegno, ciò che rappresenta. Non voglio discutere di Santa Restituta, perché non c’entra niente. Mi verrebbe solo da ridere se qualcuno sostenesse che quella ragazza la raffigura. Quella è una ragazza dai tratti africani, con la pigmentazione più scura delle popolazioni della costa mediterranea del continente africano, con una kefiah (copricapo tradizionale della cultura araba mediorientale) che le copre i capelli. Santa Restituta, nel III secolo non portava quel copricapo. Era cristiana, non musulmana. La figura vorrebbe rappresentare – se teniamo conto del testo e delle preferenze politiche di Jorit – una donna palestinese residente nei territori retti da organizzazioni in guerra con Israele dal 1948. E’ evidente che si è voluta rappresentare una donna di Gaza (territorio che fu egiziano ed oggi è amministrato dai palestinesi di Hamas) o della Giudea e Samaria (territorio che fu giordano ed oggi è in parte amministrato da Israele, che si protegge con un muro, e in parte dai palestinesi di Abu Mazen).

Cosa c’è dietro al disegno, da un punto di vista concettuale? C’è il desiderio di “liberare la Palestina”, una donna con quei segni (cicatrici?) sul volto che cerca il suo riscatto e la libertà dall’oppressione. Penso anche io che le popolazioni di Gaza andrebbero liberate dall’oppessione di quelle organizzazioni terroristiche che governano quella striscia sul mare; queste organizzazioni usano gli ingenti finanziamenti arabi ed europei, non a favore di quella donna e di quelle popolazioni, ma per costruire razzi da lanciare sugli odiati ebrei di Israele. Il concetto espresso è giusto, ma l’oppressore è sbagliato. Questo lo capisce Jorit? Conosce la lunga storia della guerra arabo-israeleiana? O ha solo sentito qualche propagandista antisemita? Su quello che l’opera murale vuole effettivamente trasmettere ho dai dubbi. Ma se fosse odio per Israele e per gli ebrei, c’è da indignarsi. Su questo c’è ancora da dibattere.

* INGEGNERE

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