IL COMMENTO Kvara e don Antonio, storie di fedi tradite

Sono passati alcuni giorni e il polverone mediatico sollevato in occasione della love story ischitana, in pieno stile Uccelli di rovo, sembra essersi placato. Il tempo dello stupore e della comprensione ha lasciato spazio all’accettazione di una circostanza che, in fin dei conti, non è poi così lontana dalla realtà. Il riferimento alla famosa serie televisiva, che circa quarant’anni fa inchiodò milioni di italiani davanti alla televisione, con la morbosa storia di padre Ralph e la bellissima Meggie, è abbastanza scontato ma basta controllare la cronaca di questi anni, per rendersi conto di quanti siano in giro per il mondo, i preti che si innamorano, i sacerdoti che lasciano la tonaca e le donne stregate dal fascino dell’abito talare. Qualche anno fa si parlò del caso di don Riccardo Ceccobelli, parroco di Massa Martana, in Umbria, che durante la messa annunciò ai fedeli di essersi innamorato di una ragazza, una catechista della sua parrocchia.
Quello che è accaduto a Ischia, insomma, non è del tutto anomalo in un mondo in cui la Chiesa interagisce con il mondo reale e anche con quello virtuale, fatto di social, tik tok e piattaforme online, con la stessa nauralezza con la quale un pretuncolo di campagna va a trovare gli anziani del circolo ricreativo. La scelta di vita e di cuore fatta da don Antonio va rispettata, tenendo in considerazione anche l’inevitabile tormento cui il sacerdote è stato certamente sottoposto. Una decisione coraggiosa e rispettosa di un mandato che, evidentemente, non sentiva più di poter assecondare.
Don Antonio è stato più forte di tanti altri preti, che percorrono strade perverse e censurabili, mantenendo il proprio contatto con quella Chiesa che, invece, rinnegano e tradiscono con il proprio comportamento. Inutile addentrarsi in ambiti complicati e storie di violenza e pedofilia. Certo è che si tratta di una realtà inconfutabile. In questi mesi è stato pubblicato un dato allarmante. Secondo uno studio di Rete l’abuso, infatti, negli ultimi decenni sarebbero circa 1.200 i preti coinvolti in molestie sessuali sui minori. E questo solo in base alle denunce, rispetto ad un mondo fatto di ombre e di tante verità ancora sommerse. La scelta di don Antonio di dimettersi dalla sua carica, va nella direzione opposta, in conformità con un ruolo che evidentemente non si sentiva più degno di ricoprire. Il fatto che la donna in questione fosse sposata, stando a quello che raccontano le cronache, è paradossalmente soltanto un dettaglio. Anche in questo caso c’è poco da stupirsi o da rimanere esterrefatti e scandalizzati. Apparterrà alla coscienza dei protagonisti di questa vicenda, fatta anche di tradimenti e abbandoni, assumersi la responsabilità di quanto accaduto. La storia di don Antonio, il prete innamorato, si è verificata stranamente nei giorni in cui un’altra vicenda di “fede” ha riempito le pagine dei giornali. E questa volta parliamo di vacuo football. Cosa c’entrano un campione del calcio e un sacerdote. Che relazione può mai esserci tra la passione per la squadra del cuore e quella, unica e irripetibile, per qualcosa di molto più alto e sacro. Perché mai la storia di don Antonio Scala dovrebbe in qualche modo far pensare al “divorzio”, altrettanto traumatico tra Kvarashelia e il Napoli, dopo un amore durato quasi tre anni, fatto di gol, vittorie, dribbling e di uno storico scudetto? Due mondi così distanti l’uno dall’altro i cui poli si toccano, invece. Perché in entrambi i casi si tratta di un amore ferito, di una fede tradita, una promessa mancata. L’irrazionale amore per il campione che sceglie la gloria dei soldi, gettando alle sue spalle il cuore straziato dei tifosi, che lo hanno osannato per oltre due anni. E dall’altro lato la fuga del sacerdote, che abbandona i propri fedeli e si getta tra le braccia della donna che ama. Storie di amore e di rabbia, di psiche e di avventura, di coraggio e di menzogne, di ubbidienza e di sottomissione. Storie di vita.
DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”