IL COMMENTO La narcosi del “va tutto bene”

DI LUIGI DELLA MONICA
Tutto va bene. Ischia è all’11^ posto della rivista internazionale, fra le mete insulari più visitate al Mondo. Siamo tranquilli, perché un autobus di linea del tipo Ecuador-Panama, oppure un Bombay-Calcutta, è simile al traghetto serale delle ultime cronache locali, che hanno raccontato di una traversata vicina alle due ore e senza aria condizionata. Ma tranquilli, va tutto bene, se un panfilo di 118 metri ha guardato Ischia dall’esterno, come si fa a Fasano (Br) in macchina, senza scendere, per vedere gli animali liberi in regime di cattività e nessuno degli ospiti si è visto mangiare in un ristorante rivierasco, chiedere servizi di lusso da terra, oppure danzare in un locale notturno e volare sui social con milioni di like, come invece accade nella vicina Capri. Il patron di facebook, un quarantenne che si è arricchito sul nichilismo della moderna società occidentale, ormai implosa miseramente su se stessa, è stato simboleggiato da una nave ormeggiata in rada, senza che nessuna Autorità locale, almeno per quello che è dato sapere, gli abbia chiesto un incontro, una intervista, una interlocuzione personale per capire cosa egli possa pensare di noi, di Ischia, del nostro modo di fare turismo. Ormai, l’unità navale è stata avvistata a largo di Ponza e presumo diriga verso l’Argentario, oppure l’arcipelago toscano e non mi meraviglierei se facesse tappa in Sardegna, Portu Palu, dove qualche giorno fa vi era Besos, un altro gigante del web, il secondo o il terzo uomo più ricco del Mondo, che l’anno scorso era stato visto a largo di Procida. All’economia di Ischia non interessa la visita occasionale, ma di essere permeata dall’indotto che genera questa economia del lusso. Le statistiche, le proclamazioni del tutto va bene, non servono a nulla: occorrono i fatti.
Mi trovavo per una brevissima vacanza in Salento, precisamente nell’area sud-est, nel perimetro compreso fra Castro, Tricase e Castrignano del Capo: in mezzo a questi paeselli di brulla campagna pugliese, vi è un luogo denominato Diso, che nemmeno sapevo esistere, che ospitava un ristorantino tipico, silenzioso e raccolto; improvvisamente entravano un gruppo di americani, spuntavano dal nulla. Secondo Voi cari lettori, è meglio una statistica di visite occasionali, di cortesia, oppure una statistica di economia reale? Io non ho mai visto Besos prendere un aperitivo alla riva destra, come fece tante volte Jackie Kennedy, e nemmeno il giovane e brillante Zuckemberg… Mi verrebbe da pensare due cose al riguardo. O nessuno ha avuto il coraggio di contattare l’ufficio stampa di questi magnati telematici, oppure nessuno ci ha pensato. Ebbene, è questo il veleno contro cui non si studiano antidoti: la supponenza, la protervia di credere che tanto ne vengono tanti di turisti e l’uno, vale l’altro, basta che consenta di guadagnare 90 giorni, quello che i poveri fessi sulla terraferma fanno in 11!
E invece no. Besos o Zuckemberg, oltre ad essere fra i primi dieci più ricchi del Mondo, sono certamente pieni di ospiti, paganti e non, pronti ad innondare un territorio di benessere economico: non solo ristorazione, visto che di spiagge non hanno bisogno con i loro solarium a bordo, ma gioielli, ceramiche, vestiti e scarpe, ma certamente terme e ancora terme, che non si possono ricreare in laboratorio. In Salento gli americani vanno per la grande promozione commerciale fatta dall’attore Stanley Tucci, dalla imprenditoria lombardo-veneta, dall’idea di Bruno Vespa di organizzare annualmente un meeting politico-culurale, dai social, dagli influencers e dal passaparola, dall’ultimo G7, per godere di buon cibo e mare cristallino, verde\blu. Qui vi sono alcuni operatori turistici genuini, ruspanti, che ti offrono quello che hanno, ma lo fanno con amore e dignità, non con albagia e presunzione, del tipo che si avverte in alcune parti dell’isola “stai a Ischia, se non ti conviene vattene”: in termini esperenziali, il turismo paga molto di più del servizio intrinsecamente definito di lusso. Sulla torta nunziale del mio matrimonio feci fatica a trovare una pasticciera esperta per assemblare centoquaranta delizie al limone: la incomparabile sig.ra Assuntina con bottega del Perrone, ex dipendente del mega albergo di Lacco Ameno, per cui invito la Prof. Malatesta ad effettuare ricerche.
Ma oggi cari lettori, vi porgo una domanda: sapete dove trovare questa meraviglia della antica pasticceria ischitana? Non mi domando nemmeno più se la ricetta originaria sia nostrana o sorrentina, o caprese, tanto è straziante assistere all’indotto economico che produce il cornetto ischitano, per esempio, nella civile Milano e poi mi accorgo che due turiste torinesi, per altro educatissime e cortesissime, in una mia conversazione con loro, nell’entusiasmo di essere state ad Ischia e nella felicità di averla visitata, perché le cose buone comunque ci sono da raccontare, mi riferivano che nella loro città non si trovava l’amaro alla rucola ischitano. Ho udito come un salentino di Spongano (Le), piccolo paesino adiacente a Diso e credetemi pieno di v.i.p. nel più rigoroso anonimato, in italiano sicuramente corretto, ma essenziale ed elementare, spiegava con orgoglio, ansia da prestazione e tanta emozione il suo semifreddo gelato tipicamente al caramello ed alla marmellata di fichi, con ricetta proveniente da sua nonna. Il Salento è in ritardo rispetto ad Ischia di 40 anni, ma la sta superando di almeno 20 anni, perché la seconda è ancora rimasta al 72 giri che ruota intorno al passato glorioso, ma che non riesce a tornare. Il 2023 è stato un episodio negativo in termini di presenze, ma il 2024 sta mostrando segni di omologia con il precedente e nessuno pensa che sia arrivato il momento di unirsi per affrontare il problema a viso aperto. 37 crateri attivi impongono alleanze tecnico-commerciali, consorzi e conferenze di servizi, non più improvvisazione, perché, a seconda della scuola di economia politica che si voglia sposare, non si può pensare che solo l’offerta determini la domanda.
In un articolo dello scorso anno parlavo della riva destra, dei turisti che si studiavano meticolosamente il menù prima di sedersi. Bene, io stesso circa 10 giorni fa, durante il festival di Michelangelo Messina, ho visto una coppia di anglosassoni iniziare dal primo ristorante di Ischia Ponte a scannerizzare il menù e poi vederli sedere, dopo aver effettuato questa pratica per più di un altro concorrente, nel sito a più basso prezzo esibito nella locandina. Ancora, ho veduto con questi occhi, prezzari dei lettini ed ombrelloni sui lidi salentini con aumento in progressione da maggio ad agosto, per poi scendere a settembre: sin qui nulla di nuovo o diverso da Ischia, salvo che questa esposizione a volte non avviene, oppure si irradia anche sui menù della ristorazione. Ischia è molto più facile da raggiungere: 16 miglia marine dal capoluogo e due porti in entrata ed uscita, con aeroporto e treni alta velocità; il profondo Salento dista 500 km da Roma, ma percorre in alta velocità un tempo di sette ore e mezza, a fronte degli scarsi 50minuti Roma-Napoli. Tuttavia, il Salento è stracolmo di presenze, incontro domanda ed offerta turistica, in costante decollo mediatico e culturale. Hanno stampato un giornalino gratuito, dove giorno per giorno, il turista sa quale paesino organizza un evento, così da poter giostrare l’agenda in modo coerente ed armonioso con le proprie aspettative. La prima cosa che si avverte sbarcando sull’isola è contrattare con il taxista la tariffa per una tratta e vedersi quasi schivato per il dirigersi verso lo stazionamento autobus, dove manca del tutto un infopoint multilingue e si procede a chiedere a destra e manca l’ubicazione del proprio hotel. Ischia deve decidere da che parte stare: dalla sua crescita o dalla sua rovina, ma non servono le statistiche per autocelebrarsi, perché il 2022, eccettuato il tremendo lutto dell’alluvione, non tornerà più. Uniti si vince, divisi si perde senza ritorno.
* AVVOCATO