LE OPINIONI

IL COMMENTO La Nazione: che cos’è?

DI GIUSEPPE LUONGO

Il titolo di una conversazione tenuta da Ernest Renan alla Sorbona l’11 marzo 1882 mi ha incuriosito, pensando ai modelli delle società umane e a quanto accade attualmente intorno a noi, conservando lo stesso obiettivo di Renan, attualizzandolo alle nostre condizioni, secondo le mie modeste competenze rispetto al famoso filosofo francese. In Italia la Nazione ha suscitato per il passato forti entusiasmi con il Risorgimento quando si è realizzata l’unità del Paese e nel corso del secolo scorso, quando si affermò il fascismo e di recente appare suscitare entusiasmi in parte della popolazione della Penisola, affidando ai rappresentanti il governo del Paese. Stupisce che il nazionalismo possa generare tanta energia nei singoli e in una comunità, e cosa suscita tanto entusiasmo in questi. Viene meno la comprensione di quale sia la causa di ciò, nella misura in cui la nazione è un’idea che si è sviluppata in Europa a partire dal XVII secolo con le rivoluzioni inglesi del 1644 e 1688, alle quali è seguita nel 1776 la dichiarazione d’indipendenza americana e, ancora, in Europa con la Rivoluzione francese che trasferisce la sovranità del re alla nazione nel 1791. A queste esperienze possiamo aggiungere anche l’unificazione dell’Italia nel 1861. La nazione è, quindi, un’idea relativamente recente. Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815 e il crollo dell’impero napoleonico raggiunsero la sovranità in quel secolo sette nazioni e nel secolo successivo, fino alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, raggiunsero l’indipendenza politica altre 25 nazioni. Oggi l’ONU annovera 193 membri.Paesi, minoranze etniche, popolazioni aspirano all’indipendenza, richiamandosi alla loro nazione. Nuovi conflitti emergono come guerre di liberazione o guerriglia urbana con l’obiettivo della destabilizzazione del potere dominante.

C’è un parallelismo tra il nazionalismo in Europa nel XIX secolo con la formazione degli stati europei e il suo sviluppo recente nelle aree di decolonizzazione. Processo opposto si registra con la scissione dei complessi nazionali più vasti. Questi e le grandi nazioni sono il risultato di conquiste e di annessioni territoriali. Potremmo condividere con Louis Snyder il concetto di “paradossi del nazionalismo”, in quanto vi sono popoli che si ribellano appellandosi al nazionalismo per la loro indipendenza, altri negano tali diritti ai popoli che si trovano sotto il loro dominio. Il fenomeno è molto diffuso. Oggi in Italia al governo vi sono forze politiche che mostrano obiettivi diversi, o almeno sono tali riferendosi alle loro storie. Infatti, si registrano tutte le posizioni; una forza si appella al nazionalismo per scelta storica della sua fondazione, un’altra ha avuto vibrazioni sia indipendentiste che nazionaliste, una terza appare più possibilista per la posizione politica più centrista. Manca, o almeno così appare dalle dichiarazioni ufficiali, una posizione univoca delle forze politiche che concorrono al governo dell’Italia, riferendosi all’indirizzo politico della Unione Europea. Il punto centrale sono i poteri degli stati membri da cedere all’Unione e quindi l’indirizzo politico sovranazionale.

Vi sono altri paradossi, difficili da circoscrivere, che aumentano la complessità del governo del territorio. Innanzitutto, sono i limiti amministrativi e politici a rendere difficile una politica della sicurezza del territorio, in quanto raramente tali limiticorrispondono. Spesso questa condizione si traduce in incremento delle norme da rispettare quando si interviene sul territorio. Un fiume attraversa più comuni, regioni e nazioni; un terremoto di grande energia investe vasti territori, superando limiti amministrativi e nazionali e così per altri fenomeni naturali. Esistono, tuttavia, organizzazioni internazionali che consentono di superare parte delle difficoltà segnalate, ma quando la parcellizzazione è sviluppata fino alle dimensioni dei comuni i tempi degli interventi si dilatano e spesso mancano di univocità e in parte di efficacia. Quando non esistono barriere culturali ed esiste l’integrazione economica, non possono le separazioni politiche produrre barriere con i nazionalismi e ancor più elevato è il paradosso quando il territorio omogeneo per storia civile e naturale si suddivide in particelle per un concetto di autonomia comunale divenuto antistorico.

Nelle condizioni attuali dell’isola d’Ischia, sia per la necessità di una rapida ripresa delle condizioni fisiche del territorio dopo le recenti catastrofi delle alluvioni e del sisma del 2017 e quella di dare un nuovo impulso allo sviluppo, secondo i dettami della sostenibilità come divulgata nell’ambito della Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro del 1992: “ Lo sviluppo sostenibile ci permette di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali senza compromettere i bisogni delle generazioni future”. Per raggiungere un tale obiettivo Economia e Società devono essere strettamente correlate e interdipendenti con l’Ambiente.

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