IL COMMENTO La Politica è conservazione, la Scienza è rivoluzione

DI GIUSEPPE LUONGO
La storia dell’umanità mostra che chi detiene il potere non ha compreso che non è in grado di costruire il futuro, al più governa il presente e ritiene di poter conservare lo stato esistente. L’avversario più potente di questa politica sono la natura e l’esigenza di sopravvivenza dell’uomo. La politica ritiene di poter controllare la curiosità dell’uomo e il suo desiderio di migliorare le condizioni di vita. Il pensiero espresso dalla Filosofia e dalla Scienza preannuncia il cambiamento che attraversa l’umanità, interpretandolo e fornendo una rappresentazione del nuovo mondo ancora ignoto. La ricerca per il cambiamento che superi uno stato di stallo socio economico, che si viene realizzando sia per condizioni naturali che sociali globali, in mancanza di certezze per il potere dominante, non può avvenire con il suo consenso perché il nuovo investe anche il potere, cambiando regole e protagonisti. Il passato può chiudersi con un processo rivoluzionario lento, oppure violento, perché il vertice del potere non lo accetta e non lo vede arrivare, eppure il nuovo che avanza è percepito dalle masse, rese sensibili dalle sofferenze o dai disagi e dal desiderio del cambiamento. Quando mancano le rivoluzioni le trasformazioni possono avvenire con le guerre e la successiva ricostruzione rinnova anche la Politica, dando inizio ad un nuovo periodo della storia della comunità. L’esigenza al cambiamento è dettata dalla necessità di sopravvivere non solo alla mancanza di risorse, ma anche per una più efficace organizzazione della difesa del territorio e dei beni comuni dalle catastrofi naturali,avvertita dopo l’esperienza di un disastro e delle difficoltà della ripresa economica. In questi casi non è la politica a dettare le scelte per il futuro, bensì la Scienza dei visionari, messi da parte dal potere dominante, capace di comprendere le cause del fenomeno e di proporre la soluzione per la ripresa. Tutto ciò annulla il vecchio mondo e ne propone uno nuovo, partendo da esigenze delle comunità esposte. Così l’umanità si evolve a salti con le rivoluzioni scientifiche e chi detiene il potere deve adattarsi al nuovo, proponendo ancora una volta un modello perché possa conservarlo,con relativa stagnazione della ricerca e del pensiero filosofico.
Questo è lo scenario che gli eventi storici consentono di costruire. Infatti, il modello della comunità globale si sviluppa secondo il progresso della conoscenza prodotto dalla ricerca scientifica, al quale si riferisce la politica dei governi, siano essi democratici, democrature, o dittature, nonostante le finalità, profondamente diversificate degli stessi, in termini di partecipazione della comunità. I politici più sprovveduti in regimi democratici sottovalutano il ruolo della Scienza, in altriè sottoposta e ritenuta utilizzabile a piacimento e gli scienziati incapaci di comprendere le necessità della politica. La Scienza, però, costruisce un percorso inarrestabile mentre la politica ingessata non governa il nuovo mondo, secondo obiettivi universalmente condivisi. Così si registra la mancata alleanza tra la buona Politica e la Scienza, separate da un solco che è sempre più una voragine.Ora, in un clima di confusione globale, sempre più complesso, si rischia che i risultati della speculazione scientifica divengano la forza di punta per il capitalismo sfrenato o tecno-turbocapitalismo, come quello che ha generato la crisi economica mondiale nel 2008 e si prepara a un salto di qualità investendo non solo il nostro pianeta ma anche i corpi celesti più vicini alla Terra. Questa scelta con risultati attesi in un futuro non prossimo è utilizzata per rendere chi detiene la tecnologia più avanzata, dominatoredel mondo. Si tratta di un modello di potere già visto che si differenzia dal passato solo per le dimensioni e l’entità degli effetti.Nella realtà attuale registriamo la corsa alla conquista dello spazio che produce un’accelerazione dell’evoluzione delle tecnologie e, in particolare dei mezzi per la navigazione nello spazio, da rendere potenti oltre misura i gestori di queste risorse, senza il contropotere della conoscenza diffusa delle popolazioni, capace di evitare una dittatura globale della tecnologia. Se l’attenzione del potere si spostasse su altri pianeti, come dichiarano i nuovi tecnologi promotori dell’Intelligenza Artificiale, la Terra potrebbe essere abbandonata al suo destino, evitando di mettere in atto le contromisure per evitare i cataclismi ambientali, camuffate da scelte ecologiste. Spero che non sia così, ma temo che sia questa la strada imboccatae l’evoluzione della fisica atomica nella strategia nucleare dopo le bombe atomiche lanciate sul Giappone nel 1945 è una prova drammatica per temere il futuro.