LE OPINIONI

IL COMMENTO La prospettiva di efficienza dei servizi pubblici sull’isola

DI LUIGI DELLA MONICA

Un dato che inorgoglisce, ma angustia allo stesso tempo, è la densità demografica isolana, che ci paragona a città capoluogo di Provincia di medie dimensioni (L’Aquila, Potenza, Viterbo, Trapani, Cosenza). L’omologia precipita nel vuoto, allorquando siamo sorpresi, nel periodo tardo autunnale o sovente agli albori della primavera, da simili mareggiate: l’isola si isola dal resto del Mondo e piomba nei suoi disagi strutturali. Fino a circa 25 anni or sono, a partire dalla seconda decade di settembre tutto chiudeva e si preparava per il giugno dell’anno successivo, ma ormai i sei comuni insulari presentano un fenomeno di immigrazione costante, anche se molti giovani talvolta lasciano la terra natìa per maggiori sicurezze in terra ferma. Oggi la vita durante il mare in tempesta ha il suo fascino, il suo sapore di lockdown indotto non dall’epidemia Covid 19, ma dal meteo semi-apocalittico. Eppure i citati capoluoghi di Provincia non si fermano innanzi ai predetti agenti atmosferici, perché non si trovano in mezzo al mare.

Non voglio peccare di ossessività affermando che il disagio della insularità come riforma costituzionale sia una pietra miliare per lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di vita in Ischia e negli altri cinque comuni, ma sicuramente la cittadinanza, senza delegare e scindere da sé il pensiero ai politici, che non si perde occasione di criticare a sproposito senza ragion veduta e senso di realtà, dovrà iniziare a meditare il cambiamento e la progettualità di riforma al legislatore nazionale ordinario. Non si potrà attendere che dalla terraferma ci elaborino i piani dei servizi pubblici, giacché proprio le logiche di palazzo ci vorrebbero sottrarre la Sede Distaccata del Tribunale. Ancora per quanto riguarda la sanità, nessuno ha pensato che con il pensionamento di circa 35mila medici in Italia, forse Ischia ne pagherà un prezzo altissimo, in termini di medicina territoriale? La conseguenza più dura è proprio il disagio della insularità. 68 mila abitanti dovranno assolutamente ricevere assistenza di medicina di base, specialistica e di alto profilo nell’Ospedale “A. Rizzoli”. Durante queste mareggiate così violente è naturale che parte dell’organico sia rimasto a terra, fra Napoli e Pozzuoli, ma non è arrivato il momento di pensare ad un progetto di legge che agevoli gli impiegati pubblici ad erogare prestazioni lavorative in pieno benessere psico-fisico ed economico sull’isola? Per arrivare a ciò bisogna elaborare progetti.

Leggevo, ad esempio, un’idea del segretario regionale UIL FPL sanità e III settore, dott. Raffaele Pisani, medico del 118 della Basilicata, che proponeva di ridurre le dimensioni delle unità mobili di pronto soccorso dai furgoni alle autovetture. Mi domando per quale motivo l’isola intenda emulare la terra ferma con le proporzioni delle attuali unità e non stia pensando di presentare progetti all’Asl Na2 oppure al 118 Campania per un disegno di legge atto alla omologazione delle auto elettriche adibite ad autoambulanza, rifornite con colonnine elettriche alimentate da pannelli solari. Il vantaggio consisterebbe nell’avere in dotazione più mezzi di soccorso, maggiori sanitari d’urgenza ed una più alta probabilità di salvare vite umane, con veicoli versatili ed adattabili alle dimensioni ridotte di alcune strade interne dell’isola. Mi domando l’arcano mistero che impedisce ai medici che vogliano stabilirsi sull’isola, per effettuare il proprio servizio in serenità familiare e personale, di godere di alloggi di servizio a fitti agevolati come accade per il personale militare o di polizia e lo stesso dicasi per i Magistrati.

Invero, a tali progetti di legge, si contrappone la scure della Corte dei Conti e della spending review, ma se al legislatore romano si porta l’esempio degli ultimi due giorni, per cui medici, magistrati ed insegnanti, come altri tecnici qualificati, sono rimasti a terra, all’imbarcadero di Pozzuoli e di Napoli, certamente non si può altrettanto controbattere che, al pari della tempesta, le sofferenze che alleviano i medici ovvero altri servizi essenziali siano cessati, come ad esempio la distribuzione dei giornali, il rifornimento dei carburanti oppure il trasporto dei beni di prima necessità, come latte, olio ed altri generi alimentari o medicinali salvavita. Alla fine scopriamo che le farmacie talvolta sono in difficoltà finanziarie proprio sull’isola e l’idea che un docente, il quale guadagna una media di 1.500 euro al mese, a differenza di un poliziotto e\o militare che si attesta sui 1.300 euro, pur garantendo quest’ultimo un servizio altrettanto preziosissimo nella comunità, trovasi avvantaggiato leggermente perché può fruire dell’alloggio, che è precluso a medici, infermieri, magistrati, cancellieri, insegnanti e perché no, anche farmacisti.

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La conseguenza è una fuga massiva e sistematica di questi professionisti di settore dall’isola, con notevole disagio per la comunità locale.

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Ecco il nodo cruciale della occasione storica della riforma costituzionale della insularità: Ischia come isola minore più popolosa di Italia deve porsi come caposaldo e capofila per elaborare progetti di allineamento delle condizioni di vita in mezzo al mare con quelle del continente. Tutto ciò non può piovere dal cielo o dalla terra all’orizzonte, ma essere iniziativa autoctona degli isolani. La Provincia Autonoma di Bolzano, per fare un esempio, in 75 anni di Repubblica Italiana ha colmato i disagi geomorfologici montani, garantendo servizi ferroviari, sanitari e trasporti degni di una capitale europea. Ischia dovrà autodeterminare il proprio destino e rendersi non più disgraziata come sede di lavoro, ma privilegiata ed amena. Per far questo bisogna mettere a frutto le capacità intellettuali, non credere che tutto sbarchi dal continente, come “ogni anno viene la stagione che porta i turisti”. È ora di cambiare da soli.

* AVVOCATO

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Pasquale Giardino

Vallo a spiegare ai tanti che fittano casa “fino a giugno”.

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