LE OPINIONI

IL COMMENTO La ricerca è la via per la felicità?

DI GIUSEPPE LUONGO

La civiltà occidentale è debitrice verso i Greci del metodo scientifico e più in generale del pensiero filosofico. Apprendiamo dai Greci anche la natura della felicità, ritenuta connaturata all’uomo. Per i socratici la felicità è virtù, per Aristotele ed Epicuro è perfezione attraverso l’attività razionale. Con il Rinascimento e poi con l’Illuminismo e l’Utilitarismo dal desiderio naturale della felicità dell’uomo si è provato a trarre il principio fondamentale della norma morale. Kant si opporrà a questo valore della felicità, che è ritenuta azione morale solo se compiuta per dovere. Se la felicità si raggiungesse attraverso l’attività razionale e questa caratterizzebbe il metodo scientifico, allora la felicità si può raggiungere attraverso la ricerca. Nei giorni della triste scomparsa di Papa Bergoglio (Franciscus) si è discusso di cosa sia la felicità e si è ricordato che per il Papa la felicità è “essere” e non “avere”. Come abbiamo visto la felicità è oggetto di discussione tra i filosofi, io non sono un filosofo, ma un ricercatore che sviluppa un’attività razionale e dovrei poter raggiungere la felicità secondo i filosofi greci.

Ritengo che la felicità sia essere in equilibrio con l’ambiente, conoscere l’ambiente nel quale si vive e si opera, ambiente fisico e ambiente antropizzato. La felicità è vivere, l’infelice non vive, non si apre al mondo, è limitato nei suoi obiettivi. Su questo tema è interessante osservare l’espressione felice di un bimbo quando apprende e lo mostra con gli occhi e l’espressione gioiosa del viso. Egli esplora per conoscere e cresce conoscendo il mondo nel quale è immerso e che si amplia a dismisura; più esplora, più conosce e più è felice. Nella direzione opposta vi è l’adulto che non mostra più alcuna curiosità per il mondo in cui è immerso; egli crede di conoscere il mondo, ma la sua tristezza è palese nei comportamenti e nella mancanza di attenzione verso ciò che risulta il prodotto immateriale, per l’azione delle leggi della natura e di quella del genio umano. La parola <genio> deriva dalla stessa radice della parola <gene>. Può bastare questo a farci attribuire genialità nell’uomo ai suoi geni? Per la felicità esistono molti livelli individuali, dalla semplice predisposizione per qualcosa, al talento, al genio. Per la felicità la condizione ottimale è la creatività, punto di incontro di arte e scienza.

L’uomo è felice quando raggiunge un obiettivo, sia esso materiale o immateriale. L’effetto in entrambe le condizioni è, quindi, immateriale. L’obiettivo è funzione della cultura dell’operatore. Così un contadino, un pescatore sono felici quando ottengono un risultato concreto con il prodotto cresciuto nel terreno per il contadino, come era nei suoi progetti, e con la pesca abbondante e ricca per il pescatore. Entrambi si basano su esperienze a lungo acquisite operando da giovani con i più esperti. Un discorso a parte merita l’artigiano che opera in un settore nel quale il proprio contributo immateriale è spesso elevato, che concretizza con la sua abilità. L’introduzione della tecnologia ha reso questi operatori meno padroni del loro mezzo di produzione, l’ambiente. Più che guidare sono guidati dalla tecnologia. Purtroppo, questa condizione è diffusa ancor più nelle giovani generazioni, che perdono sempre più la loro inventiva e aumenta l’alienazione. Nascono i Parchi Naturalistici per la conservazione di tipologie ambientali in progressiva cancellazione, specie nel continente americano, in seguito allo sfruttamento delle risorse naturali e la diffusione dei nuovi insediamenti accompagnati da opere ingegneristiche ad alto impatto ambientale. Questa filosofia della riserva si diffonde anche tra gli antropologi con la Riserva Indiana in America del Nord e nei Musei di Antropologia in Europa, secondo il percorso culturale dello studio dei parametri fisici delle popolazioni. Questa scelta è stata respinta con l’esito della Seconda Guerra Mondiale, evitiamo di costruire nuove riserve e scegliamo oggi un percorso che mette insieme Natura, Progresso e Sviluppo.

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