LE OPINIONI

IL COMMENTO La sicurezza come imperativo categorico

DI LUIGI DELLA MONICA

Da qualche tempo meditavo di scrivere una ammonizione alla moderazione e prudenza nell’utilizzo dei mezzi nautici ai diportisti, quelli della domenica e della settimana, neofiti ed esperti. Quest’anno le cronache isolane fortunatamente non ci hanno “regalato” notizie di imprese temerarie e sgradite di scorribande dei genitori che mettevano il timone in mano ai bambini a largo del nostro mare. Ma i miei sfortunati occhi continuano a vedere grosse unità ormeggiarsi nel “Regno di Nettuno”, incuranti della fonda dell’ancora sulle praterie di posidonia, e perfino – mi raccontava Ida, la moglie di Luca Vittozzi lo spremutaro – un panfilo targato Roma, quindi proveniente dal compartimento marittimo di Fiumicino, dove si trova Mari.Coge.Cap. il Comando Generale delle Capitenierie di Porto per intenderci, distante circa 90 miglia marine, al rimprovero verbale di una signora, bagnante sugli scogli di Via Ponte Aragonese, replicava:-“E che ce so’ inaqua, e reperti de mi nonno”? 

Cosa deducono i lettori da questo episodio. Vi lascio liberi di ogni riflessione. Io semplicemente ci vedo una coscienza collettiva fino a Roma, che ad Ischia tutto è lecito e permesso, mentre si sa che puntando la prora verso Capri, Sorrento o la Costiera sono dolori di tasca e di pancia! Per trovare una metafora cinematografica, sembra quasi il duetto fra Ennio Fantastichini e Silvio Orlando, sull’isola di Ventotene, (Ferie d’Agosto 1994) quando un oriundo napoletano della sinistra radical milanese disprezzava la famiglia medio borghese romana che amava l’opulenza ed il progresso del 20esimo secolo al prezzo di calpestare uomini extracomunitari ed ecosostenibilità dell’ambiente marino. La drammaticità dell’episodio risiede nel fatto che, dato l’odierno carico fiscale in Italia vicino alla repubblica nordcoreana – passatemi il paradosso, ma in termini di quantità di prelievo ai cittadini e di restituzione in termini di qualità della vita pubblica lo Stato italiano di matrice catto-comunista ha ormai fallito – Le persone aventi la capacità reddituale di percorrere su di un panfilo di circa 20 metri da Fiumicino a Ischia sono dei vergognosi ignoranti non curanti dell’ambiente marino che è il primo imperativo categorico, la prima norma consuetudinaria: rispetta il mare che ti ospita e non devastarne la flora e la fauna subacquea, oltre all’area archeologica sottostante. Siamo vittima di peones del mare che navigano soltanto con lo spirito recondito della predazione della natura circostante.

Eppure la nostra isola è piena di enti rievocanti il mare: Regno di Nettuno, come sopra, Ischia Risorsa Mare, la stazione geologica Anton Dhorn…, ma non si riesce a prevenire eventi come quelli su narrati, che per eradicare la ignoranza della frase di replica dell’armatore alla signora meriterebbero la confisca e la destinazione perpetua della imbarcazione alla educazione dei giovani al mare. Mi rendo conto che è mera utopia e frutto di una mia elucubrazione anacronistica ed avulsa dalla realtà. Ma noi isolani uomini di mare dobbiamo assolutamente prendere posizione sulla costante evasione fiscale dei tender dei mega yacht che ormeggiano in rada e quantomeno eludono la tassa di soggiorno ai comuni rivieraschi, per non parlare della tassa di stazionamento. La DELIBERAZIONE Corte dei Conti n.20.2021 approvavala relazione avente a oggetto “La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi” individuando, fra l’altro, la circostanza che “la separazione tra le competenze degli enti locali nel rilascio delle concessioni e la diretta attribuzione delle risorse che ne derivano, riservata allo Stato, ha determinato una serie di criticità relative all’efficace gestione del demanio marittimo turistico- ricreativo, incidendo negativamente sul livello delle entrate e sul loro controllo. Peraltro, il “SID – Il Portale del mare”, così come previsto, con nuovi strumenti di rilevazione fotografica e cartografica a causa dell’eccessiva onerosità dell’intervento non è ancora operativo. 

Tutto risale alla Legge Costituzionale n.3.2001, quella stessa che ci ha creato 20 sanità pubbliche regionali concorrenti fra loro, talvolta anche provinciali, per cui il demanio marittimo regionale è passato ai comuni, che a loro buon cuore decidono o meno di regolamentare. Quindi, risulterebbe, a meno che alcuno non mi smentisca ufficialmente che le unità navali di lusso, ormeggiate comodamente a largo di Cartaromana, come di Citara, dei Maronti o di Cava Grado siano ormeggiate gratuitamente, a sbafo dei contribuenti delle comunità rivierasche e, almeno per Ischia Ponte come visto dai miei occhi, i tender sbarcano passeggeri liberamente e senza pagare la tassa di soggiorno. Questa mancanza di sistemi intercettatori delle infrazioni al Codice della Navigazione, sicuramente dovute ai tagli della “spendigrewew” del bocconiano Prof. Sen. Mario Monti al Comando Generale delle Capitanerie di Porto, che costituiscono un’articolazione complessa, sottoposta tanto alla vigilanza del MIT, quanto al Ministero della Difesa, il quale non è dotato di adeguati mezzi nautici e personale atto a vigilare ben 6.000 km di coste italiane e nel caso di Ischia 44 km di periplo insulare, ingenera uno stato di illegalità diffusa per mare.

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La stessa incertezza repressiva che ha potuto indurre la mente del trentenne nocchiere della imbarcazione charter a largo di Amalfi, almeno stando alle dichiarazioni rese ai media televisivi nazionali, a viaggiare a circa 20 nodi e magari non curarsi che bere un cicchetto di troppo, oppure assumere una sostanza psicotropa, non lo avrebbero esposto al rischio di impattare con un’altra unità magari più grande, financo a provocare la morte della propria cliente. Sicuramente la repressione severa e draconiana non è mai la soluzione, la panacea di tutti i mali, ma costituisce un mero palliativo, perché le statistiche dimostrano che è più incisiva ed applicata una norma condivisa e sentita dalla comunità come necessaria, piuttosto di una imposta con gli strumenti sanzionatori tu cur.La prova di quanto affermo, la rintracciamo nelle ultime ore, in cui Ischia piange un altro morto sulla strada, la stessa area comunale, non propriamente lo stesso luogo, ove è vigente la disciplina degli autovelox. Il mare è una cosa seria, come la strada, ma l’alternativa è costituita soltanto dalla educazione della comunità allo sviluppo ecosostenibile.

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Quest’ultimo è condizione essenziale ed ineludibile per accedere ai fondi del PNRR, ma una delle isole più popolate del Mediterraneo non può sottrarsi al compito di educazione civica alla cultura del rispetto del mare e delle strade insulari interne.

Basta girarsi dall’altra parte. Dobbiamo fare come la signora sul pontile aragonese ed avere il coraggio di ammonire il trasgressore forestiero, come anche quello indigeno, mentre noi giornalisti denunciare socialmente e storicamente l’esigenza di non dimenticare e non tacere, allorquando si afferma che la la disciplina della fruizione del mare deve essere potenziata e rinnovata, come quella delle strade terrestri deve essere decongestionata dal numero eccessivo di veicoli.

* AVVOCATO

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