LE OPINIONI

IL COMMENTO La sicurezza e l’agibilità dei trasporti

DI LUIGI DELLA MONICA

In queste settimane la nostra testata ha riportato in maniera febbrile un susseguirsi di opinioni, dibattiti e polemiche sulla dolorosa tematica della mobilità, intesa sia come trasporto navale, sia automobilistico su gomma. In questo articolo mi occuperò dapprima delle vie del mare. Autorevoli esperti di mare hanno sentenziato che la colpa del se i passeggeri e le merci affrontano difficili condizioni meteo marine, nel transito sui mezzi nautici destinati al collegamento marittimo dalla terraferma sulle isole del Golfo, talvolta dovrebbe essere ascritta ai singoli comandanti, che avrebbero il dovere ineluttabile di consultare le previsioni e gli avvisi ai naviganti dell’Aeronautica Militare ed anche alla Capitaneria di Porto che di norma non informerebbe adeguatamente gli stessi natanti (cit Teleischia cap. Cesare Ferrandino). Chi vi scrive, nella prima metà degli anni ‘90, ricorda che il gruppo Tirrenia fu tra le poche aziende di Stato ad uscire immune dalla bufera di “Tangentopoli” e varò per la tratta Napoli-Procida\Ischia e Napoli\Capri le Motonavi Veloci, mono carenate, che in appena 55 minuti con automezzi e passeggeri percorrevano le 16 miglia marine da Porta di Massa a Ischia Porto, senza eccessivi rollii almeno fino a quando il mare arrivava a forza 3; sempre nello stesso periodo varò una motonave ro\ro gemelle delle precedenti Naiade, Quirino e Driade, che risalivano al 1980.

Oggi assistiamo all’avanguardia del gruppo Alilauro, che tra poco farà viaggiare una delle prime imbarcazioni green ad impulso elettrico. In un mio articolo precedente, ho già ribadito un vecchio adagio, fra gli uomini di mare, “o mare ce piace o’ ttuost” – il mare ama il duro: la natura non conosce tecnologia navale super avanzata che non sappia neutralizzare o eliminare con la sua forza brutale. Pertanto, a mio sommesso avviso, credo che la problematica dell’attraversamento delle rotte da e per le isole sia carente da un punto di vista strutturale, a più ampio raggio, legislativo e logistico. Nessuno mi venga raccontare che l’armamento di una imbarcazione di stazza lorda superiore alle 500tn sia un investimento economico di poco conto, che, parametrato al numero esiguo di passeggeri durante la stagione tipicamente battuta dalle tempeste di libeccio e di scirocco, che sono i flutti più temibili, nel mese di marzo e di novembre, accanto alla rare ma violentissime azioni del grecale nel mese di gennaio, diviene sproporzionato come sacrificio finanziario rispetto agli utili di impresa. D’altro canto, le tratte regionali messe a concorso, in regime di concessione, sono essenziali per la fruibilità dei servizi essenziali dei cittadini isolani, allo scopo di garantire la tanto agognata continuità e prossimità alla terraferma. In altri termini, l’offerta della Regione Campania è elevatissima, ma non sempre si trova riscontro da parte degli armatori, quanto a forza operativa e qualità dei mezzi nautici: con ciò non sto assolutamente affermando, me ne guarderei bene, che le attuali imbarcazioni non siano idonee a standard di legalità.

Voglio soltanto significare che un’isola come Ischia che si ostina a ragion veduta a volersi proclamare patrimonio dell’UNESCO, per cui anela a candidarsi meta di turismo mondiale per dodici mesi all’anno, deve invocare una legislazione speciale, che le consenta una compartecipazione pubblica europea al finanziamento delle società di armamento di trasporto marittimo locale, per assicurarsi natanti confortevoli e competitivi dal punto di vista dell’amenità del viaggio. La stessa CareMar fu destinataria di un provvedimento della Commissione Europea, che negli anni ‘10 sanzionò una posizione dominante abusiva della concorrenza con gli altri armatori privati e mi consta che il gruppo Tirrenia sia stato anche di recente nel mirino dei Sommi Ispettori europei. Forse Ischia potrebbe candidarsi da portavoce nel Mediterraneo della riforma degli aiuti di Stato delle società di armamento destinate al trasporto pubblico locale. Non si tratta di una involuzione e di un ritorno al passato, ma di una amara ed inconfutabile constatazione che la forte onerosità economica del trasporto marittimo non è adeguatamente compensata dal riempimento a pieno regime della tabella di armamento del numero massimo previsto di passeggeri ed automezzi, in alcuni periodi dell’anno. Ciò ha determinato una molteplicità di effetti a cascata sulla amenità del trasporto marittimo in termini strutturali: gli armatori concorrenti alle tratte messe in concessione dalla Regione, non sempre riescono a garantire standard ottimali di confortevolezza ai passeggeri, perché gli oneri economici sono elevatissimi in alcuni periodi dell’anno, proprio quando le stagioni turistiche sono quiescenti. Il perché di una legge speciale per l’Italia, che estenderei a tutto il Mediterraneo, in termini di collegamento marittimo delle realtà insulari di piccole dimensioni, mediante il ripristino degli aiuti di Stato alle società di armamento, risiede nella circostanza che il collegamento marittimo è strumento essenziale di rimozione di un ostacolo di ordine materiale alla uguaglianza dei cittadini isolani rispetto a quelli della terraferma (art.3 Cost.); è esplicazione della libertà positiva di locomozione, domicilio, corrispondenza, opinione dei medesimi (art. 15, 16, 21 Cost.) di cui tanto in “no vax” si sono riempiti la bocca. Gli aiuti di Stato non sarebbero un illecito in termini di diritto finanziario europeo, poiché strutturati a creare una continuità territoriale in termini tecnologici fra le isole minori e la terraferma. Viviamo il paradosso che le ONG che pattugliano il Mediterraneo centro-meridionale a largo di Lampedusa sono dotate di mezzi nautici all’avanguardia, che consentono di affrontare in condizioni di sicurezza eventi naturali particolarmente difficili, mentre nel Golfo di Napoli viaggiano imbarcazioni sicure, ma destinate agli stomaci allenati in alcune situazioni.

Dissento da passeggero, non certo da uomo di mare, perché non sono titolato per controreplicare ad esperti del settore, che affrontare il mare possa dipendere dalla temerarietà dei comandanti e\o dalla scarsa cooperazione delle Autorità Marittime a monitorare le effettive condizioni del mare. Mi è capitato di affrontare traversate un po’ complesse, ma ho sempre ricevuto impressione che il conduttore in plancia di comando ed i marinai di bordo fossero sempre altamente qualificati e sereni nell’assistere i passeggeri; pur tuttavia, soltanto l’alta tecnologia logistica dei mezzi nautici può ridurre il disagio nell’effettuare tali esperienze. In tal senso, se l’armatore privato intercetta l’alta domanda di servizi marittimi, integrando una deficienza operativa del Soggetto pubblico, da questo deve essere sostenuto, poiché il trasporto marittimo è una attività particolarmente delicata per la vita del Paese. Di contro, l’armatore privato deve essere incentivato a investire in mezzi nautici di alta qualità per il confort e l’amenità della vita a bordo per quelle persone che occasionalmente vivono il mare, non per motivi professionali strettamente. Viceversa, i lavoratori pendolari, che sono il cardine su cui si basa l’alto standard di vita dei cittadini isolani stanziali, che adottano il trasporto su acqua 12 mesi all’anno, devono essere posti in condizione di fruibilità, tali da non dover aggiungere allo stress lavorativo il disagio di un viaggio difficile e rischioso, ovvero fortemente disagiato. Ancora, da semplice osservatore ed ascoltatore delle sale operative della Capitaneria di Porto, in quanto fui durante il servizio di leva marinaio in Guardia Costiera, ricordo che vi era un costante contatto radio con i Comandanti di LC della marineria civile per monitorare le condizioni del mare, per cui sono scettico circa il mancato avviso di pericolo specifico. Ritengo che l’unico mezzo adottabile possa essere il lancio di droni di matrice militare, idonei a resistere a raffiche di vento particolarmente forti, per osservare le dimensioni del moto ondoso; oppure installare boe di rilevamento piezometrico, che consentono di monitorare l’altezza del livello del mare e fornire in tempo utile informazioni ai comandanti atte a prevenire eventi rischiosi e pericolosi alla navigazione.

Ads

Ho grande fiducia verso i comandanti che ci portano sani e salvi da e per Napoli, ma non illudiamoci che gli armatori del nostro Golfo abbiano accumulato ricchezze ingenti, perché l’esercizio della navigazione è cosa seria e fortemente onerosa. Un rimedio potrebbe essere il ritorno al tanto odioso aiuto di Stato per tutti gli armatori che consentono il collegamento con le isole minori. Allo stesso modo, devo purtroppo rilevare che una fetta cospicua di cittadini isolani ignorano completamente questo fenomeno, oppure sono pronti a puntare il dito, senza sollevare critiche costruttive. Il problema è universale e trasversale a tutti i 68.000 abitanti stanziali: ci sono circa 2.000 fra loro che si muovono costantemente da Ischia per Napoli e viceversa, garantendo la continuità dei servizi essenziali con la terraferma. Vi è una virtù di alcuni ischitana di ritenere che il mare sia una entità astratta: il benessere insulare secondo alcuni discende dal cielo oppure si trova nelle viscere dell’isola. Non è certamente così, ma bisogna definitivamente sperare che la cittadinanza abdichi definitivamente a quella mentalità di considerare astratto, sovrannaturale e metafisico ciò che non riguarda il proprio orticello, che senza il concime del fornitore che lo spedisce via mare diventa incolto, ma non per questo bisogna infischiarsene se il camionista trasportatore dei sacchi di concime o l’agente di commercio debbano soffrire per un viaggio della speranza.

Ads

* AVVOCATO

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio