IL COMMENTO La tassa di soggiorno? Al turismo serve una nuova strategia

DI MARCO BOTTIGLIERI

Un emendamento al Decreto fiscale prevede già a partire dal prossimo anno la possibilità di raddoppiare la tassa di soggiorno nelle località turistiche più frequentate e che abbiano un rapporto id uno a venti tra popolazione residente e numero di visitatori (parametri nei quali, come già sottolineato da Il Golfo, rientrerebbero ampiamente almeno cinque Comuni su sei sulla nostra isola). Ma non posso fare a meno di partire da un dato di fatto: l’imposta della tassa di soggiorno, è inutile prenderci in giro, non è stata quasi mai servita per accrescere i servizi o fare promozione turistica, ma molto spesso viene utilizzata per sanare i buchi di bilancio con cui devono ormai sempre più spesso fare i conti gli enti locali, alle prese con una ormai costante carenza di liquidità.

Siamo davanti a un fenomeno che si verifica puntualmente in diverse località turistiche e per ovvi motivi in particolare in quei Comuni meno virtuosi. E quelli dell’isola d’Ischia, non scopro certo l’acqua calda, sono tra le difficoltà che atavicamente hanno difficoltà nel far quadrare i conti e quindi ho l’impressione che – in caso di nulla osta del governo – l’ipotesi di aumentare l’imposta di soggiorno verrebbe presa come una allettante e indispensabile possibilità. Insomma, questo è l’argomento di discussione degli ultimi giorni, ma il mio auspicio rimane lo stesso: quello, cioè, che possano essere dirottate maggiori risorse per accrescere non tanto il numero di turisti, quanto piuttosto per puntare a un target magari più qualificato. E, soprattutto, premiare quelle strutture che potendosi avvantaggiare di una programmazione turistica di livello, scelgono di attuare la destagionalizzazione, quella vera per intenderci. Sarebbe una manna dal cielo, una possibile ancora di salvezza per le nostre imprese e soprattutto una iniezione di fiducia per le nuove generazioni. Molto più utile di qualsiasi aumento di imposta, non credete?

* AICAST ISCHIA

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