LE OPINIONI

IL COMMENTO La violenza di genere e la speranza di un domani migliore

DI GIANNA GALASSO

Anche quest’anno in occasione del 25 novembre ci troviamo a parlare di violenza di genere. Anche quest’anno ci troviamo a fare i conti con i dati dei femminicidi in Italia. Anche quest’anno ci ripetiamo speranzosi che il prossimo anno andrà meglio. Dati alla mano, in effetti, quest’anno qualcosa in meglio è cambiato: il numero dei femminicidi in Italia è diminuito del 26,1% rispetto all’anno precedente. Numeri ancora altissimi, inaccettabili per un Paese o una Società che vuole definirsi civile. Questo piccolo primo risultato è stato possibile grazie al certosino lavoro delle Forze dell’Ordine e alle tante campagne di sensibilizzazione che negli ultimi anni si sono susseguite ed hanno permesso alle donne, da un lato, di aver il coraggio di denunciare e di difendersi da chi le maltratta, e dall’altro ha permesso loro di affrontare e superare la paura di essere giudicate, la vergogna di raccontare la violenza subita o il timore di restare sole.

Il continuo lavoro delle Forze dell’Ordine ha permesso agli operatori di intercettare le situazioni di sofferenza delle donne e dei loro figli e di intervenire prontamente. Sono aumentati gli “ammonimenti”, quelle misure amministrative che danno la potestà al Questore di incidere in modo rapido, sulla pericolosità delle persone che agiscono in situazioni di violenza domestica o di atti persecutori e gli strumenti diretti anche a rieducare il soggetto violento come il protocollo Zeus che consente, dopo la notifica dell’ammonimento, di offrire al destinatario la possibilità di intraprendere un percorso di recupero, finalizzato a far maturare nell’interessato la consapevolezza del disvalore del proprio comportamento, attraverso l’aiuto dei professionisti dei Centri dedicati agli autori di comportamenti violenti o persecutori. Inoltre, alcuni di questi protocolli prevedono ulteriori strumenti di prevenzione che permettono di intervenire in anticipo sulle situazioni considerate più pericolose. Difatti, possono condurre un monitoraggio congiunto sulla persona interessata per poi mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di adottare le iniziative necessarie per prevenire la commissione di gravi reati.

Tutto questo però può non bastare, perché i dati sulla violenza non accennano a fermarsi, diminuiscono i femminicidi ma la violenza non si ferma prende altre strade, altre forme. Infatti, prima di perdere la vita, sono 86 le donne che ogni giorno sono vittime di reati in Italia (maltrattamenti, violenza sessuale, stalking).

Impossibile, quest’anno, parlare di violenza di genere e non volgere un pensiero alla cronaca di questi giorni, alla giovane Saman o a quanto sta accadendo da settimane in Iran, alle proteste, ai diritti calpestati delle donne e ai soprusi che sono costrette a subire. Nascere da questa parte del mondo può essere malgrado tutto una fortuna.
Guardo mia nipote e so che potrà studiare, che avrà il naturale diritto di avere un’opinione, una proprietà, una vita che lei avrà scelto per se stessa. Non sarà obbligata a fare silenzio e potrà esprimere la propria opinione ed essere rispettata per questo. Sarà “padrona” di se stessa. Potrà lavorare. Potrà avere valore anche se sceglierà di non sposarsi o se sceglierà di non avere dei figli. Sarà libera. Libera di scegliere, di sbagliare, senza essere giudicata o, peggio ancora, condannata dall’opinione pubblica. O forse no.

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Forse nemmeno nel civile Occidente funziona così. Probabilmente l’elenco dei doveri è semplicemente meno lungo e la colonna dei diritti non è lasciata in bianco. È semplicemente ancora troppo corta. Anche qui c’è chi si sente legittimato, ad usare violenza quando “Lei” “si discosta” dalla volontà di un partner o di un “padre-padrone”. Anche qui, vivere una vita senza conoscere la crudeltà del genere umano o la sua arroganza è una fortuna, non un diritto. Anche qui, spesso incontrare gli uomini giusti, che sappiano vedere, ascoltare, amare e più di tutto rispettare, è una fortuna. Anche qui, la dignità di una donna viene sovente calpestata quando la si relega ai fornelli o alla cura dei figli o ai “doveri di moglie”, come se fosse nata solo per quello, come se non le competesse altro. Perfino qui, nel civilizzato Occidente, la Donna è l’anello apparentemente debole, umiliato, maltrattato, quando in realtà è il cardine di una società che non può fare a meno di Lei. In qualsiasi angolo del mondo nasca, dal più sciagurato al più favorevole, una donna verrà al mondo e comincerà a lottare per conquistarsi quei diritti che agli uomini semplicemente spettano. E se non si lavora su questo, non si potrà mai parlare di parità di genere o di rispetto della donna.

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* ASSESSORE COMUNE DI FORIO

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