LE OPINIONI

IL COMMENTO Tik Tok, l’app cinese che annichilisce i nostri ragazzi

Social, Tv, stampa e mondo della scuola ironizzano quotidianamente sulle incertezze della ministra della Pubblica Istruzione, Azzolina. Ora, premesso che altri paesi del mondo non hanno brillato più dell’Italia in originalità ed efficienza didattica, di fronte al ciclone pandemico (la tanto citata Svezia ha sempre tenute aperte le scuole ma, guarda caso, una ferrea normativa a difesa della privacy, impedisce di conoscere il numero esatto di contagiati che, secondo alcuni sondaggi, è di circa il 5% degli studenti); premesso che chi scrive non ha mai simpatizzato per i 5 Stelle, non mi sembra che la ministra Azzolina possa essere definita “incompetente”. Ha solo 37 anni, ha due lauree: una in Giurisprudenza e un’altra in Filosofia .

E’ docente di scuola secondaria e, dopo la laurea in Giurisprudenza, ha svolto la pratica forense occupandosi di diritto scolastico. Nel maggio 2019 si è classificata tra gli idonei per concorso a Dirigente scolastica. Diciamo che, almeno in teoria, in una società in cui regna l’incompetenza a tutti i livelli, i titoli Azzolina li ha. Probabilmente quello che le manca è un partito “solido” alle spalle, entro cui confrontare e filtrare intuizioni e indirizzi di governo. Credo che la ex ministra Maria Stella Gelmini, laureata in Giurisprudenza, che, con la sua riforma, contribuì a dare alla scuola italiana una svolta aziendalistica, come se la formazione scolastica equivalesse alla formazione professionale direttamente propedeutica al lavoro, abbia fatto molto più danni.

Ma le grandi lobby della critica italiana che ironizzano sui banchi a rotelle (idea sicuramente balzana e malamente copiata dagli americani che applicano didattiche molto diverse dalle nostre) si rendono conto che stiamo parlando di un fabbisogno di 2,4 milioni di nuovi banchi individuali , di 500 mila banchi ergonomici, di 40 mila aule aggiuntive per il distanziamento e di 1 milione di mascherine al giorno? E si sono chiesti se in Italia (come in altri paesi del mondo) esistono anche altre serie minacce alla formazione dei nostri ragazzi? Minacce esterne al mondo scolastico ma di cui la scuola non può far finta di niente? C’è qualcuno, tra i giornalisti, social, professori, presidi, che si stia preoccupando, oltre che della logistica scolastica, anche del diffondersi di una nuova devastante “droga” giovanile: il social cinese Tik Tok, che sta letteralmente “scimunendo” i nostri ragazzi, esponendoli – tra l’altro – a possibili anzi probabili insidie di captazioni di immagini corporali? Si pensa ad ironizzare su una giovane ministra (è forse preferibile insistere con i vecchi professionisti della politica, sempre gli stessi e con carica vitale zero?) che, se non altro ha messo in campo un software per conoscere, in tempo reale, la distribuzione degli spazi negli Istituti scolastici italiani. Vi sembra inutile?

Allora, riferisco di una mia personale esperienza lavorativa, fatta negli anni 80/90 in Emilia Romagna, non proprio una Regione in retroguardia. Ebbene, a quel tempo, non c’era una scuola di quella Regione (figurarsi le altre!) che avesse una planimetria precisa degli edifici scolastici, con la distribuzione tra aule, laboratori, uffici, spazi comuni. Intelligentemente, il Comune di Bologna indisse una gara di appalto per la pulizia e sanificazione di tutte le scuole di sua competenza, inserendo la clausola che restava a carico delle ditte offerenti la rilevazione esatta della distribuzione spaziale degli edifici scolastici, per stabilire successivamente quali spazi dovevano essere puliti dalle imprese e quali dai bidelli e per poter cadenzare oculatamente le frequenze degli interventi secondo la tipologia dei locali. Da allora, il Comune di Bologna ha un quadro preciso delle proprie scuole. Oggi la ministra lo fa, con un software, per le scuole italiane.

Questo lo dico non per difendere il Governo o la ministra o chicchessia. Ma, per dimostrare che in Italia si ha l’abitudine di non approfondire gli argomenti e di lasciarsi catturare dall’ironia facile e dalla tendenza a dare giudizi tranchant. E qui vengo a quello che considero un” silenzio assordante” di stampa, social e scuola: il pervasivo influsso, sui nostri ragazzi, dell’applicazione cinese Tik Tok. In che cosa consiste, per chi non lo sapesse? E’ un social network che permette di condividere brevi clip con musica, effetti sonori e filtri. Gli utenti (per lo più ragazzine) si esibiscono in balletti, minisketch comici, parodie musicali grazie ad un montaggio velocissimo e intuitivo. Nel solo primo trimestre 2020 si calcola che tale applicazione è stata scaricata 300 milioni di volte e che gli utenti giornalieri sarebbero circa 800 milioni. Rispetto a questo “ciclone” omologante ed ebetizzante della nostra gioventù, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, assolutamente incapace di vedere le vere insidie dell’App, dice di voler vietare Tik Tok in America per la paura che i cinesi, attraverso il social, voglia “spiare” l’America. Ma se l’attuale America è sorda e cieca di fronte ai fenomeni della società moderna, noi – in Europa e in Italia – che facciamo? Ma li avete visti i nostri ragazzi, riunirsi in gruppo davanti a un telefonino e mimare mossette da imbecilli? Li avete visti i nostri ragazzi comportarsi, a casa in spiaggia o altrove come tante scimmiette ammaestrate? E non ci si venga a dire che ognuno ha il diritto di divertirsi come meglio crede. Divertimento questo? E’ pura alienazione. Ci preoccupiamo della riapertura delle nostre scuole a settembre, se gli alunni agiranno “in presenza” oppure on line, se avranno spazi sufficienti ed idonei, se avranno banchi fissi o a rotelle, ma siamo ciechi rispetto a questo fenomeno di rimbambimento collettivo? E non ci si illuda che tale fenomeno riguardi solo questo o quel ceto sociale di cui i ragazzi sono parte. E’ un fenomeno che si allarga a macchia d’olio e riguarda proprio tutti (anche adulti). Uomini di Governo, uomini di cultura, di scuola e del mondo dell’informazione, trovate un rimedio per questa nuova “droga” giovanile! E ai fautori della “libertà a tutti i costi”, a quelli che si scandalizzano per ogni tentativo di “regolare” il vivere sociale ( via le mascherine, libertà di moneta contante) che considerano l’uomo svincolato da ogni limite (compresa l’invasione di campo della libertà altrui) vorrei dire che essere “liberi” di scimunirsi, non lo ha teorizzato nessun pensatore del liberalismo.

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