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I partiti, le tessere e la questione morale

Di Mauro Iovino

Siccome non sono adùso nello scrivere di fiori o di limoni deformati né tantomeno di frivolezze varie ma per forma mentis sono portato ad occuparmi di tematiche di società e soprattutto di politica-giudiziaria anche questo “Controvento” di oggi sarà incentrato su tali argomenti che ritengo essere alla base del nostro comune sentire e della nostra comunità.

Far finta di niente e occuparsi di argomenti più “leggeri” potrebbe suscitare un’attenzione particolare da determinati settori della nostra comunità ma di sicuro non eserciterei appieno quella che ritengo essere la mia funzione all’interno della collettività.

Anche questa settimana è stata all’insegna di colpi di scena sul fronte politico-giudiziario: soprattutto il caso De Siano che per molti sarebbe stato “archiviato” dal Tribunale del Riesame ha preso tutt’altra piega, e sommato alla conferma della misura cautelare anche per Rando possiamo dire che l’inchiesta c’è, l’impianto accusatorio ha trovato un fondamento nella certosina analisi del Tribunale del Riesame e si va avanti. Alcune settimane fa il Senatore De Siano, nell’imminenza della notizia relativa alla sua richiesta di arresto inoltrata dal Gip al Senato della Repubblica, ebbe a dichiarare che non aveva bisogno dell’immunità parlamentare e che non si sarebbe fatto scudo di essa, dando tutta la sua disponibilità ai magistrati.

Da come stanno andando le cose l’ultima ciambella di salvataggio per il nostro senatore lacchese è proprio quella dell’immunità parlamentare visto che, solo a parole, De Siano ha detto di volervi rinunciare!

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Come non affrontare, quindi, la “Questione morale” sulla nostra isola? Per Enrico Berlinguer essa riguardava “l’occupazione da parte dei partiti delle istituzioni” invece Eugenio Scalfari, qualche annetto fa ne ha rimarcato l’attualità relazionandola a tutte le malversazioni e alle tante disonestà ed illegalità che si perpetuano nella pubblica amministrazione.

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Purtroppo i partiti politici non esistono più e questo è un male per la nostra società. Al partito vi si accedeva con la sottoscrizione della tessera e con una viva partecipazione che con il tempo faceva emergere alcuni soggetti, rispetto alla base, e solo i più bravi (scaltri) e preparati assumevano cariche politiche e potevano accedere alle istituzioni sulla scorta di una consolidata e reciproca fiducia. Ora ci sono parvenze di partiti politici che all’apparenza testimoniano una regolare vita democratica che ha alla base il regolare tesseramento dei consociati ma che di fatto è solo fumo negli occhi. Basti vedere la vicenda contestata ad Oscar Rumolo e al senatore De Siano, accusati di fare un tesseramento fasullo all’interno della sala Bingo del Comune di Forio utilizzando soldi provento di tangenti alla Ego Eco di Ciummo. Che sia andata proprio così lo stabilirà successivamente l’autorità giudiziaria, quella che è innegabile è la storia del tesseramento fasullo che Oscar Rumolo ed un manipolo di collaboratori facevano all’interno della sala bingo, quale fulgido esempio di rigore nella selezione degli iscritti! Complimenti davvero!

Se Atene piange, Sparta non ride. E ci spostiamo in casa PD. Premetto che il paragone non regge perché quello accaduto e dimostrato in casa Forza Italia non si è verificato né accaduto nel Partito Democratico ma qualcosa si deve dire al riguardo, in virtù di ciò che denuncia oggi il nostro Giovan Giuseppe Mazzella (Mizar) nel pezzo a lato. In sintesi, lui che è un rompiballe, uno scomodo, uno che chiede di confrontarsi in sezione è stato esautorato dal Partito nel modo più semplice (ed ignobile) di questo mondo: non l’hanno più tesserato. I fedelissimi del nostro sindaco hanno chiamato via via gli amici e, gli amici degli amici, e nessuno ha chiamato Mizar, chissà come mai…

Questa è la plastica dimostrazione che ormai il Partito Politico è inteso solo come gestione di posizioni di potere e non come strumento di democrazia interna della vita pubblica. Cosa chiedeva di tanto strano Giovan Giuseppe Mazzella? Di cosa si è lagnato in questo ultimo anno? Che il PD ischitano ha sempre tenuto le porte chiuse ai propri iscritti, che non c’è stata vita di partito, assenza di democrazia bensì autarchia. L’auspicio è che i quadri dirigenti del PD, a cominciare dal vice segretario della sezione, Cesare Di Scala, persona perbene ed intelligente, corrano ai ripari. Che siano aperte le porte e il dibattito all’interno della locale sezione, facendo tesoro anche del dissenso interno che può costituire elemento di confronto e crescita per il partito e la collettività. Gli yes man non sono elemento di ricchezza ma di impoverimento culturale e sociale.

L’intera isola d’Ischia – anche quella della vicina Procida che annovera tantissimi nostri lettori – è “sotto assedio” da parte dell’autorità giudiziaria. Qualcuno dice che sono saltati determinati parametri protettivi e che nessuno è più capace di legare le mani dei pubblici ministeri. Altri asseriscono che non è vero tutto ciò, ma solo che c’è un’elevata incidenza di illegalità sulle nostre isole che troppo spesso si ritengono corpi a se stanti rispetto alla terraferma e quindi determinati comportamenti illeciti si fondano anche su questa presunta forma di “isolazionismo”.

Fatto sta che le inchieste sono in corso e non sono pochi i soggetti sottoposti a misure cautelari personali. Ma tutto ciò può essere di monito per gli altri pubblici amministratori e pubblici funzionari? A quanto pare no. Nei giorni scorsi abbiamo sottoposto all’attenzione dei lettori la vicenda accaduta a Forio: nello specifico il Sindaco ha sottoscritto dei decreti e in base a questi Ciro Raia è stato assegnato al terzo settore (ragioneria, tributi, personale e controllo società partecipate, ecologia e servizio della nettezza urbana ecc..) quello diretto, fino a poco fa, da Enzo Rando. Ma Ciro Raia è lo stesso dipendente che, di fatto, è stato  causa e parte integrante della condanna di Enzo Rando ad un anno e otto mesi in primo grado.

Ma era proprio necessario nominare nel settore diretto da un dirigente attualmente indagato per mazzette e turbativa d’asta, un altro funzionario, che guarda caso è stato protagonista di un’altra vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna di quel dirigente”?

Ciò nonostante abbiamo registrato uno strano silenzio da parte delle minoranze consiliari di Forio, come mai? Forse che su determinati argomenti si parla e si attacca e su altri si preferisce non mettere naso, scegliendo di tacere e lasciare che prima o poi se ne occupi l’autorità giudiziaria?

Siamo veramente giunti al punto che ormai è la magistratura a scegliere o meglio, a selezionare la classe dirigente politica? Non siamo più, purtroppo, negli anni di Enrico Berlinguer, né menomale, in quelli di manipulite, siamo però finiti negli anni del qualunquismo, quello che ogni giorno afferma che nella classe politica non c’è differenza. Forse quest’affermazione non è così tanto lontana dalla realtà, ma è pericolosamente vicina alla fine sociale di una comunità.

mauroilgolfo@gmail.com

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