IL COMMENTO L’auspicio di diventare la Repubblica dei bambini
DI LUIGI DELLA MONICA
Nei settantacinque anni e più di democrazia repubblicana, ci dogliamo spesso che la natalità è scesa sotto lo zero, vale a dire nemmeno un neonato pareggia una persona defunta. Le cause sono molteplici ed il fenomeno non è avulso dalla nostra comunità isolana, che è composta ora da mamme giovanissime che non lavorano per dedicarsi alla famiglia, ora da “primipare attempate” come goliardicamente oso dire io la medicina ufficiale descrive le over 40 alla prima esperienza di gravidanza, per avere patito oltre 10 anni dal termine degli studi universitari prima di acquisire un reddito dignitoso. Viceversa, una natalità che per un meccanismo ancora ignoto a chi scrive non si arresta è quella surrogata ovvero da uteri in affitto, che pur non consentita del tutto nel nostro Paese permette alle coppie etero-omosessuali di conseguire figli. Credo che tutti sappiano che notissime artiste italiane e straniere con questa pratica medica siano diventate madri omogenitoriali oppure abbiano preso in prestito l’utero di una donna estranea per la inseminazione. A prescindere dal campo minato, dal punto di vista etico-sociale, le uniche vittime sono come sempre i bambini.
Ormai il narcisismo delirante delle nostre personalità disturbate dalla vanagloria dell’individualismo ha impedito la maturazione socio-intellettiva delle persone nonostante la procreazione. Un tempo, secondo le leggi della natura, che credetemi non sono cambiate, un giovanotto di 20 anni che diventava padre si dava una regolata di vita, oggi neppure a 40 anni si riesce a fare un passo indietro per il bene della crescita dei bambini\e, tentando di mettere da parte il proprio dio, io sono.
Così si legge che una donna al 7^ mese viene uccisa dal fidanzato a Senago, per questioni ancora da chiarire, ma è chiaro che è stato colpito l’orgoglio maschile che considerando la compagna un oggetto, alla prima ribellione, la ha soppressa fisicamente. La conseguenza per l’evoluzione dei bimbi, perché nel migliore dei casi si assiste a quelle scene di neonati o infanti dormienti nei passeggini trascinati nella movida fino alle ore improponibili anche ai veterani della notte; hanno la peggio quelli che vengono sbattuti in asili nido, anche in tenerissima età, per consentire talvolta la emancipazione della donna lavoratrice, ma anche la sopravvivenza del nucleo familiare per il reddito che in una sola unità non è bastevole per tutti. Ultimamente le grandi aziende si stanno inventando il divieto di chiedere ferie per i dipendenti durante le vacanze estive scolastiche.
Il risultato lo immaginate. Ciò non di meno, se si supera l’età adolescenziale indenni da questo periodo in cui i genitori decidono il pari e il dispari se crescere una buona volta, improvvisamente si assiste alle crisi di senilità degli stessi, allorquando il padre va a rincorrere le ragazzine più giovani di 30 anni e la madre inizia a sottoporsi a screening preliminari alla chirurgia plastica. Se rimangono uniti, forse l’adolescente di turno sopravvive, altrimenti abituati a due papà, due mamme e sei nonni. Tutti dimenticano che per crescere bene i bambini\e hanno bisogno solo di tre cose: coerenza, affetto e rinforzo della loro autostima. Regole essenziali della natura che gli uomini e le donne, persi nelle sequenze virtuali dei “reality” oppure in creare storie su “instagram” e video su “tiktok”, hanno rimosso. Ecco che nascono i primi casi assurdi di bambini dimenticati nelle auto senza aria e sotto il sole cocente, perché la mente si dissocia completamente dalla realtà e genera mostri di bipolarismo. La aberrazione più forte che abbia mai visto è stata comunque quella della madre gettatasi in Trentino da un ponte con il suo angelo, pari solo alla terrificante storia in Provincia di Messina di qualche anno fa, della mamma scappata in auto con il bimbo e ritrovata morta nel bosco accanto ad un traliccio dell’alta tensione. Entrambe vittime del Male del 21^ secolo: la depressione. Tuttavia mi sento di affermare, fin quando la depressione riguarda il singolo\a è una malattia che merita rispetto e deve essere medicalmente assistita, ma nessuno tocchi i bambini.
Possiamo dannarci e produrci in mille discorsi “radical chic”, possiamo cantare in coro l’editorialista che scrive è un reazionario arretrato: il dialogo, la conoscenza, la condivisione non servono a nulla ai bambini\e la cui natura necessita di coerenza, affetto e rinforzo della loro autostima. Affermo con forza quanto sopra ribadito, perché mi ha straziato il cuore la frase del piccolo di quattro anni detta alla madre che lo ha consegnato nelle braccia della morte: dopo vari discorsi accademici e psicoterapeutici della scuola più avanzata sulla separazione dei genitori, il bambino diceva: “Mamma ma se compriamo un fiore, papà torna a casa?”. In sostanza, cari coniugi, cari compagni lettori, se avete una crisi relazionale in atto, Vi prego tenete fuori i bambini! Abbiate la forza di ripetere a voi stessi che le conseguenze degli errori degli adulti non devono ricadere sui bambini. La televisione ha troppo spesso semplificato o devastato la identità di genere dei ragazzi\e, che attualmente si trovano socialmente come canne al vento. Beghe fra genitori che cercano di dividere i figli, per formare i partiti politici entro un precedente nucleo familiare, famiglie allargate che impongono ai bambini di tollerare persone che non avrebbero mai voluto neanche incontrare, genitori distanti dai figli, quasi disturbati dalla loro presenza. Riconosco che questi miei commenti potrebbero descrivere una idea molto personale ed arcaica di famiglia, ma dobbiamo seriamente interrogarci perché è accaduto che un bambino innocente che stava vivendo una separazione non decisa da lui, stava soffrendo emotivamente. La sofferenza emotiva per alcuni non è considerata, perché invisibile, ma scava più di mille malattie infettive e meglio non immaginare quando riguarda minori in tenerissima età. Ma la morte no! Non possiamo permettere che accada più. Una mamma che arriva fino a tanto sta veramente male e la depressione la ha devastata al punto che non ha avuto coscienza del Male provocato al suo bimbo, ma la società deve intervenire. Non dobbiamo permettere che accada più. La soluzione è estremamente semplice.
Mettere al primo posto l’interesse del bambino, anche al costo di soffrire, ricordandosi che la genitorialità è un cambiamento epocale della vita di un individuo, non una proiezione narcisistica di se stessi.
Allo stesso tempo, per persuadere i singles alla riproduzione, ovvero alle unioni familiari, lo Stato deve abbassare le tasse per le filiazioni, implementare gli incentivi economici e previdenziali per le assunzioni di colf, badanti e baby sitter, aumentare gli stipendi in termini di potere d’acquisto, agevolare i mutui acquisto prima e seconda e terza casa, perché come dicevo nel mio articolo precedente bisogna finirla con l’aggressione del fisco nemico, rafforzare le scuole materne, ma anche consentire la conduzione del bimbo sul posto di lavoro delle lavoratrici madri. La tassazione selvaggia del mattone ha arrestato le filiazioni, anche perché i genitori non sempre riescono a mantenere per i figli un immobile da destinargli per la sua futura indipendenza, a causa tassazione IMU. In Emilia Romagna molte persone ritornano alle proprie case per recuperare le fotografie di famiglia, ma qualcuno ha mai pensato che siamo un popolo di poeti e di artisti e che nella “domus” e nei numi tutelari della famiglia noi siamo radicati da 2000 anni. Non ci illudiamo: questa è la mentalità italiana\ischitana e non è cambiata nemmeno con il Senatore Mario Monti della Bocconi. In conclusione, dobbiamo uscire dal guscio dei cento passi. Come Peppino Impastato tuonava contro i suoi concittadini di Cinisi per la indifferenza che manifestava la gente nella distanza dei cento passi che separavano casa sua da quella di Tano Seduto Badalamenti, così di fronte ad una famiglia in crisi con bambini potenzialmente a disagio non dobbiamo voltarci dall’altra parte. La logica del farsi i fatti propri non può più albergare nelle coscienze di una comunità che deve evitare questa novella biblica strage di innocenti. Se vedete situazioni potenzialmente pericolose per i bimbi allevati da genitori in difficoltà non siate bigotti o benpensanti, potreste salvare una vita innocente. Allertate le Forze dell’Ordine ed i Servizi Sociali. Questa è la Repubblica che dobbiamo consolidare e costruire, quella della solidarietà e se pure sterile il mio articolo, mi auguro che esso possa costituire meno di un puntino di una penna, ma se quel puntino potesse valere a salvare una vita di un bambino, allora val bene il rischio di essere criticato.
* AVVOCATO