LE OPINIONI

IL COMMENTO Lavoro nero, siamo tutti colpevoli

DI VITO IACONO

Le cronache quotidiane ci raccontano di lavoratori non regolarmente assunti trovati in diverse strutture della nostra Isola. Senza entrare nel merito dei singoli episodi che saranno valutati dalle autorità competenti, non è immaginabile che non si dia vita ad un dibattito che favorisca un’analisi approfondita dei perché questo  accada. Un dibattito ed un confronto che dovrebbe coinvolgere il sindacato, le associazioni di categoria, le istituzioni e la politica. Ed invece, come spesso accade, mettiamo tutto sotto lo zerbino o facciamo finta di niente. Nella migliore delle ipotesi, utilizzando il luogo comune che i panni sporchi si lavano in famiglia, si finisce per non lavarli mai. I panni sporchi si lavano e basta. E questi non sono solo panni sporchi, ma panni che sporcano l’immagine della nostra Isola già troppo deturpata.

Perché non interrogarsi sul perché accade tutto questo? Chi sono le vittime e chi i carnefici? Quali sono le dinamiche che portano un lavoratore ad accettare di lavorare senza copertura assicurativa, previdenziale e quindi le relative garanzie economiche? Perché un imprenditore è tentato a favorire l’occupazione “al nero” con i rischi che ne conseguono? Sì,  è vero, il costo del lavoro è insopportabile, la finta flessibilità introdotta in un quadro normativo in continua “involuzione” penalizza decisamente aree come la nostra che vive di una stagionalità che si riduce sempre di più penalizzando le antiche logiche e dinamiche degli ammortizzatori sociali che favoriscono sempre di meno la sostenibilità economica di numerose famiglie. È sicuramente necessaria, anzi indispensabile, una legislazione speciale per territori come i  nostri. Ma tutto questo assolve dal punto di vista etico e morale chi poi si rende protagonista di episodi come quelli denunciati? Le evidenti criticità sono sufficienti ad offrire adeguati alibi ai responsabili di fatti comunque gravi?

Però, pensiamo ad una stagione come questa. Si parte con Pasqua, poi le festività del 25 aprile e del Primo maggio, grandi aspettative, organici a regime in bar, ristoranti ed alberghi, poi finita l’euforia i conti non tornano, presenze limitate, necessità di ridurre l’organico, addirittura qualche struttura è costretta a chiudere. Magari si lavora e poco solo nei fine settimana. Che tipo di contratto e di rapporto proporre ai propri dipendenti? Quali garanzie? Di contro le incertezze di chi magari valuta che conviene il reddito di cittadinanza ad un posto di lavoro che magari non c’è o non è sicuro, di chi pensa che i pochi mesi di lavoro non produrranno ne NASPI e men che meno la pensione. Si perde speranza, si vedono limiti diritti fondamentali a lavorare, invecchiare, vivere. E allora?  “Conviene”(?) lavorare al nero. E questo al netto dei vari episodi che magari vedono situazioni che coinvolgono di immigrati non regolari che svolgono lavori che altri preoccupati di non perdere la NASPI o perché si sentono inadeguati non vogliono fare. Ed è qui che diventa indispensabile un tavolo tecnico ed istituzionale che metta insieme i rappresentanti delle Istituzioni locali, delle imprese e dei lavoratori che farebbero bene a non fuggire dalle loro responsabilità. Ischia ha bisogno di un piano strategico di sviluppo ed occupazione. Ci sono le condizioni, le risorse, le occasioni per farlo.

Turismo balneare, termale, culturale, religioso, ambientale, enogastronomico, la diportistica, la portualità, la cantieristica, la pesca, l’agricoltura, l’artigianato, la stessa ricostruzione e le opere pubbliche, i servizi, i grandi eventi. Mi spiegate come è possibile che questa isola debba morire, anche di vergogna, di lavoro nero o di disoccupazione? È sempre colpa nostra, di tutti noi, dei nostri silenzi, delle nostre incapacità, delle nostre insipienze, delle nostre mediocrità. Prendiamo coscienza di questo e con umiltà ripartiamo, possiamo e dobbiamo farlo.

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Leo

A sciacca i settori privati ti fanno il contratto e gli straordinari non te li pagano se parli non lavori più se poi vengono beccati la multa è una miseria al datore di lavoro gli conviene non pagare gli straordinari o pure ti fanno il contratto di 3 ore lavori 6 ore o più ore le ore in più non vengono pagate se parli non lavori a sciacca si usa così difficile che c’è qualcuno che ti pagano gli straordinari tutti sanno è nessuno prende provvedimenti perché fa comodo a qualcuno poi ci sono alcuni amici dei datore di lavoro possono essere amici carabinieri e finanziari ecc… Avvertono il datore di lavoro e fanno andare a casa gli operai così se ne esce pulito

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