LE OPINIONI

IL COMMENTO Le magie del mare di Ischia

Che il mare costituisca, per le isole, la risorsa più importante era risaputo, ma che potesse – nel contempo – costituire anche un laboratorio storico-archeologico-biologico fondamentale non era scontato. Ce lo sta ricordando il Museo Etnografico del Mare, situato nel Palazzo dell’Orologio ad Ischia Ponte, con una ritrovata verve e con un direttivo appena rinnovato che vede alla Presidenza Odette Del Dotto mentre Niki Ambrosio va a ricoprire il ruolo di Presidente onorario. Dopo la brillante esposizione dell’archeologa Mariangela Catuogno, lunedì scorso è stata la volta della biologa Maria Cristina Gambi, con una conferenza nel bellissimo scenario della piazzetta Girolamo Rocca, con lo sfondo del Castello Aragonese. Ma prima di entrare nel merito dell’importante esposizione della Gambi, dobbiamo riferire che attraversiamo un momento di grande attenzione scientifica sul mare e sul Mediterraneo in particolare. In questa settimana, dal 13 al 16 settembre, trenta Università, che si affacciano sul Mediterraneo, hanno discusso – su piattaforma Zoom – del Mare Nostrum, nell’ambito della Muna (Mediterranean and Middle East University Network Agreement).

Le università italiane sempre più comprendono l’importanza del mare e offrono percorsi di studio e didattiche rivolte a tutto ciò che può riguardare il mare, dal punto di vista scientifico, economico e commerciale. A parte che Napoli è dotata dell’Università di Studi Parthenope, fondata nel 1920 come Regio Istituto Superiore Navale, divenendo successivamente – nel 1940 – Istituto Universitario Navale per poi ampliarsi, trasformando quella che era la Facoltà di Economia Marittima in Facoltà dei Trasporti e del Commercio Internazionale, a parte ciò anche altre prestigiose Università italiane hanno dedicato facoltà e corsi a tutto quello che riguarda il mare. Facciamo l’esempio del Polo di Ostia dell’Università di Roma Tre, Dipartimento di Ingegneria. Qui viene effettuato un corso di Ingegneria delle Tecnologie del Mare. Sapete quando è sorto questo Polo universitario ad Ostia? Dopo il noto episodio di aggressione di un giornalista televisivo ad opera di un membro del clan Spada, per affermare un criterio di legalità, studio e modernità in una zona che era sotto scacco della malavita. Segnaliamo ancora che presso l’Università di Lecce (con uffici operativi a Bologna, Milano, Venezia, Sassari, Capua e Viterbo) è istituita la Fondazione CMCC che si prefigge di studiare (con l’applicazione di modelli matematici) l’erosione delle coste (avvenuta e che potrebbe avvenire da qui al 2050) a seguito del riscaldamento globale.

E’ bene che venga detto ai giovani di Ischia dell’esistenza di queste nuove opportunità di studio legate al mare, perché se una volta l’unica fonte di sostentamento legata al mare era la pesca, oggi il mare apre scenari occupazionali nuovi e affascinanti. Per non parlare della nautica per la quale ci limitiamo a riferire che nell’ambito del recente “Cannes Yachting Festival” è emerso un vero e proprio boom degli ordinativi di barche anche importanti, Il cantiere Ferretti Group, ad esempio, ha registrato un aumento dei risultati finanziari del 77% (457 milioni di euro). E ha assolutamente bisogno di forza lavoro per evadere la pioggia di ordinativi. Ecco, questa è la “risorsa mare”. Detto ciò, possiamo ritornare alla Conferenza di Maria Cristina Gambi, organizzata dal Museo del Mare, sul tema: “Scenari futuri del cambiamento dei nostri mari: cosa ci insegnano le bollicine del Castello Aragonese”. Maria Cristina Gambi, a marzo 2021, è andata in pensione e ha iniziata una collaborazione con l’Università di Trieste, proprio sullo studio delle bollicine dell’acidificazione del mare, attenzionando in particolare l’isola di Panarea. E’ una risorsa intellettuale che si allontana da Ischia, un “cervello blu “che se ne va, anche se sentimentalmente rimane attaccata ad Ischia. Naturalmente la Stazione Dorhn, laboratorio Benthos di Ischia, ha ottimi collaboratori che potranno proseguire gli studi in corso, a cui non mancherà il contributo dell’AMP guidata Antonino Miccio, del Museo del Mare e della Cooperativa S. Anna. Cresce l’interesse intorno alla biologia marina e se fino a qualche anno fa i “cervelli blu” italiani correvano all’estero, adesso gradualmente vi fanno ritorno (come emerse da un’intervista al Direttore Roberto Danovaro della Stazione Dohrn di Napoli, raccolta ad aprile da Pasquale Raicaldo per Repubblica. Maria Cristina Gambi aveva dato un ottimo contributo di studio anche al volume “Ischia Patrimonio dell’Umanità- Natura e Cultura”, a cura del prof. Ugo Leone e del compianto divulgatore scientifico Pietro Greco. Quel dossier sta ancora lì, dal 2013, ad aspettare che i pubblici poteri locali si decidano a promuovere la pratica per candidare Ischia a Patrimonio dell’Umanità. Per fortuna che un gruppo di cittadini impegnati, su imput di Luciano Venia, si sta organizzando per incardinare un dossier che serva a candidare il Castello e il Borgo di Ischia Ponte a Patrimonio Unesco, sezione “Paesaggio culturale” ove il paesaggio si integra con l’intelligente apporto antropico. Maria Cristina Gambi ha proseguito, con alcuni collaboratori, gli studi sul riscaldamento del mare, grazie anche ad alcuni finanziamenti come un premio speciale assegnato da National Geografic. Lo studio dell’equipe dei biologi marini si è soffermato sull’acidificazione e il riscaldamento del mare. Sono stati individuati 5 siti (poco estesi) definiti – in termini scientifici – “vents” (bocche, soffioni) e sono: Il Castello, la Vullatura, la Secca della Madonnina, la Grotta del Mago, Chiane di Luna. Cinque sistemi che vanno da 6 a 48 metri di profondità e nei quali si registrano tre diversi gradi di acidificazione.

Di alcuni “sistemi” si ha conoscenza dal 1970, le bollicine del Castello si conoscono dal 1980. La “Vullatura” (da 6 a 3 metri di profondità) presenta la temperatura e l’acidificazione più alta. L’osservazione costante di questi “sistemi” ha consentito di individuare le piante e gli animali “vincitori” e quelli “sconfitti”. Per esempio, per gli animali, i vermi e i molluschi sono quelli che resistono meglio, mentre tendono a sparire gli animali carnivori e predatori. La Posidonia è la grande vincitrice, in quanto ha una funzione doppia: incamera CO2 che entra nel processo di fotosintesi e fa anche da “guscio”, da rifugio chimico” di molte specie di animali e piante che vi si riparano. “Sconfitti” sono sicuramente gli organismi calcarei. Dei 5 sistemi (vents) il più antico sito naturalmente acido che si conosca è quello della Grotta del Mago, dove vi sono ben 350 diverse specie di animali e vegetali. E qui la Scienza s’intreccia con la leggenda, secondo la quale nella Grotta c’era un mondo magico religioso, dove i pescatori spesso si rifugiavano dalle improvvise mareggiate, circondati da figure mitologiche simili a Ninfe. E se Capri ha la sua magnifica Grotta Azzurra, la nostra Grotta del Mago ci lascia intravedere il Raggio verde (frutto di rifrazioni naturali), in consonanza con la definizione di “isola verde”.

Insomma, le “magie” del mare d’Ischia sono veramente tante, alcune molto positive, tanto da richiedere l’Area Marina Protetta e Parchi archeologici sottomarini, altre in qualche modo nefaste, come il riscaldamento delle acque. Ischia è circondata da un mare meraviglioso ma, al tempo stesso, “insidioso” per fenomeni conseguenti all’antropizzazione selvaggia. Addirittura conosce i primi segni di penetrazione di specie aliene tra cui citiamo, ad esempio, l’arrivo attraverso il canale di Suez, della Cassiopea Andromeda, medusa tropicale che procede con la testa ribaltata in giù, particolarmente urticante. Ischia, come sostiene Maria Cristina Gambi, ha tutte le prerogative per essere eletta “Laboratorio Europeo di Studio per i Fenomeni di Riscaldamento dei Mari”. Speriamo che gli amministratori pubblici se ne accorgano.

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