IL COMMENTO Le prospettive della Scienza

DI GIUSEPPE LUONGO
È di moda, consentitemi questo termine, in questi ultimi due anni costruire modelli interpretativi del fenomeno del Bradisismo che interessa l’area flegrea, in particolare Pozzuoli, con un vistoso sollevamento del suolo e un’attività sismica che mette a dura prova la resistenza degli edifici dell’area epicentrale. Questa attenzione della ricerca verso il fenomeno non è determinata solamente dalla curiosità dei vulcanologi a testare i loro modelli per la comprensione del fenomeno, e ancora, da altri, per la valutazione della pericolosità del territorio e la scelta delle azioni maggiormente efficaci per la sua resilienza, ma anche dall’interesse che suscita il fenomeno a livello globale tra il pubblico non esperto. Così la confusione è totale per la sovrapposizione dei risultati del monitoraggio in funzione degli obiettivi della Protezione Civile, quelli discordanti della ricerca delle istituzioni scientifiche e, infine, la stampa con articoli che richiamano l’attenzione del lettore sugli aspetti più allarmanti con inattendibili pericoli. La stessa isola d’Ischia avverte gli effetti negativi del fenomeno per la difficoltà degli imbarchi e sbarchi al porto di Pozzuoli, sia per la crescita della distanza tra banchina e livello del mare, che per la riduzione del fondo marino che rende difficile la stessa manovra dei traghetti. Uno scenario del tutto simile si registra a Ischia, ma a differenza del Bradisismo qui si è in una fase più avanzata. Il disastro non è atteso, si è realizzato con due eventi estremi, terremoto e valanga di fango, e gli interventi di Protezione Civile hanno da realizzare la ricostruzione, scegliendo il livello di difesa o, meglio, il livello di pericolosità accettabile dalla comunità esposta. Anche a Ischia dopo il disastro sismico del 2017 e quello idrogeologico del 2022 sono calati nell’Isola esperti di terremoti, idrogeologi, urbanisti, sono state effettuate indagini di microzonazione sismica, è stata rielaborata la mappa della pericolosità idraulica e idrogeologica dall’Autorità di Bacino, è stato prodotto dalla Regione Campania il Piano di Ricostruzione. Nonostante l’impegno profuso dal Commissario Straordinario alla ricostruzione, alcune associazioni di cittadini hanno espresso il loro pessimismo sui tempi della ricostruzione. Non ho elementi per valutare l’attendibilità di questa previsione, ma ritenere che per la ricostruzione a Casamicciola occorreranno non meno di 50 anni, si tratta di un dato che evidenzia un pessimismo fuori misura, che equivale ad una mancata ricostruzione.


Se gli interventi scientifici effettuati nell’area flegrea e nell’isola d’Ischia in questi anni che hanno preceduto le catastrofi, mostrassero la necessità di un salto di qualità per una più approfondita conoscenza della loro genesi e sviluppo, bisognerebbe ripensare alla ricerca di base, visto lo scarso progresso con i modelli finora proposti. La stessa ricerca di base può conseguire dei successi solo se si utilizza tutto il sapere di cui si dispone. Ciò che è nuovo non può essere preventivato, ha bisogno del caso, delle indicazioni fornite dalla natura, della sperimentazione tenace e poi del lampo di genio, per scoprire nuove condizioni. Fare ricerca significa impegnarsi in un continuo lavoro di esplorazione, nel verso giusto. Produrre nuovi scenari non basta. Questi devono essere verificati, modificati e poi di nuovo verificati. Un continuo, aggiustando progressivamente il tiro, avvicinandosi alla soluzione che soddisfi l’obiettivo. Per chi volesse farsene un’idea di questo processo di crescita della conoscenza, dovrebbe immaginare la formazione di un giovane di bottega rinascimentale e non solo, che imitando il capo diventerà anch’egli un maestro, o un laureando durante la realizzazione del suo elaborato di tesi, quando il suo obiettivo attraversa momenti di progresso e regresso, confrontandosi con il suo relatore, fino al risultato programmato e condiviso. Bertolt Brecht aveva capito bene le difficoltà legate alla ricerca e l’aveva espresse nella Vita di Galileo: “rimetteremo tutto in dubbio”. Una scelta assolutamente giusta, sebbene impegnativa, per chi ha il compito di prendere decisioni in merito alla ricercaconoscendo il mondo della ricerca, osservandolo personalmente.Purtroppo, questa capacità di rinunciare ai progetti superati del passato manca e perseverare in tali scelte può solo accelerare una crisi che emerge dall’analisi dei parametri dello sviluppo. Per il cambiamento generalmente sono meno vincolate le comunità che hanno subito un disastro, mancando, in queste, quei vincoli di un’architettura povera e strutture obsolete che metterebbe in difficoltà i decisori politici ad escluderle dal nuovo progetto.