LE OPINIONI

IL COMMENTO Le ragioni dell’odio

Solo adesso ci siamo accorti che, in particolare sui social (ma non solo sui social, anche negli stadi, nelle scuole, nei locali di intrattenimento) spira un vento di odio insopportabile. Ce ne siamo accorti adesso che l’odio ha investito una bambina innocente, figlia della Premier Meloni, su cui si è scaricato uno spregevole risentimento di un insegnante che, poi, da “carnefice di parole” stava per diventare vittima di se stesso, attraverso il tentativo di suicidio. Vogliamo correre dietro alle semplificazioni (amiche dell’odio) e liquidare la questione dicendo che il successo elettorale e la popolarità di Meloni ha scatenato invidia e rancore di esponenti di sinistra? O vogliamo riflettere, analizzare a fondo un fenomeno che oggi ha offeso la premier negli affetti più cari, ma domani potrebbe toccare a un leader dello schieramento opposto, perché l’odio non ha bandiere e può colpire a sinistra come a destra? In passato si è parlato di “cattivi maestri”, con riferimento a certi ideologi radicali di sinistra degli anni di piombo ’60-’70. I Toni Negri, tanto per intenderci o i grandi vecchi, più o meno ignoti, nascosti tra le cattedre universitarie di questa o quella Università. Si dimentica, in questa reminiscenza storica, che quell’odio, quell’incitamento a colpire uomini che contavano, non si scaricavano su rappresentanti della destra, ma miravano ai soggetti cosiddetti “riformisti”. Insomma, la sinistra radicale considerava nemici chi voleva democraticamente assicurare un progresso graduale della società, perché, nella misura in cui la società evolveva in senso moderno e democratico, veniva meno la tensione rivoluzionaria anticapitalistica.

Chiunque, in buona fede, sia in grado di leggere e interpretare la storia deve ammettere questa verità. Come deve ammettere che, in determinate frangenti, gli estremismi di destra e di sinistra finiscono col confluire sugli stessi obiettivi di distruzione del sistema democratico. Il giornalista Eugenio Scalfari coniò, in un articolo dell’Espresso del 24 luglio 1960, un ossimoro, l’espressione paradossale “convergenze parallele” e si riferiva ad Aldo Moro, che voleva collaborare con la sinistra, senza incontrarsi (cammino parallelo). Ma tale paradosso poteva ben calzare anche per l’azione distinta, ma con uguali obiettivi, della destra e della sinistra radicali. Convergenze parallele. Oggi siamo nelle stesse condizioni, ma non più solo relativamente alla situazione politica italiana, bensì allargata all’Europa e al mondo. Destra radicale e sinistra radicale mirano a distruggere la democrazia occidentale. La sinistra, perché conduce una battaglia anticapitalista e ancorata ai principi marxisti leninisti, di un unico mondo comunista che vede ancora la Russia al centro (da qui le remore a condannare Putin); la destra perché predilige un mondo di nazionalismi, dove vige la legge del più forte e degli egoismi individuali e nazionali. A consolidare la teoria degli estremismi convergenti e paralleli, resta il fatto che non accade mai che un estremista di destra o sinistra transiti in una forza moderata del centro destra o del centrosinistra. Accade invece di frequente che un “rosso” diventi “nero” o viceversa. Emblematici esempi: Marco Rizzo, ultracomunista, si allea con Gianni Alemanno, ultradestra; Tommaso Cerno, ex direttore di L’Espresso, sinistra radicale, passa a dirigere Il Tempo, quotidiano di destra. Può, in tale scenario, esserci pacifica convivenza, solidarietà, rispetto reciproco? Certo, i social sono un enorme amplificatore dei fenomeni di odio, ma non li creano, li amplificano, ne aumentano la forza e la gittata. Vogliamo parlare anche di un altro mezzo di comunicazione e dell’incidenza che ha ? Allora parliamo dei giornali, della stampa. In Italia esistono quotidiani che, soprattutto nei titoli di prima pagina, incitano all’odio dell’avversario politico, che assimilano partiti politici, che hanno declinazioni diverse, in un semplificato schema di destra o sinistra. Per la destra, socialisti e comunisti pari sono, per la sinistra Forza Italia e Fratelli d’Italia sono la stessa cosa. La soluzione equidistante non sta nel creare un giornale equidistante, falsamente equidistante, in cui si ospitano, in maniera neutrale, commenti di destra e commenti di sinistra.

La soluzione sta nel prendere e dichiarare posizione, rispettando le opinioni altrui. Sta nel sostenere le proprie ragioni, senza insultare, senza demonizzare. Ho presente l’editoriale di Mario Orfeo, nel suo esordio da Direttore di Repubblica. Il titolo dell’editoriale : < Noi, i lettori e un’idea di Paese senza rancore>. Scriveva Orfeo. “Un’idea moderna di giornale per un’idea di Paese moderno. Viviamo un tempo di guerre dove solo chi è in malafede può confondere aggressori e aggrediti o regimi e democrazie, ma dove allo stesso modo non deve essere consentito a nessuno di girarsi dall’altra parte o di chiudere gli occhi davanti alle stragi quotidiane di civili innocenti, madri e bambini…Qual è il nostro campo è chiaro. Un campo aperto, progressista, lontano e opposto a chi alza nuovi muri e disegna confini più angusti. Aperti al confronto scevri da pregiudizi e se necessario anche al conflitto dialettico, senza però arretrare dall’osservanza fedele a quei principi di giustizia sociale, di difesa dell’ambiente, di lotta e ogni genere e forma di discriminazione che hanno sempre caratterizzato il nostro giornale…Il segnale veramente distintivo di questa destra, così diversa da quella classica e liberale, è la leva permanente del risentimento. La destra di Meloni resta bloccata su un passato – quello dell’esclusione – che non passa, sorretto dal rancore nell’attesa di una rivincita anche adesso che ha vinto”. Chiudo, citando una frase scritta da Karl Popper (uno delle principali figure del liberalismo contemporaneo) nel libro < La società aperta e i suoi confini>: “ Se estendiamo la tolleranza illimitata anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo preparati a difendere una società tollerante dall’assalto dell’intolleranza, allora il tollerante verrà distrutto e la tolleranza con lei”. Questa è la discriminante per difendere la democrazia: pronti a dialogare e confrontarsi con tutti, tranne con chi predica e o pratica l’intolleranza, la sopraffazione, la legge del più forte, la supremazia razziale o di sesso o di religione o di paesi contro altri paesi. Questa è la strada contro l’odio. E non può mancare infine una considerazione sulla situazione nella nostra isola: a Ischia ci sono cattivi maestri (a destra come a sinistra) per i quali l’insulto, la denigrazione dell’avversario, sono i piloni portanti del loro linguaggio e del loro pensiero (ammesso che la rozzezza del loro comportamento possa qualificarsi “pensiero”) . E così gli avversari della destra radicale vengono qualificati “cretinetti” e “Teste di Gaza” e gli avversari della sinistra radicale vengono etichettati “complici di un Occidente molle e guerrafondaio”. E da una parte vengono osannati Trump, Milei, Netanhyau, Orban e dall’altra Putin. Come se non fossero, tutti questi, una sciagura per l’Umanità. E in questo mi riportano alla mente quando negli anni universitari, i riformisti come me si trovavano schiacciati tra i neofascisti da un lato e i movimenti marxisti leninisti o maoisti dall’altro lato.

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3 Commenti

  1. Cretinetti è una mia espressione, ma contrariamente a quanto pensa Franco, non è rivolto a chi avversa la destra estrema. La avverso anche io.

    Cretinetti è invece chi proprio non ci arriva. Quello che non capisce neanche se gli fai il disegnino.

    E questa, se Franco consente, è l’ interpretazione autentica.

  2. Molti spunti di riflessione in questo scritto interessantissimo Franco. Due cose. Fratelli d’Italia non è ultradestra. È il nulla assoluto. Poi un’altra cosa. Quelli che ti definisci movimenti neofascisti erano più esattamente movimenti neonazisti.

  3. Io come italiano so solo una cosa. È questo è inconfutabile. Sia la sinistra , sia la destra . Hanno rovinato il nostro paese. È in questo momento gli italiani vi stanno rispondendo. Sono schifati della politica. Poi le formule ho le formulette politiche ai giorni nostri non servono più. Ne il riformismo, ne tantomeno altre forme politiche. La gente vuole i fatti. È non le chiacchiere. È questa classe politica non ha contenuti politici per sollevare il nostro paese. La gente la capito. È non risponde più.

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