IL COMMENTO Le vetrine vuote dell’isola e il fallimento del commercio

DI ERMINIA TURCO
C’è un silenzio nuovo che attraversa le vie dello shopping dell’isola. Non è quello dei giorni di pioggia o della bassa stagione. È il vuoto amaro delle “vetrine spente”, dei cartelli “affittasi” sbiaditi dal sole, della polvere che si accumula dove un tempo c’erano colori, voci, idee. E più che assenza temporanea, sembra il segno visibile di un fallimento strutturale. In una terra a vocazione turistica, con migliaia di presenze ogni estate, come può giustificarsi tutto questo abbandono? Non è solo estetica urbana, è “identità commerciale che si sgretola”. Ogni vetrina vuota è un imprenditore che ha chiuso, un affitto che non ha retto, un equilibrio saltato tra costi insostenibili e vendite in calo. La pressione dell’e-commerce, è reale, ma non è una condanna: è una sfida. E invece di affrontarla, ci si ritira. Si chiude. E si lascia tutto così: “sporco, degradato, dimenticato”. Ma le soluzioni esistono, ed alcune sono persino sotto i nostri occhi. A Lacco Ameno, un cittadino ha riempito le vetrine vuote con poesie. Un gesto semplice, poetico e civile, che ha trasformato l’assenza in un messaggio, il vuoto in bellezza. Perché non replicare questa idea? Perché non trasformare i locali sfitti in spazi temporanei gratuiti per l’artigianato locale, l’arte, le scuole, la cultura?


Invece di rimanere murati nel degrado, quei negozi potrebbero tornare a parlare, a ritornare appetibili, o perlomeno invitare i proprietari alla pulizia e al decoro, non si possono lasciare i negozi in bellavista sporchi e pieni di spazzatura, è un’immagine negativa di un paese volto al fallimento. Cercare di riempire, anche se temporaneamente le vetrine dei negozi sfitti, sarebbe già un segnale, anche simbolico, che “l’isola non si arrende”. Poi c’è la questione più concreta: “il caro affitto”, Come si può rilanciare il commercio se i canoni restano fermi a cifre da anni d’oro, mentre la realtà è cambiata del tutto? È urgente ripensare i modelli di locazione commerciale, premiando chi investe davvero sul territorio, con canoni sostenibili e formule flessibili. Sono cambiati anche i turisti, ci dobbiamo adeguare alle loro richieste, anche ai loro gusti. I negozi con i grandi marchi sono spariti, per fare posto a merce da mercatino ovunque e con prezzi elevati, il che favorisce le vendite online, pezza per pezza, si sceglie quello che è più economico . I negozi sono vuoti e i ristoranti sono pieni, la realtà è questa e allora chiediamoci perché? Bisogna studiare la giusta formula per invogliare ad investire sul territorio, riportando i grandi marchi, la qualità e anche la convenienza, la scelta di acquistare in un negozio, comprando in modo sicuro, anziché fare un ordine online, ed aspettare un “ pacco sorpresa”, tanto c’è il reso e ci sono i corrieri. La verità è che siamo rimasti arretrati, a Forio e’ nato il Distretto del Commercio, e come al solito non facciamo squadra, un esempio da imitare, per cercare di risollevare da quest’impasse tutto il commercio dell’isola. Perché un’isola bella non è solo quella delle spiagge e dei panorami. È anche quella delle “vie vive”, delle “vetrine accese”, dei “volti dietro i banconi”, Restituire senso a quei vuoti è il primo passo per ridare fiducia a chi ogni giorno prova, tra mille difficoltà, a non chiudere.

Rimangono vuoti perchè chiedono ai tempi di oggi del commercio elettronico cifre folli, cifre che fantasticano solo nella testa del proprietario del locale (come fosse la reggia di Caserta).
A causa dell’e-commerce i locali-negozi hanno perso mercato e quindi interesse a possibili transazioni.
In alternativa in attesa dell’affittuario con il portafoglio gonfio possono metterci dentro delle gabbie di conigli e allevarli.
Questo è il risultato dell’assenza di “associativismo” commerciale, quello che già da tempo ha prodotto la desertificazione delle botteghe di vicinato, perché poco convenienti, a favore della grande distribuzione sull’isola. Apparentemente sembra essere conveniente ma invece produce grande aumento del traffico automobilistico, con i ben noti problemi di smog, rumore e caos, e non stimola affatto le persone a fare altri acquisti che non siano quelli alimentari.
Gli effetti nefasti di questo trend si sono poi amplificati col tempo, anche per le vendite on-line…