LE OPINIONI

IL COMMENTO L’eterna telenovela della depurazione

Seguo dagli anni sessanta del secolo scorso l’insipienza dello Stato Italiano e degli amministratori regionali e locali nel risolvere la delicata e annosa problematica legata alla depurazione del mare che circonda la nostra splendida isola. Ricordo con amarezza il progetto della Cassa per il Meggiogiorno fallito miserevolmente per le immancabili e ataviche beghe tra i Comuni dell’isola e forse perché l’iniziativa avrebbe potuto assumere i contorni e le sembianze di una tragedia come quella che si verificò con il depuratore di Cuma, rivelatasi fallimentare tanto per i costi di gestione che per le tecnologie usate. Ricordo come se fosse ieri i tubi interrati ad Ischia da Barra Caracciolo, l’ingegnere di sistema che furoreggiava all’epoca e che insieme ad un professore universitario, Biggiero, non riuscivano mai a darci la soluzione. Furono interrati chilometri di tubi che finirono però con il non venire mai usati.

Ricordo il tunnel iniziato nella Conca d’oro del Porto rimasto lì a futura memoria.

Ho la stessa reminiscenza dell’inizio dei lavori con la nuova tecnica delle tubazioni ad oltre 50 metri di profondità. Alcuni anni fa feci il conto che dall’esistenza dell’acquedotto proveniente da Napoli erano arrivate ad Ischia alcuni miliardi di tonnellate di acqua. Sversate in parte a mare ed in parte nel sottosuolo. Se nelle zone piatte dell’isola questa enorme quantità di acqua nel sottosuolo preoccupava i termalisti per l’inquinamento delle falde, il mare doveva essere una fogna a cielo aperto. Invece ciò non era completamente vero. Mi confrontai con Pierluca Ghirelli, l’ottimo manager che ha tirato fuori Cisi ed Evi dalle secche dove l’avevano portati gli amministratori isolani in tantissimi anni di mala gestio e con Franco Trani, grande ingegnere dell’ufficio tecnico, su questa idea. Condivisero la mia tesi e misero in moto i sei Sindaci che autorizzarono a proseguire su questa linea.

Attualmente l’Università Federico II insieme a scienziati di Università americane, dopo attente analisi e studi, sembrano siano arrivati alla conclusione che potremmo fare a meno dei depuratori e che con condotte sottomarine ed alcuni accorgimenti tecnici sulle stesse si potrebbe evitare di spendere 200 milioni di euro e il costo non sopportabile da parte dei cittadini della gestione dei tre depuratori previsti sull’isola. Ma qui viene il bello. Tra lobby di costruttori, burocrazia Regionale ed Europea stanno nascendo i problemi. Enzo Ferrandino è il solo tra i Sindaci dell’isola che ha scelto di continuare la costruzione del depuratore a San Pietro. Adesso però gli è capitata sul collo la batosta del Tar Campania che sentenzia la riconsegna del terreno dove sorge l’impianto alla società che fa capo ai Di Meglio con tanto di ripristino dello stato dei luoghi. Abbatteranno l’opera incompiuta in trenta e più anni? Ischia in che situazione si troverà?

La regione ha costruita una condotta a mare che scarica oltre i 50 metri di profondità per una lunghezza di 1300 metri. Questa condotta non è collegata a terra per un tratto aggiuntivo di 80 metri. L’Evi ha chiesto alla Regione di voler fare con propri mezziil raccordo ma per la burocrazia regionale e la mancanza di un risolutivo ed energico intervento del Sindaco Ferrandino non se ne fa niente. Alla Regione è cambiato ultimamente il Commissario Governativo per la depurazione che doveva portarci fuori dalla multa salata che l’Europa ha appioppata all’Italia. Si ritorna da capo prima di arrivare ad una conclusione? E’ mai possibile che la Magistratura non metta gli occhi su un dramma del genere? Il Italia con i chiari di luna a cui stiamo assistendo è ancora tollerabile questo stato di cose?

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