LE OPINIONI

IL COMMENTO L’identità culturale

Sono state veramente tante le reazioni al messaggio a sfondo razzista dello studente liceale (che si è poi dimesso dal Consiglio di Istituto) avverso la bellissima opera di Jorit sulla facciata del Liceo Buchner Non possiamo sottovalutare la gravità del fatto e – nel contempo – non vogliamo criminalizzare il ragazzo, che però deve essere aiutato a crescere anche nella tempesta delle critiche rivoltegli. Va inoltre sottolineato che non siamo di fronte (come alcuni hanno sostenuto) soltanto a un atto individuale, ma un messaggio che ha calamitato troppe acquiescenze in un campo largo fatto di “benaltrismo” e di ostilità all’idea di solidarietà e di accoglienza. Non commenterò oltre l’episodio che, su queste colonne, è stato commentato in maniera impeccabile da Raffaele Mirelli ed anche per non alimentare ulteriormente la logica della contrapposizione bianco/nero, priva di riflessioni e di sfumature. Preferisco incunearmi in una riflessione esposta, con un post su FB, da Salvatore Ronga, fine intellettuale e vero e proprio opinion leader, che si rivolge generalmente ad un pubblico di livello culturale superiore alla media. Ronga ha affermato che “Jorit ci rappresenta al meglio nella nostra identità culturale, perché la nostra identità culturale non è il passato mitizzato che esiste solo nelle nostre teste, non sono le tradizioni stantie e farlocche spesso inventate di sana pianta per infinocchiare il turista, la nostra identità culturale è ciò che vogliamo essere, e costa fatica!”. E’ invece mia opinione che l’opera di Jorit effettivamente ci rappresenta nella nostra identità culturale, ma non perché (come sostiene Salvatore) la nostra identità è ciò che vogliamo essere, bensì perché la storia d’Ischia, turistica e sociale, è storia di “accoglienza”, di “apertura” verso i cittadini del mondo, senza discriminazioni.

In tal senso non sono d’accordo neppure con l’amico Benedetto Valentino, altro opinion leader dei social, quando afferma: “Siamo una società chiusa, dove impera il comportamento di facciata, l’ipocrisia e la falsità dei rapporti umani. Dove la nostra cultura millenaria risulta impermeabile a qualunque forma di modernità”. Chi ha ragione tra Ronga e Valentino? Se rispondesse al vero la visione pessimistica di Benedetto, con un giudizio inappellabile su una nostra totale impermeabilità a qualunque forma di modernità, dovremmo dedurre che l’identità culturale, che Ronga ritiene essere il prodotto di ciò che vogliamo essere, sarebbe il “nulla”, un’espressione senza volto e senz’anima. E’ mia opinione invece che non siamo stati sempre amorfi, nonostante che Ischia (come dice Valentino) sia stata caratterizzata da decenni di clericalismo feudale. Ischia, come tante altre realtà italiane, ha avuto una plebe ignorante ed opportunista ma, nel contempo, individui e gruppi intellettuali di eccellente livello. E, in parte, è ancora così. Non è sostenibile che Ischia non abbia avuto e non abbia un sostrato intellettuale; non è sostenibile che le tradizioni culturali siano tutte farlocche. E, quanto al razzismo, non è sostenibile che l’opposizione ad esso sia solo una manifestazione di “politically correct”, tanto per farsi belli.

Credo di non essere stato mai troppo tenero con la realtà sociale, economica, politica e culturale della nostra isola, ma questo non autorizza nessuno ad azzerare la nostra storia, come se dovessimo partire sempre da zero. Non sono né reazionario né conservatore, sono un riformista e, da riformista, sono contrario a forme violente di “cancel culture”. Ischia ha forti connotati e tradizioni, da rinverdire certamente, ma non da cancellare. Ischia accolse, senza remore, alla fine degli anni ’30, ebrei in fuga dall’antisemitismo; ha accolto fior di intellettuali europei che sfuggivano a dittature di ogni tipo, come accolse, con grande umanità, Rachele Mussolini e figli in esilio, a Palazzo Covatta a Forio. Ischia non discriminò intellettuali omosessuali e non ha discriminato i vari immigrati che, negli anni, sono arrivati e qui hanno lavorato (dai polacchi agli ucraini, ai rumeni, agli africani, ai filippini, agli srilankesi). Affermare che “l’identità culturale è ciò che vogliamo essere” è pericoloso; sembra voler partire dal presupposto che culturalmente, in ogni momento storico, partiamo da una “tabula rasa”. Non funziona così! Non è vero che il passato debba essere per forza mitizzato o addirittura “farloccato” e che esiste solo nelle nostre teste, come non è vero che le tradizioni sono del tutto stantie. La verità è che la tradizione culturale è, ovviamente, in continua evoluzione, sempre in divenire; c’è un nucleo centrale che, nel corso del tempo, si arricchisce di novità, aggiornamenti, ma che non “rifiuta” ciò che è stato. Ciò che è e ciò che sarà incorpora ciò che è stato.

Avevo già constatato una diversità di vedute con Salvatore Ronga a proposito della Festa di Sant’Anna, per la quale ritenevo che allargare a Capri il Palio della Festa (come a lui piaceva ma che la pandemia aveva fermato) non trovava alcuna giustificazione, in quanto Ischia è totalmente immersa nella realtà flegrea, è collegata storicamente, geologicamente e perfino amministrativamente, sanitariamente e religiosamente (ora condividiamo con Pozzuoli anche il Vescovo) con il territorio flegreo di terraferma e con l’isola di Procida oltre che naturalmente con Napoli. Capri condivide tutto invece col versante sorrentino- amalfitano. E a questo proposito, pur avendo apprezzato e gioito per la proclamazione di Procida Capitale della Cultura 2022, non condivido alcune scelte operate da Riitano e l’Amministrazione di Procida (anche se sono convinto che certe scelte hanno la mano e la mente più di De Luca e di Rosanna Romano), per esempio quella di ignorare Ischia ed anche Pozzuoli e gli altri Comuni flegrei e di “aprire” al versante salernitano, prevedendo, per esempio, collegamenti marittimi ed afflussi da e verso la città che ha reso potente De Luca. Forse in futuro Procida vorrà contare di più sugli afflussi dell’aeroporto Costa d’Amalfi di Salerno che da Capodichino. Non vorrei che, la ricerca spasmodica di rapporti privilegiati col Presidente regionale che ambisce al terzo mandato, spingesse Procida sulla scia di un vecchio e noto film: “Io ballo da sola”. Procida non può ballare da sola! Sia ben chiaro che non m’iscrivo affatto tra gli ischitani che “rosicano” per i successi di Procida. Sono mezzo procidano, dove ho anche vissuto i primi anni della mia vita e fatto l’angioletto alla processione del Venerdì Santo; non potrei mai essere contro Procida. Mi preoccupo piuttosto della “tenuta” turistico culturale di Procida, visto che si vuole rincorrere novità assolute che soddisfano gli obiettivi di mero ed immediato marketing (che stanno portando adesso fiumi di persone) ma che rischiano di durare l’éspace d’un matin. Ribadisco il concetto: no alla “cancel culture”, sì ad una visione dinamica dell’identità culturale. No alla presunzione di oltrepassare e ignorare i legami territoriali contigui, nella ricerca alterativa di gemellaggi con realtà assolutamente lontane e diverse. Una bella iniziativa è stata, ad esempio, quella della “Grande Famille de Procida et Ischia” ovvero l’associazione francese, senza scopo di lucro, costituita da cittadini originari delle due isole i cui ascendenti emigrarono, in qualità di pescatori, in Paesi dell’Africa del Nord, in Francia, in America, in Australia. Questi discendenti di ischitani e procidani emigrati sono stati accolti a Procida e al Museo del Mare di Ischia con grande affetto. Negli incontri si è risvegliato un “comune sentire”, un cordone ombelicale che si allunga ma non si spezza, pur ampliando la visione ad altri paesi e ad altri usi e costumi. Questa è “identità culturale”, cambiamento che non cancella, ma assorbe e trasforma.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

1 Comment
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Carmelo Amente

Ma cosa significa “IDENTITA’ CULTURALE”” Chiamate le cose per quel che sono , Siete un branco miserabile di razzisti e il grande pregio del Murales che ha stanato questi Liberales di mezza tacca .

Pulsante per tornare all'inizio
1
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex