LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola e la “visione” sulla questione ambientale

DI ANTIMO PUCA

Monte Epomeo, Monte Triperdi, Marecoppo, Buceto, Carusiello, Cretaio, Fondo Ferraro, Casa Arcamone, Bosco dei Conti. Graben, colline di Lacco Ameno, colline di Serrara Fontana.

Le aree interne risentono dell’incertezza e del travaglio a cui si aggiungono aspetti specifici legati all’emarginazione della questione ambientale nell’agenda politica, alla delicatezza del ruolo delle aree protette. Grande è il disorientamento sui valori di fondo, sulle finalità delle aree interne, sulla loro missione. Insomma, sulla “visione”. Il dibattito sul piano paesaggistico è il segno evidente di questo disorientamento perché non è stato in grado di delineare principi condivisi e invece ha innescato contrasti, almeno apparentemente insanabili, sul ruolo delle comunità locali, sul rapporto tra scienza e politica, sulla governance, sui finanziamenti, sulla gestione faunistica. Da quel dibattito tutti sono usciti sconfitti: sia coloro che puntavano all’approvazione delle modifiche sia coloro che erano ad esse contrari, ma che non sono certo riusciti a diffondere nell’opinione pubblica il grande significato dell’idea di aree interne né a convincere la politica di dare a essa la centralità che sarebbe necessaria. Ed è proprio questa idea che ha subito la più amara delle sconfitte: da Monti e colline modello di una gestione alternativa del territorio perché in effettiva armonia con la natura si è passati a Monti e colline azienda, che devono produrre reddito, secondo una visione che lo ha completamente cancellato da ogni concreta prospettiva di cambiamento. Ci troviamo nell’era del turismo lento.

Nessuno si rende conto che proprio l’idea di natura offre una prospettiva di rinascita di straordinaria importanza. Il paesaggio collinare e montuoso e più in generale le aree maggiormente attrattive dal punto di vista turistico sono ricche di biodiversità e per questo molto fragili. Perciò meritano un’attenzione speciale, capace di coniugare salvaguardia degli ecosistemi e fruizione sostenibile, valorizzazione delle produzioni di qualità e crescita delle opportunità di sviluppo locale. L’assalto di autoveicoli non rappresenta un’opportunità di crescita per il territorio. Bensì un rischio per cui bisogna organizzare un sistema di fruizione dello straordinario paesaggio in grado di preservare la biodiversità e portare beneficio alle economie locali basate su agricoltura e turismo. La crescente domanda di natura deve essere accompagnata da chiare regole di fruizione che garantiscano la tutela di aree fragili e la loro fruizione attenta garantendo gli interessi delle comunità residenti e delle attività economiche a iniziare dalla tutela delle coltivazioni messe a rischio da parcheggi finanche sui prati. E’ necessario quindi che il Ministero della Transizione Ecologica, d’intesa con la Regione e le amministrazioni locali, si adoperino, ciascuna per le proprie competenze e funzioni, affinché venga scongiurato l’arrivo di un numero insostenibile di autovetture e superiore alle capacità di carico di un contesto territoriale fragile e delicato. Sarebbe opportuno rivalutare adeguatamente le masserie abbandonate, gli jazzi, i muretti a secco, sentieri con segnaletica, dove è possibile trovare tracce di insediamenti preistorici oltre che la presenza di boschi e aree pic nic. Solo attraverso una limitazione e regolamentazione degli accessi, l’organizzazione di servizi di mobilità collettiva e la programmazione dei flussi turistici anche attraverso scelte di mobilità dolce e sostenibile, sarà possibile non solo salvaguardare Monti e colline isolane ma rendere certe, solide e durature le ricadute economiche per questo grande attrattore turistico e a tutta la filiera di servizi delle aree.

Dovrebbe essere attivato un tavolo partecipato con tutti gli attori per definire regole certe e condivise di fruizione e un piano di mobilità sostenibile che incentivi la permanenza, i servizi locali, la fruizione sostenibile e permetta ulteriormente la promozione di quel turismo lento di camminatori e ciclisti, poco compatibile con strade piene di autoveicoli. Dovrebbero essere valorizzate e incentivate campagne così come tutte quelle proposte di turismo lento, con servizio transfer, e-bike e gravel e la messa in rete di servizi turistici così da favorire la destagionalizzazione e la diversificazione dell’offerta turistica rinforzando le attività del catalogo promosso dal basso dagli operatori. La governance deve essere efficace. Gli strumenti adottati senza indugio e utilizzati. Il territorio va tutelato ma anche fatto sviluppare, e soprattutto reso accessibile, seguendo la mobilità lenta e implementando servizi al cittadino. Il passato non può essere garanzia di futuro. Ovviamente con l’augurio che queste politiche possano essere anche al centro dell’azione di governo dei nostri Comuni. Camminate per il parco escursioni tematiche gratuite su tutto il territorio per conoscere e trovare spunti di progettazione. Non bisogna perdere occasioni di confronto e iniziative per trovare spunti e strategie condivise per la costa, il patrimonio boschivo, la fauna ed i fragili centri storici. Non ci facciamo convincere dalle misure dell’ultimo minuto finalizzate al consenso. Ne va del futuro del territorio e di chi ci vive. La comunità non può più essere relegata a ruolo marginale finora riservatogli. Ne è più pensabile che questa assista in silenzio ad azioni inutili e sprechi, frutto di politiche mirate esclusivamente al mantenimento dello stato delle cose. L’insostenibilità delle politiche sin ora praticate non può più essere tollerata. Lo spopolamento, la disoccupazione, l’inefficace tutela e valorizzazione, la mancanza di una strategia di sviluppo per il futuro sono dati di fatto.

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