IL COMMENTO L’isola e le strade killer
DI ANTIMO PUCA
Gli ultimi incidenti riaccendono i riflettori, se mai si fossero spenti, sui pericoli delle strade e sull’importanza della prevenzione del terrificante fenomeno degli incidenti mortali. Mi sta particolarmente a cuore il tema della mobilità urbana che, innanzitutto, dovrebbe garantire la sicurezza di quanti utilizzano le strade e si muovono nei centri urbani ed in particolare gli utenti più vulnerabili, come pedoni e ciclisti. È frequente il verificarsi di incidenti stradali e anche con investimento di pedoni e in luoghi particolarmente frequentati da pedoni come nei pressi dell’ospedale, delle fermate dell’autobus e del centro nonostante il fatto che non mancano la segnaletica, l’illuminazione, la visibilità. Evidentemente, vista la mole di traffico di autoveicoli in costante aumento, che rende la viabilità ischitana decisamente autocentrica, queste misure non sono sufficienti a garantire la sicurezza stradale. Ma in quanti sono a conoscenza del fatto che i picchi di incidentalità si registrano in corrispondenza degli orari di spostamento casa-lavoro, lavoro-lavoro, tra le ore 9 del mattino e le prime ore della sera? Quanti ancora ignorano che il 50% delle morti si verifica mentre i genitori accompagnano i propri figli a scuola per poi recarsi a lavoro? Troppo spesso, purtroppo, l’errata lettura dei dati statistici porta a considerare la fascia dei giovani conducenti come l’unica categoria di utenza a rischio.
Troppo spesso, anche sotto una forte spinta mediatica, l’alcool, le droghe e la velocità, sono considerate le uniche cause di incidenti stradali. Quanti disastri mortali, provocati da ore eccessive di guida (nb: oltre il limite previsto dalle legge), potrebbero venir evitati se il Sistema si attivasse in maniera virtuosa come alcuni paesi europei hanno dimostrato di saper fare? La complessità della materia richiede di venire affrontata attraverso un coordinamento centrale attuante un piano a lungo termine. Se da una parte ci sono alcuni cittadini-automobilisti che manifestano apertamente la loro contrarietà a qualunque misura finalizzata a moderare la velocità, fino al punto da abbattere gli autovelox, dall’altra parte molti cittadini chiedono una maggiore sicurezza sulle strade e si lamentano dell’eccessiva velocità degli autoveicoli. Sono convinto che sia necessario agire anche per moderare la velocità degli autoveicoli, perché è dimostrato ormai da numerosi studi e statistiche, a cominciare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che la velocità è uno dei fattori principali di rischio e causa degli incidenti stradali mortali e con traumi gravi. Basti pensare alla differenza che esiste nelle conseguenze sulla mortalità e sulla gravità delle lesioni traumatiche tra un impatto che avviene a 50 km/ora oppure a 30 km/ora, alla migliore visuale e al maggior spazio di frenata, per non parlare dei benefici più generali sulla salute, come la riduzione dell’inquinamento acustico e di quello dovuto alle emissioni di polveri sottili e gas tossici. La percezione della realtà che ci circonda applicata alla circolazione è uno degli elementi fondamentali della guida sicura. Un conducente può essere tecnicamente molto preparato. Ma se nella guida di tutti i giorni non valuta con attenzione il “panorama” che lo circonda, rischia di non essere in grado di reagire in tempo di fronte ad un ostacolo improvviso. Percepire il traffico o la circolazione significa dare la giusta valutazione a tutti i suoi parametri, sempre estremamente e rapidamente variabili nel tempo. La giusta percezione porta alla prevenzione e quindi alla riduzione del rischio di incidente. La disattenzione è una delle principali cause di incidenti. Routine, stanchezza, elementi di distrazione (cellulari, schermi video, etc.), alterazioni psichiche e così via, sono tutti elementi che non permettono la giusta concentrazione nella guida, ma sono anche elementi che quasi mai vengono valutati nello studio degli incidenti. Mentre si consuma l’ennesimo, tragico incidente sulla strada con una vittima e I soccorsi sono ancora in atto, iniziano ad essere pubblicate foto dell’evento drammatico che si sta ancora consumando senza la consapevolezza che i famigliari delle persone ferite o decedute possono apprendere in modo tanto casuale quanto violento da un post corredato di immagini e commenti, della perdita del loro congiunto. Non vale dire altro, ma solo riflettere su come essere sempre in real time anche nelle tragedie modifica profondamente, in peggio, le nostre relazioni, già di per sè fragili.