LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola e un futuro difficile per i giovani

DI MARCO BOTTIGLIERI

Il futuro, per i giovani, sarà difficile, in Italia e in particolare nel Sud Italia. La nostra isola, purtroppo, non si potrà sottrarre al grande esodo che questa crisi provocherà, o che amplificherà quello che già da tempo sta avvenendo, con la migliore gioventù che si riversa verso località e nazioni più attrezzate, meno burocratizzate e che valorizzano e rispettano le professionalità e le competenze di ognuno. Un futuro peggiore rispetto ai loro genitori. Si tratta di una percezione diffusa, fra i cittadini, soprattutto tra quelli più giovani.

Lo chef Andrea Migliaccio

Un recente sondaggio condotto da Demos, mostra infatti come oltre i due terzi dei cittadini ritengano che “nel prossimo futuro i giovani avranno una posizione sociale peggiore rispetto a quella dei genitori”. Un’opinione maturata da tempo che, negli ultimi anni, si è consolidata. E, anzi, rafforzata ulteriormente, a causa, sicuramente, della pandemia, che ha alimentato la preoccupazione per la salute e la situazione sanitaria. Ma, al tempo stesso, per la situazione economica, presente e futura, che l’ultimo tragico evento della guerra ha generato.

Questo sentimento non mostra grandi differenze, in base all’età. Certo, i più giovani, con meno di trent’anni, appaiono meno ottimisti dei più anziani. Tuttavia, il pessimismo è diffuso. In modo omogeneo. È un atteggiamento comprensibile e fondato. Confermato da numerose fonti autorevoli. L’Istat sottolinea da tempo come l’Italia non sia un Paese per giovani. Tanto meno, di giovani. L’età media è intorno a 47 anni. Gli ultra 65enni hanno raggiunto il 14% e sono destinati a crescere. La popolazione appare in calo quasi dovunque. Ormai da un decennio. E non c’è motivo per credere che la tendenza cambi di segno, nel futuro prossimo.


I giovani, dunque, guardano il futuro con preoccupazione. Tanto più al tempo della pandemia. Che ha reso il futuro incerto. Per tutti. E se all’inizio i giovani apparivano più ottimisti e meno impauriti, oggi non è più così. Il Covid prima, la guerra in Ucraina ora, hanno contagiato anche il loro sguardo, il loro sentimento. Così, anch’essi faticano a proiettarsi oltre i confini del tempo. E reagiscono guardando e muovendosi oltre i confini del Paese. Per sfuggire a un tempo sospeso. Imprigionato in un eterno presente, senza futuro. Molti professionisti ischitani, soprattutto nel campo della gastronomia, si sono affermati all’estero, un nome per tutti, Andrea Migliaccio, lo chef ischitano responsabile della ristorazione nell’albergo più lussuoso del Mondo a Dubai.
Un vero Ambasciatore della eccellenza gastronomica ischitana. Così come lo è Nino Di Costanzo, ma anche Pasquale Palamaro e tanti altri bravi chef che al contrario di Andrea hanno preferito investire e valorizzare le proprie competenze e professionalità prevalentemente ad Ischia. Ma è proprio la globalizzazione a farci sentire cittadini del mondo, ed aprirci a nuove esperienze lavorative, spesso lontano da casa. E se il territorio in cui vivi non rimane al passo con i tempi, non investe nella formazione, nei servizi, nella accoglienza, e non viene dato il giusto riconoscimento alle competenze e professionalità, ecco che sempre più giovani, magari quelli con maggiori capacità, i più intraprendenti e volenterosi lasceranno l’isola, rendendo Ischia più povera di risorse, e meno attraente agli occhi del turista.

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