LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola si ribella all’opacita’ amministrativa

Due casi isolani emblematici la dicono lunga sulla volontà di negare alla cittadinanza la trasparenza degli atti: la controversia Arturo Orazio versus Comune di Serrara e il caso “Siena” ad Ischia Ponte. Questi ultimi giorni sono stati caratterizzati da due importanti novità riguardanti la trasparenza amministrativa e il controllo popolare dell’azione pubblica. Affrontiamoli separatamente.

CASO ARTURO ORAZIO VERSUS COMUNE DI SERRARA FONTANA

Assistito dall’avvocato Bruno Molinaro, l’albergatore dell’Hotel Casa Vittoria di Sant’Angelo, colpito da provvedimento di inagibilità di alcuni suoi locali, con conseguente sospensione dell’attività commerciale, aveva chiesto di accedere ad una molteplicità di pratiche ritenute analoghe alla sua ma con esito diverso,positivo. Qui non intendo commentare la posizione urbanistica del ricorrente. Quel che mi interessa e che, credo interessi maggiormente alla collettività, sono gli aspetti della trasparenza amministrativa degli atti. La richiesta invocava la norma sull’Accesso Civico Generalizzato agli atti amministrativi. Il Tar di Napoli aveva ampiamente dato ragione al ricorrente. Il Consiglio di Stato ha capovolto la decisione ( il Comune è assistito dall’avvocato Alessandro Barbieri) ritenendo la richiesta “ massiva” ed “ emulativa” di un numero notevole di atti riguardanti soggetti terzi per presunti atti analoghi. Il Comune di Serrara e l’avvocato Barbieri hanno cantato vittoria. Ma si può parlare di vittoria quando il Consiglio di Stato giustifica la mancata esibizione degli atti in quanto “ estranei alla sfera giuridica del richiedente”? Come a dire che le pratiche analoghe che riguardano altri non riguardano te, cittadino. La democrazia impone invece che tutte le pratiche riguardano tutti. Altrimenti come altro la cittadinanza potrebbe controllare che non ci sia disparità di trattamento? Non ho la competenza giuridica di Bruno Molinaro, che ha citato una giurisprudenza mondiale che va in senso totalmente diverso da quanto stabilito dal Consiglio di Stato. Mi limito a chiedere: come si può parlare di vittoria quando il Consiglio di Stato sostiene che la richiesta di accesso deve essere “ direttamente propedeutica ad un’azione in giudizio, mai per la ricerca generale di lacune o manchevolezze nell’opera della P.A.”? Ma cos’è ? La difesa ad oltranza del pubblico potere? E che “ accesso generalizzato “ è? Più individualizzato di così si muore! E non ci vuole un amministrativista per considerare gattopardesco l’atteggiamento del Consiglio di Stato. Anche la giurisprudenza amministrativa deve capovolgere i propri canoni e anziché partire sempre dal presupposto di giustificare l’Ente pubblico, deve farsi carico di una nuova travolgente esigenza della collettività di controllare le ingiustizie e i clientelismi. Questo non vuol dire che Orazio Arturo abbia ragione sul fatto specifico, vuol dire solo che la lettura completa delle carte ci può consentire un giudizio complessivo sull’operato dell’Amministrazione pubblica. Vuol dire che il Consiglio di Stato fa male ad affermare nella sentenza che l’ACG “ non è utilizzabile in modo disfunzionale rispetto all’interesse collettivo e non può essere causa d’intralcio al buon funzionamento della P.A.” E fa male a dire che va usato secondo “ buona fede”. Chi dimostra la malafede? E fa male il Consiglio di Stato ad ipotizzare, senza prove, che si fa dell’accesso un “ uso malizioso”. Quanto alla richiesta “ massiva” e troppo onerosa per il Comune, il previsto “ dialogo cooperativo” è previsto proprio per un eventuale alleggerimento concordato dell’onere per l’Ente. Sindaco Caruso, a prescindere dal caso specifico dell’eventuale irregolarità urbanistica di Orazio Arturo, ripensa all’importanza della trasparenza degli atti, in mancanza della quale tutti saremmo autorizzati al sospetto. E veniamo al caso di

LA SIENA

Ho letto, con grande interesse, l’editoriale dell’avvocato Luigi Della Monica, uno dei due difensori del condominio di Via Seminario 34-36, che si trova in prossimità dell’escavo della Siena e si ritiene danneggiato da tali lavori e potenzialmente minacciato per il futuro. Gli avvocati in questione chiesero, ai sensi dell’art.7 della Legge 241/1990 l’accesso agli atti riguardanti tutti gli aspetti della costruzione ad opera della soc. Turistica Villa Miramare. Dopo quasi 5 mesi dalla richiesta è stato riconosciuto tale diritto. Ora i tecnici di parte verificheranno gli aspetti urbanistici, idrogeologici e di conformità al Piano Regolatore Generale. Nel frattempo l’avvocato Della Monica si chiede in che modo il Comitato cittadino “ Salviamo Ischia Ponte” intenda veramente tutelare gli interessi della comunità locale. E se, per caso, il loro attendismo non sia gattopardesco. Anche noi siamo curiosi di capire, fino in fondo, dove vuole andare a parare il Comitato, al quale rivolgiamo pubblicamente qualche domanda e, nel contempo, rivolgiamo qualche quesito al Comune d’Ischia, avendo spulciato qualche documento. La domanda al Comitato è: “ A voi interessa solo che venga ultimato il parcheggio, per porre fine ai disagi estetici e commerciali degli ultimi anni o volete che emerga anche tutta la verità su eventuali irregolarità, imprudenze, possibili pericoli futuri? Ho ripescato il Golfo del 26 agosto 2018 ( all’incirca un anno fa) nel quale venivano intervistati alcuni noti commercianti della zona, dalle cui risposte emerge chiaramente un unico interesse e cioè la conclusione dell’opera. Un solo intervistato diede una risposta molto diversa, ma non era un commerciante. Si trattava di un giovane valoroso ed amato, purtroppo scomparso nel frattempo: Miro Iacono: “ Passo ogni giorno davanti alla Siena e credo che ormai non ci siano più parole per descrivere la situazione…Secondo me la situazione andrebbe approfondita… Ad esempio bisognerebbe fare chiarezza sulle possibili conseguenze per l’abitato circostante… Sarebbe stato sicuramente meglio lasciare il vecchio parcheggio, magari migliorandolo logisticamente ed esteticamente, senza estirpare un vigneto secolare e senza snaturare l’ambiente e l’identità storica del luogo”. Miro Iacono, da sognatore e creativo, non si sarebbe arreso dinanzi a quello che considerava “un grave errore di cui non si intravede la fine”. Ma purtroppo si è dovuto arrendere a forze del male inarrestabili. Si completi pure il parcheggio, ma non si rinunci all’accertamento della verità! Cari amministratori del Comune d’Ischia ecco le domande che vi pongo: Una delle delibere chiave in questa questione è la delibera di Giunta n. 270 del 19/11/2010 ( Sindaco Giosi Ferrandino). E’ un caso che su 7 componenti della Giunta ben tre assessori erano assenti ( Luigi Boccanfuso, Antonio Pinto, Enrico Iovene)? Perché la procedura avviata ai sensi della L. 109/94 è stata , su richiesta della parte, dirottata sui binari dell’edilizia convenzionata? E’ stato mai effettuato il controllo che effettivamente la società abbia rispettato l’occupazione complessiva di 2400 mq. ( tra parcheggio multipiano e sala polifunzionale) corrispondenti al precedente parcheggio all’aperto, così come prescritto dalla Soprintendenza? Il 22/3/2010 il sig. Generoso Santaroni inoltrò istanza per il permesso a costruire, allegando una “ relazione sulla compatibilità urbanistica” a cura del prof. Sebastiano Conte, sulla cui competenza e buona fede non ci piove.

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Ebbene da tale Relazione emerse che in quell’area non ci poteva essere nessun vincolo di Piano Regolatore, in quanto erano trascorsi inutilmente 5 anni dall’entrata in vigore del Piano Regolatore Generale ,per cui – ai sensi dell’art.2 della L. 1187 del 19/11/68- la Siena era ormai una “ zona bianca” ( in parole povere senza disciplina pianificatoria). Tale omissione nei 5 anni fu una semplice “ disattenzione”? Ancora, atteso che il permesso a costruire è subordinato al pagamento del costo di costruzione più oneri di urbanizzazione e che era stato predisposto un Atto di sottomissione, ci dite per favore se fu firmato quell’atto e di conseguenza se fu pagato, e in che misura, il Contributo di costruzione? Ci dite che cosa è rimasto dell’impegno ( previsto in tale Atto) a riservare 20 posti auto ai disabili, 30 posti auto agli anziani, tutti a 60 euro al mese e 50 posti ai residenti al costo di 80 euro/mese? Ci dite se è stato rispettato l’obbligo ( previsto nell’Atto) di effettuare, prima dell’inizio lavori, una “ verifica dello stato di conservazione degli edifici prospicienti l’area? Potremmo proseguire con altri quesiti, ma li spenderemo nel tempo. Incominciate a dare qualche risposta alla collettività!

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