IL COMMENTO Ma sarà colpa del reddito di cittadinanza?

Mai come in questo periodo dove fervono i preparativi per l’imminente stagione turistica, c’è richiesta di personale, di figure specializzate nei vari settori, soprattutto per ristoranti e alberghi. Ma c’è difficoltà a reperirli, una volta era il contrario, ma da qualche anno a questa parte è sempre più difficile trovare personale, o meglio chi vuole lavorare. È anche vero che siamo stati invasi da manovalanza estera, che per pochi soldi si è offerta di svolgere le mansioni più pesanti, con turni anche massacranti e paghe da fame.

E che purtroppo ha abbassato notevolmente la qualità, mancando di professionalità, se si vuole mantenere un certo tenore, bisogna avvalersi di personale qualificato. Il mondo del lavoro turistico ha bisogno di essere riqualificato perché vive in continua evoluzione, le nuove competenze riguardano il mondo del web, tra le nuove figure troviamo anche: travel organizer (costruisce il viaggio, la sua area di competenza va dalla progettazione alla comunicazione); travel designer (propone un’offerta turistica su misura del cliente); promotore del turismo sostenibile (guida ambientale, operatori di ecoturismo che lavorano soprattutto a contatto con b&b, agriturismi o strutture green); destination manager (promuove un territorio spesso posto al di fuori dei grandi circuiti turistici per valorizzarne ricchezze e risorse). Ma in questo caso, niente di tutto questo, si ricerca personale e non si trova, allora chiedo, sarà colpa del reddito di cittadinanza? È dall’aprile del 2019 che è stato introdotto in Italia, è una forma di pensione di cittadinanza per contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale, introducendo questa misura a favore della cittadinanza, l’Italia, si è avvicinata agli altri Paesi europei che possiedono un “reddito minimo di inserimento”, un provvedimento più che giusto, ma che non dovrebbe durare in eterno. Invece il fenomeno che si sta verificando è proprio questo, le persone si accontentano e si adagiano a ricevere questa sorta di pensione dallo Stato rifiutando ogni tipo di lavoro. Il reddito di cittadinanza dovrebbe servire a sostenere le persone fino a che non trovano una nuova occupazione, dovrebbe essere un sussidio transitorio, con lo scopo di inserire nuovamente una persona nel mondo lavorativo e nel tessuto sociale.

Forse dovrebbero cambiare un po’ le cose? Perché chi ha il reddito di cittadinanza non potrebbe svolgere un lavoro socialmente utile? Naturalmente escludendo le persone che sono impossibilitate a farlo, e fino a che non trovano un nuovo impiego. Ma sta accadendo invece al contrario che il lavoro offerto venga rifiutato, perché ci si accontenta di questo reddito minimo pur di non andare a lavorare. Ma perché accontentarsi e non migliorare la propria condizione di vita? Il lavoro è un diritto ma è anche una libertà e non trovo giusto adagiarsi a questa sorta di pensione sociale a carico dello stato e non a contribuire alla crescita del Paese. È anche vero che dietro al Reddito di Cittadinanza sono emerse le problematiche a carico dei lavoratori, quali lo sfruttamento del lavoro in nero, le tante ore di lavoro, il non rispettare i diritti dei lavoratori, il lavoro sottopagato. E in questo entrano in gioco le tante figure, soprattutto di extracomunitari che svolgono dei lavori e non ne hanno le competenze perché si accontentano di una paga inferiore. Questo fenomeno scatena di conseguenza non solo il deprezzamento della struttura ma innesca la fuga di capitale all’estero. Perché questo tipo di lavoratori non spendono i soldi che guadagnano in Italia, ma li trasferiscono nei loro paesi. E intanto la ricerca del personale continua, ma la voglia di lavorare manca, come per dire “ campa cavallo che l’erba cresce”.

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