IL COMMENTO Missione Pithecusa 11
DI LUIGI DELLA MONICA
Non voglio apparire come il vassallo mediatico dei miei amici, colleghi ed illustri predecessori su questo quotidiano Raffaele Mirelli e Graziano Petrucci, ma l’impatto emotivo che hanno generato le loro riflessioni è troppo violento per essere ignorato.
Le sei isole, ammesso che esistano anche che sono convinto che sia davvero così, sono un problema reale: si leggono su facebook commenti solenni e celebrativi degli eventi, ma giustamente altri confermano che sia scarsamente probabile la presenza di forestieri, visti gli alti costi di trasporto marittimo per trascorrere una sola giornata o notte bianca sull’isola. Senza contare che qualche giorno fa, a parte le giuste e sacrosante pause festive delle compagnie private, soltanto la Ca.re.mar. che pubblica non è più, ha mantenuto il collegamento con la terraferma, laddove i sindacati di EAV e pure della ANM della città metropolitana garantivano finalmente questa conquista di civiltà delle linee di trasporto terrestre attive durante il Santo Natale ed altri giorni in rosso, merito paragonabile alle navette gratuite per accedere alla notte bianca di Forio.
La conseguenza di quanto detto è che, a parte le dovute eccezioni perché mi è stato riferito da amici seri ed autorevoli che vi erano presenze di alcuni turisti, tutti gli eventi sono stati lodevolmente pensati prima di tutto per i residenti. Questa constatazione non è certamente negativa, se non fosse perché ha acceso i soliti litaniosi campanilismi: si leggono sui social “Ischia e Forio chiamano, gli altri comuni non pervenuti”…bla…bla…frasi che comprovano la sperimentazione galileiana della tesi di Raffaele Mirelli. Graziano Petrucci nel suo “caffè scorretto” di fine anno ci segnala l’inspiegabile rallentamento delle procedure del Piano di Sviluppo, evidenziando le sue spiegazioni del fenomeno. A mio sommesso avviso ritengo che come sempre sia il campanilismo, l’ansia del singolo amministratore locale di essere criticato per aver assunto iniziative che si irradino troppo a vantaggio di tutta l’isola e non per la singola circoscrizione che lo ha eletto. Ripeto, gli eventi invernali e la loro macchina organizzativa sono stati eccellenti e necessariamente dovranno essere ripetuti, ma attraverso un tavolo tecnico di coordinamento fra tutte e sei le amministrazioni, i rappresentanti delle società di navigazione, dei trasporti terrestri e dei sindacati di categoria, nonché i comuni rivieraschi di Pozzuoli e Napoli, per progettare flussi turistici nella stagione invernale.
Il grande successo di Forio non si può che ascrivere agli isolani stessi di tutti e sei i comuni accorsi all’evento, perché i flussi turistici del “Torrione” non possono certo ancorarsi al flebile collegamento Beverello-Forio, soppresso perfino in piena estate, quando il maestrale o il ponente picchiano. La solita memoria corta dei malpensanti ha dimenticato il disastro dello stop tecnico di Casamicciola a seguito della alluvione, mentre è impensabile prescindere dal porto d’Ischia per la connessione permanente con la terraferma 365 giorni all’anno. Se l’abbandono della macchina in pieno centro è stato mirabilmente sperimentato dal servizio navette lo scorso 22 dicembre 2023, con i predetti tavoli di coordinamento si può arrivare alla svolta del 2024 con eventi fruibili da Milano, Torino, Bologna, Firenze o Roma. Si deve arrivare alla ferma volontà del turismo intermodale, per cui il forestiero romano, ad esempio per una città più prossima, si deve curare, sin dal treno alta velocità, di acquistare un unico vaucher che gli consenta di scendere a Napoli, salire sul mezzo nautico e con lo stesso titolo raggiungere da Ischia o Casamicciola la notte bianca di Forio e se gradisce dormire nella struttura alberghiera. Solo in questo modo si potrà dare seguito alla risonanza mediatica ricevuta dalle testate televisive nazionali per gli anni a venire. Se tanti isolani, mi dispiace dirlo, vivono nella campana di vetro della attesa di un novello benefattore stile Commendatore Rizzoli, devono ricordarsi che uno dei suoi più validi supporters è stato il Sindaco Telese, che sposò tutte le innovazioni del milanese “spendaccione”. Per questo mi è venuta in mente la metafora della missione “Apollo 11”. Il rinnovamento culturale dell’isola deve essere paragonato ad un cambio epocale proprio come quello della conquista della Luna nell’estate del 1969! E se vogliamo aggiungere un pizzico di peperoncino alle mie parole, possiamo finalmente proporre ai proprietari delle piccole abitazioni destinate al turismo di chiuderle alla cosiddetta “mazzamma”? Vogliamo mandarla su Marte, evitando di sorridere al suo denaro, verde ed abbondante, che però chiede indietro dieci volte il suo valore, con la ricompensa della devastazione, delinquenza e distruzione dell’ecosistema ambientale e culturale? Le mie orecchie sentono ancora oggi, da persone di alta borghesia ischitana, la frase “fittavo ai contrabbandieri napoletani, erano persone silenziose e pagavano profumatamente, magari tornassero”. Questi sono i motivi antichi, anche se risalenti soltanto alla fine degli anni 70’, che hanno fatto piazza pulita delle persone pulite ed oneste, che popolavano tutta l’isola nell’era di platino 50-60’.
Il campanilismo esasperato, la voglia di accumulare in modo parassitario denaro rispetto al vicino, oppure alla contrada, al comune vicino, ha fatto perdere di vista la qualità del soggetto richiedente ospitalità turistica. Non voglio argomentare la solita retorica di indurre a pagare le tasse, perché il legislatore una buona volta deve prendere atto che un cittadino soverchiato da una pressione altissima, non riceve adeguati servizi al prelievo e soprattutto su un’isola genera una sorta di rivalsa determinata dalla sindrome dell’abbandono istituzionale, per cui il singolo elabora una mentalità maldisposta a riconoscere il ruolo di uno Stato cosiddetto tiranno e non padre di famiglia. Ciò determina una propensione alla pratica dei cosiddetti fitti a nero, che si sposa bene con persone che a loro volta sono portatrici di denaro non tracciabile, ma che sono abituate ad insozzare l’ambiente dove vivono e dove si portano a trascorrere le immeritate vacanze. Se riflettiamo drammaticamente proprio il fitto a nero può essere la soluzione alla destagionalizzazione del turismo estivo, che si basa tutto sulla NASPI, oppure come diceva giustamente Graziano Petrucci sul lavoro interinale, che ha fatto la fortuna degli ideatori di questa modalità di erogazione delle prestazioni, ma la disgrazia delle famiglie che si barcamenano sull’attesa della tanto sperata “chiamata”, che non arriva se hai votato il candidato sbagliato.
In conclusione, la rinascita dell’isola su scala mondiale, come merita, si basa soprattutto sulla rivoluzione culturale ed epocale, come la missione Apollo 11, in cui tutti gli isolani si rendano conto, a partire dai cosiddetti fitti in nero che bisogna selezionare l’ospite, una volta e per tutte. Solo la cultura potrà suggerire a questi piccoli proprietari immobiliari che è meglio riempire le prenotazioni su 365 giorni all’anno, ma al prezzo di poter passeggiare serenamente sul corso principale senza minori abbandonati e vandali, fruire di una spiaggia libera in serena convivenza e senza vedere al tramonto cumuli di rifiuti abbandonati sull’arenile. Se qualcuno si è soffermato a vedere la campagna pubblicitaria del Qatar, gli ideatori hanno scelto una tartaruga come simbolo di questo artificiale Stato della penisola arabica.
Mi astengo dal ricordare che non tutti gli isolani sono orgogliosi portatori della nidificazione delle tartarughe caretta, oppure del fatto che ora con bonaccia si può godere del bagno a cielo aperto in inverno nella Baia di Sorgeto: ve lo spiego io il motivo. L’esasperato campanilismo porta alla maggioranza degli altri isolani a celare queste meraviglie, perché appartenenti a comuni scomodi ai loro occhi (Lacco Ameno o Serrara Fontana) e questo circolo vizioso si ripete anche all’inverso.
Io sogno per il 2024 la missione “Pithecusa 11”, quella del cambiamento culturale.
* AVVOCATO