LE OPINIONI

IL COMMENTO Padre Sorge, l’evangelista del terzo millennio

Ci sono delle persone che attraversano la scena del mondo e lasciano una traccia profonda come a dire: “Badate, io sono ancora qua”! E coloro che rimangono sulla terra sono portati, quasi incoscientemente, a pensare a loro come se fossero ancora tra noi. Questo è il concetto del “non omnis moriar” (non morirò del tutto) che è in diretta dipendenza delle opere che ciascuno di noi ha messo in opera durante la propria vita. Quando ho appreso la notizia della morte di padre Bartolomeo Sorge, il 2 novembre scorso, la mia mente subito ha pensato: un uomo così non può morire! Ma chi era padre Sorge? Un gesuita di tutto rispetto, di una cultura eccezionale, con una visione cristiana moderna dell’uomo di oggi. Qualcuno lo ha definito “un evangelista del terzo millennio”. E mai definizione fu più centrata! Cosa vuole l’uomo dei giorni nostri? Non lo sa nemmeno lui! E’ veramente morta la sua spiritualità? Ha veramente perso il senso di Dio? padre Sorge ha tentato di dare una risposta a queste domande che l’uomo di oggi, pur di vivere una vita tranquilla e senza problemi, oserei dire senza alcuna scocciatura, preferisce ignorare. Questo gesuita dava fastidio perché voleva far riflettere, far ragionare la gente. Lui aveva una visione cristiana ed umana della politica: è questa che deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. Si rifaceva ai grandi del passato, don Sturzo, De Gasperi, La Pira, camminando sulle loro orme e facendone proprie le loro idee. Incoraggiò e partecipò alla “Primavera di Palermo” di Leo Luca Orlando.

Lui, nato nel 1919 nell’isola d’Elba, da genitori catanesi, conosceva bene le problematiche della sua Sicilia perché le aveva nel DNA; era cosciente della potenza distruttiva della mafia e la combatté con forza. Per molti anni direttore della “Civiltà cattolica”, la rivista dei Gesuiti, fece del rapporto tra Fede e ragione, tra cristianesimo e religione nel mondo di oggi il suo cavallo di battaglia. E le sue idee che spesso suonavano dirompenti e quasi eretiche alle orecchie di certi uditori, forse un po’ bigotti. le portava in giro per mondo come un moderno evangelista, come un San Paolo dei tempi nostri. Un giorno di alcuni anni fa, non ricordo esattamente la data precisa, venne a tenere una conferenza anche a Procida presso la chiesa di S. Giuseppe, alla Chiaiolella, Era stato invitato dal parroco don Michele Ambrosino, un prete particolarmente sensibile ai fenomeni culturali di qualsiasi tipo. Basti pensare che, appena si rendeva conto dell’esistenza in giro di qualche personalità di spicco in campo culturale, faceva di tutto per averlo a Procida. Nove volte su dieci ci riusciva. E così quella sera approdò sull’isola padre Sorge. Alla conferenza del gesuita assistetti anche io Mi sembrò che dicesse delle cose piuttosto ovvie. Alla fine della conferenza manifestai le mie perplessità a don Michele. Questi, con l’aria calma e serafica che gli era abituale, mi rispose: “Ma tu allora non conosci l’universalità dell’ovvio?” Rimasi di stucco, ma quella sera imparai molte cose. Grazie a te, padre Sorge ed anche a te, caro don Michele! Ormai siete entrambi in Paradiso…

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