LE OPINIONI

IL COMMENTO Palazzo Scalfati e parcheggio Siena: caro Santaroni le scrivo…

DI LUIGI DELLA MONICA

Ill.mo Sig. Avvocato Santaroni, mi riferisco all’articolo apparso lo scorso 4 maggio 2019, all’indomani dell’incontro fra le parti ed il CTU per la nota vertenza da Palazzo Scalfati in Ischia Ponte, di cui celo gli esiti ai media e continuo a farlo alla luce nuovo odierno incontro svoltosi con i Suoi rappresentanti tecnico\legali. Ella ha parlato, in via generica sulla questione, di sterili polemiche e strumentali discorsi di piazza, portando a suo merito il voler beneficiare la collettività con la sua opera.  Non è compito di chi scrive giudicare ovvero replicare su questo, mi rivolgo a lei come cittadino italiano, esteta del bello e dell’ecosistema isolano. Parlo in virtù dell’amore che mi lega all’isola, essendo discendente di un’isolana che dopo tante ricerche aveva annunciato alla famiglia di aver trovato una casa in uno dei siti più belli di Ischia, il Palazzo Scalfati, sicura del luogo acquistato in quanto definiva l’abitazione  “un  palazzo  ancorato alla roccia dal 1700”.

Un dubbio, una perplessità mi sovviene così come penso di essere portavoce di tanti isolani: quella roccia esiste ancora? Nel formulare questo dubbio non credo di essere uno non avvezzo al lavoro o che vuole polemizzare in quanto non ha nulla da fare ma un comune cittadino che guarda un ‘opera pubblica che sicuramente con le migliori intenzioni, sembra avere provocato un grande disagio a tutto il Borgo. Ricordo che l’area borgo di Ischia Ponte, composta dalla Via Pontano sino alla Via Seminario intera, dal citato periodo sino a tutt’oggi ha visto progressivamente i seguenti disagi: e’ iniziato lo sbancamento di tonnellate di terrapieno del parco “La Siena”, con l’ingresso di numerosi T.I.R. della lunghezza di 18 metri, con ovvi disagi al traffico veicolare, con dispersioni di micropolveri in aria che inducevano le abitazioni limitrofe a tenere le finestre chiuse; sono state effettuate trivellazioni che cagionavano una fastidiosa, anche se tollerabile nei parametri di legalità, rumorosità alle abitazioni adiacenti ed agli avventori della zona; uno scarico in mare di acque della falda freatica che non mi permetto di dissentire ci mancherebbe sulla campionatura del materiale,  scurisce l’acqua della vicina spiaggia libera; torbidità delle acque che sembrerebbe dovuta al trascinamento di particelle di sabbia e\o terreno; un cantiere a cielo aperto che è stato fotografato credo da migliaia di turisti italiani e non, su cui i media esteri avranno sicuramente ricamato tante voci infondate sulla immagine di Ischia Ponte.

Alla luce di quanto esposto, interrogarsi su questo disagio credo sia una cosa profondamente umana e non condannabile, per cui mi sorprende che Ella parli di polemiche sterili rispetto alla durata storica della sua opera ed agli impatti oggettivi. È possibile che in sei lunghi anni di difficoltà, come Lei asserisce e nessuno dubita del contrario, nessuno abbia mai parlato, bofonchiato e\o intavolato riflessioni tecniche? Andava tutto bene? Tutti erano felici del rumore – si badi bene circoscritto nei parametri legali – dei camion, degli scavi, della congestione del traffico, del pantano a cielo aperto, delle zanzare, delle domande dei turisti? Che mi dice  della propulsione di 300 litri al secondo che rende non agevole nelle vicinanze la balneazione, al di là della presunta oscurità o meno dell’acqua…

Le sue comparse giornalistiche asseriscono che il progetto è di interesse collettivo; il Comune che trattasi di cantiere privato? Dove risiede la verità? Non è mio compito stabilirlo, ma non si indigni se alcuno abbia mosso il proprio pensiero nella direzione del dubbio. Indipendentemente dalla natura filantropica e di promozione sociale che Ella ha voluto individualmente sostenere da oltre 11 anni e di cui sicuramente la cittadinanza gliene sarà grata,  forse  il dialogo e\o la comunicazione stampa andavano gestiti in modo diverso senza fare riferimento sterili indignazioni rispetto a polemiche, che altro non sono che domande legittime di persone dotate del buon senso. Una cosa posso dire per il patrocinio di “Palazzo Scalfati”, salvi ed impregiudicate le rispettive posizioni, e pubblicamente ringraziarLa: si è aperta una ampia finestra di dialogo costruttivo! In conclusione, Le auguro Buon Lavoro ed in bocca al lupo all’opera! Ma forse rispondere alle preoccupazioni che le vengono rivolte in merito fa altrettanto parte dei suoi compiti,  in quanto promotore di un’ opera che, non me ne voglia, alla fine spero, visto i disagi e le lungaggini, sia valsa davvero la pena portare avanti.

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