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Niente “assis e pisc” a Forio, il Ciaffatore spara sul Palazzo

FORIO – Il rumore non è certo quello dei nemici, come amava dire l’ex allenatore dell’Inter Josè Mourinho, che appena lo ascoltava ne approfittava per gasare se stessi ed i suoi ragazzi. Ma la vicenda, evidentemente, è di quelle che all’ombra del Torrione fanno rumore perché parliamo di una manifestazione dalle profonde radici storiche, la cosiddetta “assis e pisc” della vigilia di Natale, la benedizione del pescato che quest’anno è misteriosamente saltata. Anche se dal palazzo municipale un po’ tutti hanno voluto far trasparire che non si trattasse di un fatto casuale ma addirittura di un vero e proprio boicottaggio operato nei confronti di un evento davvero suggestivo. A muovere i primi sospetti era stata la consigliera Gianna Galasso, che sul suo profilo Facebook aveva scritto testualmente: “Per tutti noi Foriani la mattina della Vigilia di Natale ha sempre rappresentato un momento di incontro, una tradizione, una mattina speciale. Sveglia alle quattro, messa, processione e Piazza San Gaetano invasa dai colori, suoni e profumi che solo ‘l’assise e pisc’ può regalare. Oggi no. Tutto questo non c’era. Purtroppo, qualcuno ha deciso arbitrariamente di interrompere questa tradizione. Dispiace constatare che viviamo in un tempo dove l’interesse economico, il dio denaro vince su tutto, anche sulle tradizioni. Dispiace ancora di più che proprio chi lamenta un lento morire delle nostre usanze sia proprio l’artefice della fine delle stesse. Salvaguardare la nostra storia, i nostri costumi e le nostre tradizioni è un dovere di tutti Noi, nessuno escluso”. Un primo chiaro segnale ma nell’edizione di ieri del nostro giornale è intervenuto anche il vicesindaco Gianni Matarese che invece nell’individuazione delle responsabilità è stato invece molto più categorico spiegando che “come Comune non sapevamo niente, tant’è che abbiamo inserito l’evento anche nel cartellone. Due o tre dei rivenditori ci hanno detto che mancavano le autorizzazioni ma si pensa che ci sia stata una volontà di boicottaggio, volevano risparmiare dato che avevano avuto l’autorizzazione a tenere aperto il mercato fino a tardi.  Se l’avessimo saputo prima, avremmo chiamato i pescatori da altri comuni che sarebbero venuti subito. Siamo rimasti delusi, è stata interrotta una tradizione lunghissima. Avrebbero potuto avvisarci prima per risolvere il problema ma non l’hanno fatto e quindi crediamo ci sia stata un po’ di malafede e siamo molto amareggiati…”.

Il secondo capitolo, adesso, lo riaprono i diretti interessati e nello specifico ci pensa uno storico pescatore foriano. Parliamo di Vito Calise, conosciuto come il “Ciaffatore”, il quale esce allo scoperto ed a Il Golfo rivela quella che è la versione dei fatti della controparte, in netta controtendenza rispetto a quella fornita dalla politica. “Sono un rivenditore di pesce di Forio d’Ischia – spiega al cronista – essendo stato accusato pubblicamente di aver ‘sabotato’ i programmi del Comune per quanto riguarda la vendita del pescato in Piazza San Gaetano devo fornire una serie di chiarimenti, anche perché l’evento in questione vede protagonista la mia famiglia da oltre mezzo secolo. Ed allora voglio sottolineare, per rispondere anche a tanti cittadini che hanno fatto insinuazioni di varia natura, che la tradizione non è un obbligo solo per i pescatori ma anche e soprattutto per chi ci amministra. Tutti abbiamo una famiglia, anche noi che siamo costretti a dannarci l’anima perché traiamo sostentamento dal nostro lavoro: non abbiamo lo stipendio assicurato a fine mese, dobbiamo sudarcelo giorno per giorno…”.

E poi il Calise arriva al nocciolo della questione: “La gente ci critica – spiega – ma nulla ha fatto per noi e inoltre tra crisi ed inasprimento delle normative vigenti siamo ridotti proprio male. Come operatore sono letteralmente indignato da una serie di comenti tra chi vuole mandarci al confine sul Monte Epomeo e chi addirittura vorrebbe toglierci il banco del mercato. Non vorrei che tutto questo polverone sia stato alzato per distogliere il paese da problemi ben più seri come l’immondizia, il dissesto idrogeologico o magari la pessima accoglienza che diamo ai nostri turisti. Se è così, allora lor signori hanno pienamente raggiunto lo scopo. Chiedendo scusa per aver avuto l’ardire di rispondere a persone più qualificate di me (umile pescatore e per giunta orgoglioso di esserlo, era giusto dire la nostra”. Nelle sue parole fa riferimento alle norme, Calise, ed in particolare ad un episodio accaduto proprio in occasione dell’evento del 2014. Quando a un certo punto la locale sezione della Guardia Costiera sembrò quasi voler sequestrargli il carico di pescato che aveva in esposizione, salvo poi desistere dall’intento ma raccomandando maggiore attenzione per l’anno successivo. A questo punto lo stesso “Ciaffatore” si sarebbe aspettato maggiore attenzione da parte di sindaco, assessori e consiglieri, che insomma qualcuno gli andasse a chiedere se c’erano particolari necessità o quantomeno sincerarsi con lui che tutto fosse a posto. Ed invece, il senso è proprio questo, si è pensato solo a “dispensare contributi a destra ed a manca” senza nemmeno preoccuparsi di verificare se i pescatori dovessero quantomeno essere tranquillizzati sul fatto che non avrebbero corso rischi nel portare a termine la cosiddetta “assis e pisc”.

Ma Vito Antonio Calise, il “Ciaffatore” non ha ancora concluso ed in questa lettera ideale lascia spazio anche un post scriptum che la dice lunga sull’aria che si respira in quel di Forio, come al solito tutt’altro che allegra: “Sono quasi certo – dice – che questa mia rimostranza sarà oggetto di una qualsiasi forma di ritorsione e dunque invito chi mi legge a considerare i fatti esclusivamente dal mio punto di vista. Inoltre affermo di essere ben lieto di riprendere la tradizionale vendita di pesce, dal momento che sono stato il primo a rammaricarsi per la mancata continuità della tradizione. Spero soltanto che prima del prossimo Natale dal Comune di Forio ci si degni di ascoltare quelle che sono le nostre, legittime, preoccupazioni…”.

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