IL COMMENTO Pasqua, “Ansa” da prestazione

DI RAFFAELE MIRELLI

La partenza più dolce per una lunga stagione che si annuncia lenta, ma in ogni caso densa e con numeri di rilievo, è cominciata. La nostra isola si risveglia dopo il lungo letargo. È davvero un piacere rivedere i locali aperti, le persone in attività per i prossimi mesi. L’augurio è quello di risollevarci dal malessere esistenziale e di ritrovare nuovo vigore. Nel frattempo, sono state tante le promozioni del territorio via social e tv: narrazioni che aiutano la nostra economia turistica,ma che spesso forzano un po’ la mano e lasciano perplesse molte delle voci critiche del territorio. Tra i tanti programmi che ci “ronzano” attorno e le politiche di aiuto a noi rivolte,corriamo dei rischi: spesso la linea narrativo-esperienziale si appiattisce, coinvolgendo un numero limitato di attori e quindi di prospettive. Da qui nasce il pericolo di una ripetizione, di un messaggio promozionale stantio e limitato nel tempo. Alcune volte si arriva addirittura alla distorsione della realtà che, ahimè, non è assolutamente corrispondente.

Ovviamente anche in questo caso vanno analizzati i comportamenti intrapresi dai registi delle azioni promozionali. Adesso ci sembra una priorità rimettere l’isola in un circuito promozionale, specie dopo le catastrofi invernali, dopo lo sconvolgente periodo di “depressione” culminato – in pochesettimane – in un numero preoccupante di gesti estremi. Viviamo una sorta di “ansia da prestazione” che rivela e genera uno “strano ignorare”, una sorta di paura di fronte alla prospettiva di un’estate “vuota”, senza visitatori. Ischia è insicura e cede alla tentazione di non organizzare una regia che strutturi la comunità imprenditoriale, amministrativa, dei lavoratori stagionali in un unico movimento promozionale, più accorto e mirato.

Benessere, gastronomia, enogastronomia, termalismo e tanto altro riempiono le reti nazionali senza contenerne l’essenza, una struttura ordinata e portante che regga al trascorrere del tempo. Un problema che abbiamo già vissuto in passato rispetto all’esigenza di comunicazione relativa alle emittenti nazionali e alle testate giornalistiche. Dopo il primo tentativo intrapreso dal Comune d’Ischia di “sistemare” gli operatori del settore turistico come una squadra che persegue lo stesso obbiettivo, lecito e urgente, adesso non si profilano all’orizzonte segnali reali di realizzazione e azione comunitaria. C’è troppa carne al fuoco, potremmo dire.

Che cosa vogliamo raccontare dell’isola e che cosa vogliamo che essa rappresenti per i nostri cittadini e ospiti? Ischia l’isola verde? Come? Non siamo negli anni ’60, non rappresentiamo un modello di vita green, “fuori dal tempo”, anzi, siamo proiettai verso un “mezzo futuro” di imprenditoria agile, di vita cittadina. Ischia Isola del benessere? Come? Viviamo disagi di tipo urbano legati al traffico veicolare, alla rumorosità, all’inesistenza di alternative e di modelli di vita consoni alla realtà insulare che richiedono scenari più bucolici, poetici e tranquilli. La natura, gli esseri umani e lo stile di vita attuale vengono cristallizzati spesso in visioni anacronistiche che, non corrispondendo alla realtà,producono una reazione di delusione per chi, invece, si attende di trovare un territorio “accogliente”.

Questa “ansia promozionale”, questa corsa alla salvezza non può trovare il suo rimedio nella stagione turistica, anzi, potrebbe trovarlo solo nei duri mesi autunnali e invernali, Tempo in cui saremmo chiamati a metterci insieme e a lavorare sotto tutti i punti di vista e soprattutto insieme. Siamo, invece, vittime di unprotagonismo personale e poco accorto alla più semplice delle prospettive: “l’unione fa la forza”.

Dire che Ischia debba ricostruirsi neimesi invernali è ormai doveroso e rappresenta una valida prospettiva al tanto agognato benessere che vogliamo trasmettere a tutti. Ripeto: tutti. Non possiamo ignorarci per poi ritrovarci simpaticamente a Pasqua e credere che tutto sia risolto. Non voglio amareggiare il nostro inizio: vorrei però che questa pratica di benessere venga condivisa. Se iniziamo così (come adesso), “ignoriamo” noi stessi e le nostre esigenze. L’economia non si ferma se ci ripensiamo, se iniziamo a pianificare un inverno di collettività, di elaborazione e perché no, di divertimento. Sono sicuro che per tutti noi – in questo freddo inizio – sarà difficile accogliere le persone, “dovendo” in primis parlare di quello che facciamo finta di ignorare, di quello che è avvenuto a Casamicciola in questi pochi anni. La frana, poi il terremoto. Sì, sarà questo l’ordine della conversazione.

Fateci caso: queste saranno le prime parole che proferirete ai vostri ospiti e il vostro discorso finirà così: “Speriamo bene”.

Non voglio vivere l’isola così, raccontando disgrazie.Non lo vogliamo, tutti. Paradossalmente sto dicendo che per noi l’inverno, debba diventare una nuova estate. E non solo dal punto di vista lavorativo. Dobbiamo imparare a tessere le trame di una comunità che deve apprendere a vivere insieme e divertirsiinsieme.

Non si può “faticare” per vivere. Non si puòrinchiudere la propria esistenza in quattro muraper poi rincorrersi e lavorare per pochi mesi, come ossessi, pazzi, depressi. Il mio appello a questa apertura di stagione è quello di pensare al dopo. Di pensare al prossimo inverno, di pensare differentemente la nostra isola. Questa sì che rappresenterebbe la resurrezione, la liberazione dal fango che ci sta imprigionando. E qui insisto: Ischia è l’isola più fragile. Buona Pasqua a tutti noi!

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