LE OPINIONI

IL COMMENTO Per chi suona la sirena?

DI ANNA DI MEGLIO COPERTINO

A volte gli input assorbiti nell’infanzia condizionano indelebilmente il nostro sguardo sul mondo, anche per il tempo a venire. Quel caseggiato, ad esempio, in via Alfredo De Luca, poco lontano dalla zona dove risiedevo, è rimasto per me “La Maternità”, “La casa della madre e del bambino”. Un bel nome. Fa pensare al Natale e a una Madonna dal volto conterraneo. Oggi non svolge più la sua antica funzione. Lo raggiungo, giorni or sono, spinta da notizie poco rassicuranti. Seguo le indicazioni ricevute. “Spazio laterale, parcheggio, di lato all’ingresso Dialisi. Casotto giallo. Non c’è da sbagliarsi”. Anche qui il termine mi colpisce: casotto. Adatto per attrezzi, per ripostiglio, per ospitare animali. Il locale “accoglie” invece il personale addetto al 118, che dipende dal dott. Langella, Centrale Operativa di Pozzuoli. E’ stato ridipinto da poco. “Una lavata di faccia, come si dice nelle nostre zone”. A parte questo gesto di buona creanza, niente da salvare, mi viene riferito. Poi gli elementi a tinte fosche si succedono. Pare che ai tempi della “Maternità”, appunto, lo spazio fosse adibito a obitorio (un ossimoro? Purtroppo no: vita e morte son sempre strettamente intrecciate); poi vi sarebbero state alloggiate in deposito le bombole di ossigeno (be’, un passo avanti, mi dico, dalla morte all’ossigenazione …). La postazione di Ischia del 118 è stata trasferita qui, da Villa Romana, agli inizi di Settembre 2022. Il locale, che, apprendo, si presentava fatiscente, dalle pareti marce, il tetto inconsistente, con conseguenti infiltrazioni nei giorni di pioggia, tale è rimasto. Pare sia stato solo rivestito di cartongesso e vi siano stati inseriti due piccoli bagni, di cui uno privo di finestre. Gli impianti, mi spiegano, hanno bisogno di continua manutenzione, poiché, quando si scarica acqua nel water, fuoriesce materiale fecale anche dal piatto doccia di cui è fornito uno dei bagnetti.

Una stanzetta sarebbe stata ricavata per il medico di turno, lunga circa due metri e larga circa m1,50 (le dimensioni della cuccia dei miei cani, obbligati però a starvi solo la notte …). In uno stanzone sarebbero “ammucchiati: una ventina di armadietti – il più grande dei quali contenente farmaci -, un computer, non funzionante, una fotocopiatrice, guasta anch’essa, due tavoli”. Qui dovrebbero inoltre “accamparsi” (questo il termine adoperato da chi mi ha informata) l’autista e l’infermiere dell’ambulanza, più l’autista dell’auto medica. Le due vetture han sempre incontrato difficoltà di manovra a entrare e uscire dal piccolo piazzale, poiché in questo si trova anche l’ingresso ai locali per pazienti dializzati. “Attualmente l’automedica, messa in dotazione coi fondi stanziati per Procida capitale e guidata da un infermiere, è stata soppressa, per esaurimento delle cifre stanziate atte al suo mantenimento. In ragione di ciò anche il personale infermieristico si è ridotto, da due, a un solo elemento, adibito all’ambulanza. Gli infermieri appartengono ad organizzazione Croce Rosa oppure a quella della Misericordia e ruotano per turnazione.”. La situazione descritta, già indegna di un paese civile, e critica, è inoltre in ulteriore involuzione. L’intera isola d’ Ischia, sulla carta, è servita da tre postazioni, e questo sembrerebbe numero adeguato. Il mio informatore aggiunge però che quella nel comune d’Ischia è l’unica medicalizzata, e probabilmente ancora per poco. Un’altra, di tipo B, priva cioè di medico, consistente in due ambulanze, si trova a Lacco Ameno, nei pressi dell’ospedale, non all’interno di esso, bensì al di fuori, nel cortile, col personale – due infermieri e due autisti – gestito da La Misericordia), costretto in due container, in condizioni, mi si dice, “da cani” (sic!). Una terza, anch’essa di tipo B, con infermiere e autista, a Serrara, presso l’abitazione di Rosa Iacono.

Si accennava al problema personale, problema campale, non solo per il 118, né soltanto per la nostra isola, ma per il sistema sanitario italiano in generale. Attualmente i medici che prestano il vitale (è il caso di dirlo) servizio a Ischia sono sei: i dott. R. Alvino, V. Buono, F. Caruso, G. Cigliano, L. Lombardi, A.M. Russo. In passato, va osservato, essi erano ben 24! Entro un paio di anni tre degli attuali saranno collocati a riposo, altri forse cambieranno destinazione. Sufficiente viene invece giudicata la dotazione standard in termini di attrezzatura, consistente in defibrillatore, pallone ambu (atto a rianimare il paziente, presidio, cioè, che eroga ossigeno per rianimazione cardiopolmonare), ossigeno, farmaci, presìdi per immobilizzazione, liquidi (flebo di soluzione fisiologica, glucosata, elettroliti, da iniettare in vena). Chiedo a persona competente un parere circa il numero di personale ritenuto adeguato al nostro territorio. Mi viene risposto che basterebbero anche due postazioni con due ambulanze, purché medicalizzate, una ad Ischia, l’altra a Lacco o a Forio, con almeno 12 medici, sei per ciascuna postazione, e 12 autisti, ugualmente distribuiti. D’estate poi sarebbe opportuna anche una ulteriore, sempre medicalizzata, a Sant’Angelo.

Leggevo giorni fa un pezzo di Mario Pepe (Capripress, data 22 gennaio 2023). “E’ emergenza 118 a Napoli. Tutto questo per gravi carenze di organico che comporteranno, dal primo febbraio, una riduzione da 13 a 6 delle postazioni medicalizzate.” E poi l’elenco di carenze in tutti i profili professionali, dai medici agli infermieri, agli autisti e tecnici; e, ancòra, le cause: il blocco del turn over, un migrare del personale in settori o strutture meno gravosi, meno rischiosi, meno stressanti … Napoli. Il nostro referente più immediato. Con le mani in tasca, incapace di accettare questo stato di cose, guardo il fiume di traffico, altro spettacolo penoso e, sembra, fatale, mentre la mente immagina obiezioni. Se dunque questa è la condizione di una grande città, cosa potreste mai pretendere voi isolani? Intanto, siamo isolani, appunto! Le emergenze della terraferma diventano, nella barriera talora inaffrontabile del mare o del cielo, disperazione pura, da noi. Intanto la nostra manciata di chilometri arriva in estate a ospitare cifre esorbitanti di turisti! Intanto è incostituzionale, una tragedia incombente, una mancanza assoluta di civiltà e democrazia, il non poter contare su un servizio pubblico sanitario efficiente! Dovrebbe essere il primo settore in assoluto in cui investire. Seguìto, subito dopo, da quello dell’istruzione. Resto in piedi a lungo a guardare la “Maternità” e il gabbiotto giallo in cui il personale di tale organizzazione fondamentale è squallidamente alloggiato, mentre tanto si spende per futilità o tanto si sottrae ai fondi comuni per corruzione e interessi personali. Lontano il suono lamentoso di una ambulanza, che, specie negli ultimi anni, è divenuto la colonna sonora della nostra quotidianità. Chi può volgere il capo dall’altro lato senza rabbrividire? Forse ha ragione chi sostenga che si riesca a essere divisi nel godere, mentre il male, che si annida in ogni fibra della nostra fragilità, ci accomuna tutti. “Nessun uomo è un’isola …” scriveva J. Donne, “La morte di ciascun uomo mi diminuisce.[…] Perciò non domandare mai per chi suona la campana. Essa suona per te”. Per chi suona la sirena?

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