LE OPINIONI

IL COMMENTO Per un’isola a misura di bambino

L’opinione pubblica è stata molto colpita dal fatto che, nell’attentato in Sri Lanka, rivendicato dall’Isis, su oltre 250 vittime ben 45 fossero bambini. Lo Sri Lanka è un paese molto lontano da noi, ma molto vicino nell’immaginario collettivo, come luogo mito di vacanza e di bellezza. Non è un caso che uno dei nostri parchi idrotermali più prestigiosi origini il suo nome “ Negombo” da una delle città colpite dal fanatismo estremista. Il Parco si chiama Negombo perché nel 1947 il Duca Luigi Silvestro di Camerini andava allestendo il capolavoro turistico termale con piante esotiche come cicas, strelitzie, ficus, completato poi dal paesaggista Ermanno Casasco. In precedenza ho scritto un editoriale sull’incendio della Cattedrale Notre Dame di Parigi. E lì erano evidenti i legami sentimentali, storici, religiosi di qualunque cittadino europeo con Nostra Signora. Ci si poteva aspettare minore coinvolgimento e più distacco per l’efferata strage in Sri Lanka, paese ben lontano da noi e dall’Europa. Invece ci sentiamo ugualmente vicini. Perché? Per due motivi. Per la presenza alta di bambini tra le vittime e perché ci rendiamo conto che l’estremismo non sopporta l’idea di Paesi che perseguono la felicità, attraverso l’armonia. Non sopportano la bellezza, i luoghi mitici, non sopportano la serenità della comunità cristiana che, in Sri Lanka, fa da cuscinetto fra le comunità cingalesi e tamil, molto più diffuse delle comunità di cristiani e musulmani. Per quale motivo viene attaccato l’Hotel Shangri-Là? Perché esso trae il nome dal luogo immaginario descritto nel romanzo di James Hilton del 1933 “ Orizzonte perduto”. Nel romanzo Shangri-Là è descritta come una comunità perfetta, professante il cristianesimo. E’ un luogo fantastico e immaginario dell’Himalaya, un Eden nel quale sono banditi l’odio, l’invidia, l’avidità, l’insolenza, l’ira. Ecco che cosa l’estremismo islamico non accetta e vuole distruggere: la bellezza e l’armonia, sia dell’anima che dell’arte e della natura. Vuole uccidere la speranza, la felicità di cui i bambini rappresentano la massima espressione. E allora, di fronte all’eccidio di bambini, non possiamo esimerci dal riflettere su come la società moderna, i singoli paesi, la nostra isola tratta e considera i bambini. Parto dal presupposto che, in prima istanza, i bambini vengono considerati un problema demografico da risolvere. In paesi come l’Italia è bassa la natalità che, abbinata all’invecchiamento progressivo della popolazione, crea uno squilibrio nei conti dell’Inps che in un futuro non troppo lontano potrebbe trovarsi a non poter più pagare le pensioni.

In precedenza ho scritto un editoriale sull’incendio della Cattedrale Notre Dame di Parigi. E lì erano evidenti i legami sentimentali, storici, religiosi di qualunque cittadino europeo con Nostra Signora. Ci si poteva aspettare minore coinvolgimento e più distacco per l’efferata strage in Sri Lanka, paese ben lontano da noi e dall’Europa. Invece ci sentiamo ugualmente vicini. Perché? Per due motivi. Per la presenza alta di bambini tra le vittime e perché ci rendiamo conto che l’estremismo non sopporta l’idea di Paesi che perseguono la felicità, attraverso l’armonia. Non sopportano la bellezza, i luoghi mitici, non sopportano la serenità della comunità cristiana che, in Sri Lanka, fa da cuscinetto fra le comunità cingalesi e tamil, molto più diffuse delle comunità di cristiani e musulmani. Per quale motivo viene attaccato l’Hotel Shangri-Là? Perché esso trae il nome dal luogo immaginario descritto nel romanzo di James Hilton del 1933 “ Orizzonte perduto”. Nel romanzo Shangri-Là è descritta come una comunità perfetta, professante il cristianesimo. E’ un luogo fantastico e immaginario dell’Himalaya, un Eden nel quale sono banditi l’odio, l’invidia, l’avidità, l’insolenza, l’ira. Ecco che cosa l’estremismo islamico non accetta e vuole distruggere: la bellezza e l’armonia, sia dell’anima che dell’arte e della natura. Vuole uccidere la speranza, la felicità di cui i bambini rappresentano la massima espressione. E allora, di fronte all’eccidio di bambini, non possiamo esimerci dal riflettere su come la società moderna, i singoli paesi, la nostra isola tratta e considera i bambini. Parto dal presupposto che, in prima istanza, i bambini vengono considerati un problema demografico da risolvere. In paesi come l’Italia è bassa la natalità che, abbinata all’invecchiamento progressivo della popolazione, crea uno squilibrio nei conti dell’Inps che in un futuro non troppo lontano potrebbe trovarsi a non poter più pagare le pensioni.

E allora ecco che si pensa a “ bonus bebé”, a bonus per l’asilo e via dicendo. Si dice per aiutare e incoraggiare le coppie ad avere figli. Il figlio come bilanciere economico della società! Ma la paternità e la maternità hanno un senso ben più alto del bilanciere economico. Ormai sono nonno di tre bambine, ma se fossi giovane aspirante genitore, scriverei al nascituro le stesse parole che avrebbe voluto scrivere lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet. Nel libro  Non siamo capaci di ascoltarli – Riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza egli scrive ad un’ipotetica nascitura: “ Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni – segnali a volte sfacciati delle nostre assenze – ma di attenzioni. Vorrei che in te ci fosse la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono, oltre alle regole, le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente, Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione”. Questo significa mettere al mondo responsabilmente un bambino. Siamo sicuri che oggi, genitori alla ricerca di più ampi spazi di libertà individuale, facciano scelte non nel proprio interesse egoistico bensì per prevenire una vita difficile o addirittura impossibile ai nascituri? E qui ci fermiamo, dinanzi a dubbi e quesiti complessi che attengono alla sfera etica o religiosa. E il pensiero vola all’attualità di quest’isola. Attualità che ci parla con due linguaggi diversi: uno ad uso interno  all’isola ed uno rivolto all’esterno, all’aspetto turistico. Ad uso interno non possiamo non registrare alcune positività di questi giorni. La prima è data dall’iniziativa della Fondazione Opera Pia Iacono-Avellino-Conte che ha raccolto un volume “ Il R-umore della nostra terra” di impressioni post terremoto dei bambini . Quale voce più autentica dei bambini può, in maniera sgombra da condizionamenti e strumentalizzazioni, esprimere il disagio, le sensazioni, i timori, determinati dallo sconquasso psicologico e materiale del terremoto? C’è poi da registrare l’originale iniziativa ( di cui in settimana ci ha dato notizia Isabella Puca) dei percorsi socio-educativi per i bambini terremotati, che si terranno tra giugno, luglio e agosto e avvieranno 20 bambini, tra i 4 e gli 8 anni, selezionati tra quelli che ne avranno fatto domanda, ai laboratori per la sperimentazione “ dal corpo al gesto grafico”, con la collaborazione della cooperativa Kalimera e il Mondo di Alice. Il tutto finanziato con la vendita di un calendario per la cui edizione si è prestato il personale dell’Ospedale Rizzoli. C’è stato ( ed è sempre Isabella Puca a darcene notizia sul Golfo) lo spettacolo “ Peter Pan e special friend”, andato in scena una decina di giorni fa al Teatro Polifunzionale, con attori ragazzi della Cooperativa 12 Stelle e La Casa dei Bambini. L’animatrice e presentatrice ( mia giovane e dinamica parente) è stata Cristina Rontino che ha avuto l’idea del musical. E’ da registrare infine la lettura per bambini che ci sarà stamani  al Museo Archeologico di

Pithecusae. Preziosa iniziativa della Libereria di Barbara Pierini. Favole di Esopo, racconti e filastrocche incanteranno i bambini da 5 a 8 anni, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Lacco Ameno. Peccato che la Libereria chiuderà i battenti, per la distrazione di massa  della società isolana ( che non è la sola) che non capisce l’importanza della lettura. Ma al di là di queste iniziative encomiabili, rivolte ai bambini dell’isola e in special modo a quelli scioccati dalla terribile esperienza del terremoto, cosa fa Ischia per accogliere turisticamente le famiglie con bambini? Poco o niente. Iniziative private di intrattenimento estivo dei bambini in aree gioco ed educative nascono e muoiono come i funghi.

Gli alberghi non sembrano particolarmente attrezzati per i bambini. I parchi avventura nei boschi e nelle pinete sono soggetti a incognite ed incertezze burocratiche amministrative. Le spiagge adatte ai bambini si riducono sempre di più sotto i colpi di mareggiate inclementi su arenili spesso non protetti o mal protetti. Le pinete sono sempre più abbandonate, senza che si prenda il coraggio a due mani e le si affidi in concessione a cooperative o organizzazioni senza scopo di lucro. Può una società che si dimentica dei bambini o li considera solo in funzione degli spazi di manovra dei genitori, crescere con armonia ed equilibrio? Può un luogo di bellezza e turismo come Ischia prescindere dalla presenza di bambini, di famiglie di turisti che vogliono, per un periodo, sottrarre i propri piccoli allo stress e ai pericoli della città? Se lo riteniamo impossibile e deprecabile, facciamo in modo di creare un’isola a misura di bambino, con un netto decremento di traffico automobilistico, con la lotta ai rumori, al disordine, alla microcriminalità, alla sguaiatezza di un certo tipo di turismo depredatorio. Un’isola armonica, capace di accogliere, con prezzi graduati secondo le possibilità, sia i benestanti che coloro che accedono con maggior sacrificio alle soglie del turismo. L’importante è tenere a cuore le sorti di tutti i bambini, di quelli nostri, quelli terremotati e quelli no, come dei bambini che arrivano da turisti. Quanti personaggi oggi noti del mondo del cinema, letteratura, politica, arte ricordano di essere stati ad Ischia, da bambino, a villeggiare con i genitori? Tanti. E sono i migliori sponsor della nostra isola.

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Franco Borgogna

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