IL COMMENTO Percezione del rischio e mitigazione

DI GIUSEPPE LUONGO
I Geologi, geofisici, vulcanologi sono i tecnici dotati di strumenti e conoscenze più efficaci per la percezione dei rischi naturali, sia per le loro competenze che per le esperienze acquisite con la frequentazione delle aree a rischio. Sono questi a indirizzare le scelte per la sua mitigazione. Possiamo ammirare gli antropologi, ma a questi mancano le conoscenze dei meccanismi dei fenomeni che generano il rischio. Cosa possono produrre per affrontare il pericolo che conoscono solo nei suoi elementi generali, eliminando la complessità? Si avrà una interessante lettura del disastro, ma poco o nulla per arginarlo, utile nella fase della ricostruzione della comunità.
Il geologo nasce come naturalista, staccandosi da questi con un curriculum universitario con un leggero incremento delle materie formative di base. La corsa alla ricerca petrolifera nel secondo dopoguerra chiedeva tecnici capaci di operare in campi petroliferi e nelle indagini di base, finalizzate alla ricerca di nuove aree promettenti per la genesi dei campi petroliferi e altri minerali. Questo ruolo poteva essere svolto con profitto da un tecnico con prevalente formazione naturalistica. Le catastrofi naturali che colpirono il nostro paese, alluvioni, frane e sismi aprirono al geologo altri settori di intervento. Saranno i terremoti del 1976 in Friuli e, ancor più, il terremoto del 1980 nell’Appennino Meridionale a far emergere a un ruolo di maggiore rilevanza il geologo per l’introduzione delle microzonazioni per la ricostruzione dei comuni terremotati.
Purtroppo, l’esperienza delle catastrofi ha mostrato che i tecnici capaci di fornire le risposte adeguate alla maggiore sicurezza del territorio, sono timorosi come ragazzi alle prime esperienze con il maestro di cui non conoscono i limiti. Se si è scelto di operare in questo settore impegnativo bisogna abbandonare la ritrosia a indicare la via alla sicurezza senza se e senza ma. Ciò che è indicato come ritrosia è figlia dell’ignoranza di allievi e maestri. I geologi trattano tematiche complesse per la sicurezza e vitali per le comunità esposte ai rischi naturali, che non possono essere affrontate senza produrre soluzioni che rendano il sito investigato più sicuro. La sicurezza è il risultato di una conoscenza avanzata e dettagliata del fenomeno da arginare e non è un piccolo progresso nella sua conoscenza sufficiente all’obiettivo. Si tratta di un lavoro, a volte meno elegante di quello della ricerca, ma certamente utile alla comunità. Mancando questo obiettivo i geologi continueranno ad avere un ruolo ancillare nello sviluppo della società. Il problema della competenza non riguarda il solo professionista, bensì e in modo prevalente la comunità esposta al rischio. È tempo di rivedere il ruolo della geologia nella difesa dell’ambiente,operando con tecnologie avanzate finalizzate alla conservazione dell’equilibrio tra ambiente naturale e ambiente antropizzato.Dopo le esperienze negative accumulate con i disastri naturali sorge la domanda sul perché un settore così importante per la sicurezza degli insediamenti abitativi e delle strutture dei servizi soffra di scarso peso nella pianificazione dell’uso del territorio. È il legislatore che rende il ruolo del geologo ancillare rispetto a quello di altri professionisti che intervengono sul territorio. Si tratta di una scelta determinata dal curriculum degli studi universitari che rende il geologo un tecnico del territorio di ausilio al progettista ingegnere o architetto di un’opera. Questa funzione è insufficiente per la sicurezza delle opere di ingegneria civile. I costi dei danni prodotti dai cosiddetti disastri naturali per scelte geologiche inadeguate divengono sempre più impegnativi per la comunità, pertanto, bisogna porre rimedio. Occorre dare peso al geologo quale professionista del suolo e affidare a questa “nuova” figura professionale il ruolo di progettista del suolo perché operi in collaborazione con il tecnico al quale è affidato il progetto della costruzione. Questo compito impegnativo trova soluzione in un professionista che abbia una formazione che gli consenta di unire alla sua visione del fenomeno naturale nel contesto regionale fisico e sul tempo profondo che condiziona i processi geologici. Per il comportamento dei suoli i dati quantitativi espressi dalle esperienze di laboratorio sui terreni e sulle rocce devono rapportarsi ai tempi lunghi dei fenomeni geologici, si tratta di studiare le leggi di scala appropriate al fenomeno, altrimenti il dato potrebbe riservare qualche sorpresa nel corso del tempo, rendendo meno sicura la struttura. Per la sicurezza, quindi, c’è molto da lavorare, iniziando a dare il giusto peso alla geologia e preparando il tecnico con competenze adeguate a questo compito.