LE OPINIONI

IL COMMENTO Perché Ischia deve difendere il cinema

Vi sembrerà strano che da queste colonne si lanci un appello affinché le due sale cinematografiche isolane (Il Delle Vittorie a Forio e l’Excelsior a Ischia) resistano e continuino a proporre film interessanti, proprio nel momento in cui l’isola ha gravi problemi come la ricostruzione post terremoto, la stabilizzazione (o perlomeno la proroga) del Tribunale, la difesa e il potenziamento dell’Ospedale Rizzoli nonché il rafforzamento dei presidi territoriali sanitari, il problema dei trasporti terrestri e marittimi, della sicurezza stradale, a cui si aggiungono i problemi del caro vita . Proporre, in questo momento, la difesa del cinema a Ischia può pertanto sembrare fuorviante e riduttivo rispetto a tematiche ritenute, dall’opinione pubblica, più urgenti ed importanti. Ma vorrei tentare di convincervi dell’importanza non minore che riveste il cinema per l’isola d’Ischia. Qual è il male che maggiormente affligge la nostra isola? La disgregazione sociale. Di recente il geologo Mario Tozzi, nel suo libro “Mediterraneo inaspettato” ha, troppo superficialmente, addebitato il degrado sociale e turistico dell’isola d’Ischia ad un eccesso di infrastrutturazione da turismo di massa, mentre Pier Paolo Pasolini aveva già intuito, nel suo Reportage su Ischia dell’estate 1959 per la rivista Successo, che stava per nascere ad Ischia quella che successivamente definì, in maniera magistrale e per l’Italia intera, “ mutazione antropologica” da consumismo.

Da queste colonne non facciamo che denunciare ossessivamente questa “mutazione antropologica”, la disarmonia tra i sei enti locali, lo scollamento tra le varie rappresentanze sociali e culturali isolane, il disallineamento tra generazioni, che rende genitori e figli, docenti e discenti, vasi incomunicanti. Non ci capiamo più e ognuno naviga, con la propria navicella, in un mare tempestato di insidie di ogni genere. Per richiamare una fiction televisiva, che è già alla quarta puntata, siamo tutti “sopravvissuti”. E come nella fiction, c’è aria di mistero intorno a contrasti interpersonali, a depressioni post trauma, smarrimenti, una sorta di follia autodistruttiva, che sono deflagrati nell’intero equipaggio della nave-isola. Chi e che cosa allora può ritracciare i fili della coesione sociale, del gusto della vita, della bellezza, dell’armonia tra uomini e tra gruppi sociali? L’arte, la letteratura, il teatro, il cinema. Solo queste possono ridare un senso alla nostra esistenza e alla nostra insularità. Solo queste massime espressioni culturali ci possono traghettare fuori dal pantano dell’individualismo e del nichilismo.

Ma perché insistiamo sul cinema in particolare? Perché il cinema attraversa, più di ogni altra forma d’arte e bellezza, una crisi profonda: spariscono sale cinematografiche a ritmo quotidiano, sotto i colpi d’ascia non solo della pandemia, dell’aumento dei costi, ma soprattutto per la spietata concorrenza dei vari Netflix,Prime ed altri media analoghi. Il grido d’allarme per le sale cinematografiche napoletane è stato, giorni fa, elevato da Luigi Grispello, Presidente dell’Agis Campania. Per questo la Regione Campania ha lanciato un bando di 58 milioni di euro per aiutare le imprese in crisi. Grandi cinema come il Metropolitan (sette sale,1.700 posti complessivi) è i grave crisi. E pensare che il cineteatro Metropolitan, inaugurato nel 1950, fu considerato il più grande d’Italia e tra i più grandi in Europa! Quando eravamo giovani (gli anni della contestazione giovanile) e dall’isola ci spostavamo, per 5 giorni alla settimana, a Napoli per gli studi universitari, poter scegliere tra una quantità di di sale cinematografiche di varie categorie e prezzi, ci sembrava un sogno, un salto di qualità della vita, un anelito di libertà che si stava realizzando. Il cinema ci ha formati. Oggi il cinema fa il passo del gambero all’indietro. Nonostante il lancio del Festival di Venezia e l’uscita di film interessanti come Il signore delle formiche, Siccità, Ti mangio il cuore, Un mondo sotto social, i risultati d’incasso sono minimi. Abbiamo un problema culturale grave e, francamente, dubito che il giornalista neo ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, abbia percezione di questo problema. Certo, i gestori di cinema dovranno riflettere molto e andare alla ricerca di novità e stimoli che possano invogliare la domanda. Forse le sale sono ormai sovradimensionate, sarà probabilmente il caso di ricavare due o tre sale più piccole, suddividendo i costi generali su più strutture in cui proiettare film diversi in contemporanea. Forse il solo film da solo non è sufficiente, perché lo si può vedere comodamente a casa con televisori ormai grandi e ad alta definizione. Forse si può corredare il film con una introduzione esplicativa di un critico cinematografico, si può prevedere un dibattito post spettacolo con il pubblico. Certo, se anche su due soli cinematografi isolani, non si riesce a concordare un minimo di programmazione che non si accavalli, abbiamo poche speranze.

Per esempio, come da foto allegata, se dal 20 ottobre, per alcuni giorni, il Delle Vittorie e l’Excelsior proiettano contemporaneamente lo stesso film “Black Adam”, il pubblico (già scarso) vede diminuite le possibilità di scelta. Ci vorrà un po’ di fantasia, ma non possiamo far finire il cinema a Ischia. Non lo dobbiamo permettere, per il nostro arricchimento culturale, ma non lo dobbiamo permettere anche per una tradizione cinematografica che, a partire da Rizzoli, ha visto l’isola teatro di numerosi film che, in alcuni casi (vedi Cleopatra) contribuì a diffondere ricchezza a Ischia e non possiamo permettere che l’isola, dove si svolgono annualmente due grandi Festival sul cinema, rimanga priva di sale cinematografiche. Non ringrazieremo mai abbastanza Michelangelo Messina, fautore del cineturismo incentivato da location esclusive, che incoraggia e supporta numerosi registi cinematografici a scegliere Ischia come ideale location (l’ultimo esempio lo abbiamo avuto con le riprese, ormai terminate, del film “ Nata per te” del regista Fabio Mollo). Ma c’è un altro motivo di orgoglio cinematografico, che pochi sanno e che personalmente ho appreso da poco, nella lettura di pagine culturali: quella che in senso lato possiamo definire come la “nascita” del cinema, prima ancora dei fratelli Lumière. La storia (napoletana e, in qualche modo, ischitana) è questa: alla fine dell’Ottocento, un fisiologo francese, Etienne Jules Marey, conobbe il tedesco Anton Dohrn, che aveva da poco fondato la Stazione Zoologica di Napoli. Marey era molto interessato, scientificamente, a studiare i movimenti dei pesci in vasca ma anche il movimento delle onde dell’acqua, con particolari strumenti ottici. Proprio studiando questi “movimenti” gli venne l’idea di sperimentare un fucile cronofotografo, capace di fotografare un corpo in movimento dodici volte al secondo, ottenendo un effetto “cinematografico”. Possiamo pertanto considerare Etienne Jules Marey un precursore dei fratelli Lumiere, ai quali viene attribuita l’invenzione del cinema, definita anche “settima arte”.

Conosciamo l’importanza di Anton Dohrn per Ischia e la funzione scientifica svolta negli anni da Villa Dohrn, detta Acquario, sede dell’attuale Laboratorio del Benthos nel Porto d’Ischia. Ci piace immaginare, anche se non ci sono prove di ciò, che Marey sia passato per Ischia per i suoi studi fisiologici e per catturare “immagini in movimento”. Qui ad Ischia, il Cinema è di casa. Non fate morire il cinema! Morirebbe, con esso, una storia di uomini, di intellettuali, di incontri internazionali, di stelle e di comparse. Il cinema visto dalle poltrone di casa nostra non è la stessa cosa. La letteratura, la poesia, la musica possono essere godute sedentariamente. Ma il teatro va visto a teatro e il cinema nelle sale cinematografiche. Per capire un po’ di più delle arti di cinema e teatro, rechiamoci al Cinema Excelsior, dove è in programmazione “La stranezza” del regista Roberto Andò, con Tony Servillo nei panni di Luigi Pirandello. Se perfino “Cinema in festa,” con entrata a soli 3,50 euro, non è riuscita a moltiplicare gli ingressi a cinema, quella che invochiamo è un’impresa difficile, anche se non impossibile. L’importante è che l’epilogo della battaglia per il cinema ad Ischia non abbia il finale amaro di Polvere di Stelle, film cult con Alberto Sordi e Monica Vitti, nel quale Adami (Sordi) e Dani (Vitti) alla fine, in miseria, dopo aver impegnato l’ultimo gioiello in loro possesso, si riducono a vivere di rimpianti.

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