IL COMMENTO Perché non mi mancano i russi a Ischia
DI LUIGI DELLA MONICA
Nei giorni scorsi i media locali hanno riportato una nota sulla nostalgia di alcuni operatori di Ischia Ponte, che, se pur orgogliosi e felici del tutto esaurito nel 2022, si dolevano della totale assenza dei turisti russi. La domanda sorge spontanea… a cosa giova dolersi? Un’isola dove ancora si scrivono post sui social e sui media che passano in rassegna le bellezze geologiche, marittime, architettoniche e paesaggistiche, ma che non vuole destarsi dal suo torpore culturale: si tenta a monetizzare tutto, ad imprimere sul viso dei turisti l’effige di una banconota, meglio se da 500 euro e spesa dai russi, senza ricordare la temporanea provenienza ideologica di quel denaro. Leggevo in un editoriale del decano Giuseppe Mazzella, pubblicato qualche giorno fa, il riferimento al principio caratterizzante della nostra forma di Stato che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro-Art.1 Cost. A tal proposito, mi sovviene un pensiero vago e fugace sulla guerra di Resistenza, che ha liberato l’Italia dai totalitarismi e dalla dittatura, quella stessa che ha favorito omissivamente e\o commissivamente le deportazioni nei campi di concentramento in Germania. Se non vado errato, le Forze Alleate erano composte anche dall’U.R.S.S. di cui l’odierna Federazione Russa era lo Stato capitale, che contribuirono alla liberazione degli internati ebrei e non da Dakau, Birkenau, Auschiwitz e tanti altri luoghi di morte. Tali uomini avvezzi alle Convenzioni di Ginevra per il diritto nella guerra ed a quelle dell’Aja alla guerra vestivano divise con tutti gli onori militari ed umani, per riportare la legalità ed il senso di rispetto fra bestie ed uomini, che il terzo Reich aveva cancellato per circa due anni.
Sono queste e solo queste le premesse della fratellanza fra noi italiani-ischitani ed il popolo russo. Se ricordate bene la storia, oppure la cinematografia, Tom Cruise, impersonò il colonello “Von Stauffenberg”che diede vita alla operazione Valkiria il 20 luglio 1944: purtroppo questo colpo di Stato armato dalle forze illuminate della Germania contemporanea contro Hitler non riuscì, ma ebbe il merito di consegnare ai posteri l’immagine di una parte sana del popolo tedesco, che si ribellava alla barbarie nazista. Quella stessa fallimentare operazione antiregime, pose le basi culturali per poter consentire agli Alleati di sedersi ad un tavolo con i vinti tedeschi e non criminalizzarli genericamente per quanto accaduto. Allo stesso modo, per non fare torto al Prof. Mirelli alacremente intento a dirigere il festival internazionale della filosofia, Giovanbattista Vico ci insegnava i corsi ed i ricorsi: premesso che nessuno, tantomeno chi scrive, intende perdersi nelle generalizzazioni, bisogna ricordare che culturalmente percepire soldi dal turismo russo significa non sapere, in questo momento storico, la provenienza se sia lecita o no. Il dato incontrovertibile è che le ritorsioni economiche della Russia, per rispondere alle sanzioni internazionali, ci vedranno all’approssimarsi dell’inverno con riscaldamenti ridotti di intensità termica. Ma certamente le sanzioni dell’ONU e della Comunità Europea non sono state imposte a casaccio: si tratta di misure cautelative per dissuadere Putin e la sua nomenclatura dalla prosecuzione ad oltranza della guerra iniziata il 24 febbraio scorso.
La Russia attualmente, è un Paese che processa e condanna giornalisti, mette il bavaglio alla stampa libera, organizza sistematicamente la cosiddetta “disinformatia” vale a dire una politica mediatica gestita e mirata dal Governo per imbavagliare il diritto di cronaca e la verità. Nessuno è autorizzato ad usare la parola guerra, se non quella edulcorata di “operazione speciale”. Non solo, si ricordi che avvengono morti in circostanze sospette di grandi gerarchi del potere economico e finanziario russo, personali e dei loro familiari. Da poche ore è terminata l’ispezione dell’ONU ai reattori nucleari di Zaporizhzhia in Ucraina e sembra che le doglianze del Governo di questa Nazione siano corrette: le truppe russe hanno reso critiche ed invivibili le attività di conduzione dei sei reattori nucleari della più grande centrale dell’Europa Continentale e per questo motivo se non si chiama con il suo nome “crimine di guerra” non è possibile voltarsi dall’altra parte. Ancora, si menzionano processi sommari e farseschi alle truppe regolari ucraine, che sono state fatte prigioniere per atto militare russo o per resa spontanea, per cui vi sono presupposti di crimini di guerra. Straziano il cuore le molteplici e non più rare scene di bambini, di mamme, di papà, dei nonni perseguitati dalle morti sotto i bombardamenti in zone lontane dalle ostilità che si vedono lacerati dal pianto emotivo e spirituale e dalla dolore fisico delle ferite da guerra e dai singhiozzi per le uccisioni dei propri cari.
Non vi è ancora la prova di un colonnello “Von Stauffenberg” russo che possa sovvertire questo (dis)ordine delle cose: probabilmente è difficile ed arduo per gli oppositori di Putin farsi avanti. Ma la stessa Russia è quella che ha dato i natali alla giovane donna che ospite nel nostro Paese ha salvato la vita ad un ragazzo che stava annegando nel fiume Brembo, che non mi è sembrata né un oligarca, né una spia come quella scoperta a Napoli, la quale si sarebbe infiltrata nella base N.A.T.O. di Licola per circa un decennio. Abbiamo bisogno di scorgere nuovamente nei russi quei principi di fratellanza ed amore universale che ci evocò il premio Nobel “Mikail Gorbaciov” che durante il pontificato di San Giovanni Paolo II riconsegnava la Russia alla storia della democrazia e della pace, ponendo fine alle Guerra Fredda. A mente di quanto detto, non è opportuno pietire l’assenza dei turisti russi, fino a quando non saranno chiarite queste vicende storiche molto serie e drammatiche per chi si trova a 3mila kilometri Nord – Est da noi.
Ischia ha avuto il tutto esaurito e le lacune economiche del “mondo russo” sono state compensate dal ritorno degli americani, degli australiani, dei francesi e degli inglesi, laddove un tempo le presenze degli anglosassoni erano più spiccatamente orientate verso Capri, Sorrento e la costiera amalfitana. Inoltre, una mia personale ed umile intervista ad alcuni ragazzi di Ischia Ponte, titolari di strutture recettive, mi ha confermato che gli americani sono stati molto graditi ed al cospetto dei russi sono molto generosi e meno esigenti sotto alcuni aspetti. Non voglio peccare delle stesse generalizzazioni contro cui sto scrivendo, ma lamentarsi dell’assenza dei russi è inopportuno rispetto a questa fase di chiarimento ideologico fra democrazie occidentali e regime putiniano. Gli esponenti di quest’ultimo possono pure per quanto mi riguarda visitare l’isola del Diavolo di drefusiana memoria, oppure Sant’Elena che ospitò l’imperatore francese, ma sulla nostra isola d’Ischia vogliamo soltanto russi come la ragazza di San Pietroburgo Anastasiia Zuevich, che ha dichiarato gettatasi nel fiume Brembo per salvare un ragazzo di 26 anni che stava annegando “Ho fatto quello che dovevo fare, un uomo stava annegando e io sono corsa in suo aiuto“. Questa è l’ideologia che alberga nell’art.1 della nostra Costituzione Repubblicana ed Ischia deve in nome del suo principio dell’accoglienza e della democrazia respingere i turisti che non si amalgamano a questi principi universali ed umani, disprezzando per l’effetto il loro vile denaro.
È preferibile quel burattinaio di Biden che sta muovendo il suo pupazzo a rischio di un incidente nucleare in Europa? Non ci è bastata Cernobyl?
Non capisco il tratto storico dei russi, con la guerra di un secolo fa, meglio i turisti Russi che i Mao mao della nostra terra ferma, turismo di qualità,educato, portatori si soldoni e senza violenze di tutti i tipi per la strade, ma dove vive l’articolista?, tra gli Zulu che sono sbarcati a migliaia? tra i Mao Mao?Si tolga la Fella di prosciutto e guardi la realtà, non sono le casse piene di soldi che fanno un’isola accogliente.Lei fa parte di quella masnada di osservatori bendati , che hanno la trave negli occhi, ma riescono a vedere il pelòo nell’uovo.