LE OPINIONI

IL COMMENTO Progetti in fumo e fumo senza progetti

Non so i lettori che cosa ne pensino, ma per quanto mi riguarda, in qualità di osservatore di questa realtà locale dell’isola d’Ischia, sono veramente avvilito per la miopia progettuale che tiene ancorata l’isola ad un modello socio-economico superato e non più sostenibile. Non posso dire altrettanto di altri Comuni Comuni italiani (e perfino campani) che si sforzano di disegnare un futuro diverso, più prospero e più inclusivo, pur nei limiti di un’Italia burocratizzata, corporativa, localistica e individualista. Per tempo, in pochi abbiamo sollecitato i Comuni dell’isola ad organizzarsi per implementare una progettazione isolana e, possibilmente, anche di più ampio respiro (per esempio con Procida e tutta l’Area Flegrea) da inserire nell’ambito del Recovery Plan. Quando abbiamo scritto queste cose, il primo commento (sotterraneo) dei nostri amministratori è stato: “E’ tutto centralizzato, noi non possiamo decidere niente”. Pigrizia mentale (definizione edulcorata per evitare di chiamarla “ignoranza politico amministrativa”. E invece no, si poteva fare qualcosa, tant’è che la Città Metropolitana ha già presentato un proprio piano da inserire nel Piano nazionale che, in queste ore verrà approvato dal Consiglio dei Ministri e che presto sarà sottoposto all’esame dell’Europa. Il Piano della Città Metropolitana prevede, tra l’altro, un miliardo per la Città di Napoli e 227 milioni di euro per i restanti 91 Comuni della metropoli. Di questa cifra ben 12.000.000 vanno ad un raggruppamento di 4 Comuni: Napoli, Bacoli, Pozzuoli, Giugliano, per la costruzione dei Percorsi Cumani – Ciclovia dei Campi Flegrei, che parte da Napoli per arrivare a Capo Miseno, toccando il Lago d’Averno e il Lago Patria. Considerevole la fetta destinata a Procida, 2.800.000 euro per l’Istituto Tecnico Navale F. Caracciolo. Un altro investimento importante nelle isole riguarda Anacapri, 1.560.000 euro per il riassetto idrogeologico. Per quanto riguarda l’isola d’Ischia, gli unici Comuni presenti nel Piano risultano Lacco Ameno e Casamicciola, quest’ultima con 4 progetti per un totale di 1.525.000 euro, così suddivisi: 159.000 euro per la valorizzazione dell’area giochi bambini adiacenti lo stabile del Pio Monte della Misericordia; 166.000 euro per tratto fognario via Fundera; 600.000 euro per il recupero ambientale del Bosco della Maddalena e 600.000 euro per acquisto locali Scuola dell’Infanzia. E per quanto riguarda Lacco Ameno, è stato inserito un progetto per scogliere e lungomare per un importo di 700.000 euro.

Non tutti questi progetti sono, per la verità, coerenti con gli indirizzi europei. Ha ragione Attilio Belli, professore di Urbanistica alla Federico II di Napoli, che su Il Corriere del Mezzogiorno di venerdì, denuncia i limiti delle proposte progettuali per il Recovery Plan, derivante dagli errori di impostazione del Piano Strategico della Città metropolitana. Tuttavia meglio proposte poco centrate che niente. Comunque,, eccetto Casamicciola e Lacco, per il resto l’isola è totalmente assente. Eppure di poli da sviluppare strategicamente e perfettamente rientranti nei canoni dell’UE Ischia ne ha (da un auspicabile Parco Scientifico e Naturale nella zona terremotata di Casamicciola a un possibile Geoparco regionale dell’Epomeo; da un’acquisizione e riconversione del Palazzo Reale a destinazione sanitaria a un potenziamento del Parco sottomarino di Aenaria, per citarne solo qualcuno). Anche per la Città di Napoli, immenso giacimento di tesori storico-artistici e culturali, la politica ha fatto poco. Tuttavia ci sono delle opere in cantiere molto importanti (soprattutto la ristrutturazione dell’intera area portuale) ma più ancora importante è che a Napoli perlomeno c’è una forte reazione di intellettuali che non si stancano di proporre ipotesi progettuali, nonostante la “sordità” degli amministratori pubblici. Gerardo Mazziotti, architetto, intellettuale e giornalista, ad esempio, ha incalzato gli amministratori sulla destinazione dell’isoletta di Nisida, dove nel 1425 la regina di Napoli, Giovanna II, fece costruire una villa (per ricevere i suoi amanti).

I Borbone la trasformarono in carcere e Gioacchino Murat in lazzaretto, al tempo del colera (1884). I Savoia vi impiantarono un penitenziario per criminali pericolosi. Dal 1946 al 1961 Nisida fu sede dell’Accademia Aeronautica poi trasferitasi a Pozzuoli. Oggi si pensa di allocarvi il carcere minorile e la Guardia di Finanza. Assurdo – dice Mazziotti – la bellezza del luogo merita la realizzazione del più grande “Entertainment Center” del Mezzogiorno (Alberghi, ristoranti, sale convegni, centro fitness, porto turistico a Cala Badessa, approfittando dell’esistenza di ben 40 manufatti edilizi da ristrutturare). L’architetto Claudio Correale ci vorrebbe insediare invece una grande SPA termale, con albergo luxury .Il prof. di Storia dell’Architettura, Cesare De Seta, rivendica di aver lanciato un importante progetto (firmato con Renzo Piano) ignorato dagli amministratori, per la costruzione di un Porto tra Nisida e il costone di Posillipo e una funicolare e un Beabourg negli stabili dell’ex acciaieria di Bagnoli. Insomma, se non c’è sensibilità nei politici, quantomeno a Napoli c’è ancora un gruppo di intellettuali che progetta, propone, critica la cecità di chi male amministra.

Il dramma di Ischia è che al silenzio della politica corrisponde il silenzio anche di tecnici ed intellettuali. Dicevo, in premessa, che non tutti i Comuni stanno a guardare e farò un solo esempio: Bacoli. Quando abbiamo citato l’occasione persa da Ischia per un potenziamento del Parco Archeologico Sommerso di Aenaria, tenevamo presente proprio quel che accade nell’Area Flegrea, che è quella a cui noi dovremmo, più di tutte, sentirci collegati. Ebbene, cosa ha fatto Bacoli per valorizzare ulteriormente l’Area Archeologica Sommersa? D’accordo con l’Università Federico II di Napoli, istituirà una sede per lo studio e la ricerca dell’archeologia sommersa nella struttura di Villa Ferretti, bene confiscato alla camorra. Insomma, tale struttura diventerà sede universitaria di archeologia sottomarina. Il castello Aragonese di Baia, il Museo archeologico sommerso costituiranno un Polo attrattore assolutamente prestigioso per la ricerca scientifica e per il turismo culturale internazionale. Il nostro molo portuale romano sommerso, l’antica Aenaria, il nostro mastodontico Castello Aragonese rischiano di vedersi offuscati da chi si è mosso meglio e col quale avremmo dovuto muoverci in sintonia per una integrazione culturale di distretto. Il Golfo di giovedì si è lamentato che i nostri tesori archeologici, storici e culturali siano stati ignorati dal programma “Cultura Crea 2.0” del Ministero della Cultura. Ma questo smacco è solo colpa nostra, della nostra presunzione, dalla illusione di autosufficienza e di superiorità. Ci siamo rintanati in una “splendid isolation” che non è affatto splendida e produttiva. Non abbiamo mai seriamente praticato una progettualità di distretto culturale dai confini più ampi dell’isola o, addirittura, del singolo Comune isolano. Intanto dobbiamo purtroppo registrare che il tempo per il Recovery Plan è scaduto!

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