LE OPINIONI

IL COMMENTO Prova d’orchestra a Casamicciola

I giovani, molto probabilmente, non conoscono quello straordinario film che fu “Prova d’orchestra” (1978) di Federico Fellini. Il finale di quel film si attaglia alla perfezione alla drammatica odierna situazione di Casamicciola. Chi sta vivendo da vicino questo enorme guazzabuglio burocratico, questa pachidermica (dis)organizzazione in cui Stato, Regione, Protezione civile, Prefetto, Autorità di Bacino, Autorità Distrettuale dell’Appennino meridionale, Commissaria prefettizia Calcaterra accavallano le loro competenze non ben demarcate, descrive un procedere caotico, scoordinato, dal quale sembrano salvarsi solo il Corpo dei Vigili del Fuoco e gli encomiabili volontari. Nel finale del film di Fellini, il direttore d’orchestra tenta di far suonare i suoi orchestrali che, invece, appaiono assolutamente stonati, ognuno va per conto proprio. E’ presente anche la televisione che fa delle interviste e contribuisce a generare altro disordine. In questa situazione di scollamento e caos interviene una grande palla metallica che provoca sconquasso sulla scena del teatro.

La locandina del film di Fellini

Bene, quella situazione di assoluta incomprensione tra le parti e di totale dissonanza è uguale allo stato attuale di Casamicciola del dopo alluvione. Abbiamo rispettato il silenzio fino al recupero di tutte le vittime e alla decisione dei familiari, comprensibile, di evitare funerali di Stato. Ora è il tempo di parlare. E’ stato già detto e spiegato il caos cartografico dei rischi. A quello che è stato già detto dall’avvocato Bruno Molinaro, dal vulcanologo Giuseppe Luongo, dall’ing. Giuseppe Conte, da Peppino Mazzella, da Benedetto Valentino, da Ida Trofa, dall’arch. Caterina Iacono, dal geometra Colella, dal geologo Aniello Di Iorio, dall’agronomo Franco Mattera (sui boschi di castagni) e da altri competenti concittadini, vorrei aggiungere qualche inedita considerazione, frutto di attenta lettura di documenti ufficiali. Il 18 maggio 2012 fu presentato, presso l’Osservatorio geofisico della Grande Sentinella, la nuova Carta geologica della Regione Campania e, in quella sede, furono mostrate tutte le carte geologiche storiche dell’isola d’Ischia a cura del Settore Difesa Suolo regionale, nell’ambito del progetto nazionale CARG (geositi, itinerari geologico-ambientali) di cui si era occupata la geologa ischitana Lucilla Monti. In una breve nota illustrativa del progetto si legge, tra l’altro, che “Il sollevamento del Monte Epomeo provoca, nel fianco occidentale (versante di Forio), settentrionale (versante di Casamicciola) e meridionale (versante dei Maronti) diffusi collassi di settore con la messa in posto di < debris avalanche> (valanga di detriti) che ricoprono i versanti, le zone costiere e le aree marine raggiungendo distanze di 10 km dalla costa a nord e ovest e di circa 40 km a sud”.

Giuseppe Luongo

Sempre nella parte illustrativa si precisa che scopo principale del Progetto CARG è quello di creare una Banca Dati degli elementi che compongono la carta geologica e geotematica: “La Banca Dati deve contenere gli strumenti conoscitivi quali i dati geologici indispensabili per una corretta pianificazione e gestione del territorio e, più in particolare, per la prevenzione, la riduzione e la mitigazione del rischio idrogeologico”. Il 29/11/2009 il geologo prof. Franco Ortolani fece un’ampia relazione sull’alluvione tra piazza Bagni e il Porto di Casamicciola. Relazione che è contenuta nel volume quarto degli atti del Centro studi Isola d’Ischia. Trascrivo, di quella documentata relazione, un passo della conclusione: “Per quanto riguarda il rischio idrogeologico connesso ai flussi fangoso detritici incanalati nelle cave che si immettono nelle strade urbane si sottolinea che il problema persiste e non sarà facilmente risolvibile, specialmente se non si attiveranno buoni e validi progetti e significativi interventi finanziari. Bisogna attivare immediatamente misure per difendere i cittadini sulla base di un adeguato monitoraggio idrologico ben distribuito su tutto il territorio isolano e deve essere messo a punto un piano di protezione civile che consenta di salvaguardare la vita dei cittadini. L’Autorità di bacino deve correggere il PAI”: L’Autorità di Bacino, per Ortolani, avrebbe dovuto correggere il PAI. Ma anche il monito di Ortolani è rimasto lettera morta. E potrei aggiungere che, a seguito dell’evento franoso del 2006 a Monte Vezzi, fu elaborato uno studio geologico di dettaglio e uno studio vulcanologico da Silvio Di Nocera, Fabio Matano, Giuseppe Rolandi e Roberto Rolandi, del Dipartimento Di Scienze della Terra all’Università Federico II di Napoli.

Nella conclusione di quella lunga e dettagliata relazione, si conclude che “i movimenti franosi verificatisi fino ad aprile 2006 a Monte Vezzi non presentano le caratteristiche tipologiche e cinematiche che più frequentemente si verificano nel contesto geo-vulcanologico dell’isola”. Quindi un problema in più, nell’isola si presentano situazioni di rischio geologico non assimilabili e da monitorare e prevenire in maniera differente e specifica. Dunque non mi sembra paragonabile lo smottamento del Celario con quello di Monte Vezzi e mi sembra non calzante l’affermazione del prof. Casagli che l’alluvione di Casamicciola è stato più intenso di quello di Monte Vezzi, di cui pure si era occupato nel 2006. mentre appare utile l’impiego della metodologia di monitoraggio del docente di geologia, atta a verificare eventuali deformazioni del terreno, con l’ausilio di radar interferometrico. Del prof. Giuseppe Luongo mi preme sottolineare un aspetto che ha evidenziato in un articolo di venerdì scorso su Il Golfo, quando distingue ciò che è responsabilità degli scienziati (che si esprimono sulla possibilità di accadimenti calamitosi) dalla responsabilità dei Comuni (pianificazione che eviti l’addensamento di servizi, luoghi d’incontro, insediamenti produttivi nelle aree ad alto rischio) e infine dalla responsabilità dei cittadini che devono “partecipare attivamente” all’elaborazione dei Piani di emergenza e, più in generale, devono pretendere trasparenza amministrativa degli atti e compartecipazione nelle decisioni.

A questo proposito vorrei ricordare che anni fa alcuni di noi (punta di diamante il compianto Giovan Giuseppe Mazzella Mizar) proposero ad alcuni amministratori, in particolare di Barano e Serrara Fontana di fare un’imponente campagna per il recupero e la riattivazione dei terreni incolti. Si trattava di convocare e convincere con “moral suasion” tutti i proprietari di terreni incolti a dare in godimento a cooperative di giovani e con la garanzia del Comune come Ente terzo per preservare il diritto di proprietà, per la coltivazione e cura di questi terreni, per motivi di sicurezza (contro incendi e cedimenti del terreno), di igiene pubblica e di occupazione giovanile. Voglio ricordare anche l’insistenza con la quale, su questo giornale, ho rappresentato la necessità che tutti e sei i Comuni abbiano un Regolamento stringente sulla manutenzione del verde (alcuni ce l’hanno, altri no, ma anche quelli che ce l’hanno non lo fanno rispettare). Anche di questi aspetti bisognerà tener conto, senza trascurare il fatto che l’Europa ha destinato, per la prevenzione dei rischi ambientali, nell’ambito del PNRR, 2,5 miliardi di euro entro il 2026. Il Ministero dell’Ambiente gestirà questi fondi e li distribuirà alle Regioni secondo progetti presentati. E tali progetti dovranno riguardare in particolare opere ingegneristiche come le vasche di laminazione, le casse di espansione, il contenimento dei cigli franosi e le famose “briglie” di mitigazione delle frane, che esistevano sull’Epomeo. Senza perdere tempo, la Regione Campania e i Comuni isolani si diano da fare per predisporre questi progetti.

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