LE OPINIONI

IL COMMENTO Putin e il balzo all’indietro di 150 anni

DI LUIGI DELLA MONICA

Il Diritto Umanitario Internazionale, prendendo atto che il conflitto fra gli uomini nella sfera individuale e\o collettiva, intende calmierare, contenere, ridurre e se del caso eliminare gli effetti devastanti delle variabili dei conflitti armati, che non sono più univocamente inquadrabili nel significato classico di guerra: questo scrivevo il 7 dicembre 2013 in una lezione presso la Croce Rossa Italiana, di cui sono membro e Consigliere Qualificato di Diritto Umanitario Internazionale. Wladimir Putin ha compiuto nel 21^ secolo un balzo di oltre 150 anni indietro. Fino ad una settimana fa, tutti gli studiosi di Diritto Umanitario Internazionale, i Consiglieri Giuridici delle Forze Armate, gli esperti, i cultori della materia presso il C.A.S.D. (Centro Alti Studi per la Difesa) mi avrebbero dato dell’ignorante e del folle, se avessi teorizzato il ritorno al concetto classico di guerra.

I media nazionali si sono soffermati morbosamente a tomizzare le frange del conflitto, tentando di inviare quante più possibili immagini del teatro di scontro fra le fazioni armate, ma non hanno fatto riflettere l’opinione pubblica, circa le accuse di presunto genocidio rivolte all’Ukraina nei confronti delle popolazioni di minoranza russa residenti nella regione del Donbass, ai confini orientali della nazione giallo azzurra. La Russia è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, una Potenza vincitrice del Secondo Conflitto Mondiale, per cui ideologicamente avrebbe dovuto ripudiare la guerra, che è messa al bando dalla Statuto delle Nazioni Unite: Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grande e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune – San Francisco il 26 giugno 1945.

Putin, che non è certamente Hitler, poiché questi era un imbianchino ed un praticante di arti figurative di scarso successo, notoriamente deviato psichicamente e perverso, si pone innanzi il giudizio della storia come un abile campione del gioco degli scacchi, maestro di arti marziali ed amatore di hokey sul ghiaccio. Non stiamo parlando di una persona fuori di testa, ma fin troppo lucida e coerente con se stesso; un alto ufficiale della FSB, che è la costola successiva alla “Perestroyka” del tanto temuto KGB. Per trovare un pretesto, una attenuante al suo agire sconsiderato si è dovuto inventare un richiamo alla “Convenzione sulla prevenzione e punizione del crimine di genocidio” del 1948 e del principio di autodeterminazione del popolo russo, ingiustamente a suo dire oppresso in quelle regioni, per imputare al regime ucraino la presunta azione criminale in danno delle minoranze etniche residenti in Donbass. Se non avesse fatto in tale maniera, sarebbe a tutti gli effetti un trasgressore dello Statuto dell’ONU, delle quattro convenzioni di Ginevra, per l’effetto un criminale di guerra.

Effettivamente al suo insediamento il Presidente Biden si era espresso in questi termini poco lusinghieri, ma non è mio compito condividere o condannare. Non per questo voglio attirarmi le accuse di agnosticismo, ma certamente il gesto di Putin ricorda alla umanità che lo spettro della guerra si era soltanto assopito per circa 75 anni nel mondo occidentale, ma la pace indotta dalla trasversalità e dalla globalizzazione del dio denaro non è più in grado di mitigare le aspirazioni egoistiche di un tiranno. E’ arrivato il momento di riconsiderare e riflettere sull’operato delle Nazioni Unite, che non riescono più a fungere da deterrente diplomatico alla follia di un singolo oligarca. Prima di Putin, vi erano state diversi episodi nel mondo islamico, ma passatemi questa opinione: tutto è incominciato con Brexit. La memoria storica è viva, allorquando il povero Chirchill chiedeva aiuto al gigante dormiente a stelle e strisce a causa delle sconfitte di Kalè e di Dunkirk, l’affondamento sistematico, ineluttabile e drammatico del naviglio militare e commerciale inglese da parte degli U-Bot, non intercettabili perché comunicanti con il codice enigma.

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Successivamente la potenza inglese si forgiò come la punta di diamante del riscatto del mondo occidentale democratico contro la degenerazione nazista. Il processo di Norimberga evocava la rinascita delle menti illuminate e degli intelletti votati al bene ed al riscatto dell’umanità. L’Europa Unita, a cui apparteneva il Regno Unito, avrebbe irradiato permanentemente quegli ideali di fratellanza e di mutuo soccorso delle Nazioni europee, che si sono, a far data dal precedente storico-giuridico della Brexit ripiegate su se stesse e sui propri egoismi nazionali. A questo fenomeno voleva pacificamente contrapporsi il Presidente David Sassoli. Assistiamo alla notizia che il Parlamento tedesco, il Bundestag, ha stanziato circa 100 miliardi di euro per il riarmo, in netta controtendenza alle politiche pacifiste degli ultimi decenni.

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Dobbiamo fortemente interrogarci. Al di là delle necessarie fiaccolate e manifestazioni di piazza, è necessario fare un’analisi di realtà, se del caso ritenere indispensabile una rifondazione dell’ONU e chiedere finalmente il nostro ingresso fra i membri del Consiglio di Sicurezza, perché la diplomazia italiana ha da dire per la Pace fortemente la sua idea. Il grande senso di amore per le culture diverse che anima il nostro Paese dovrà essere il faro per la risoluzione del conflitto russo-ucraino e indurre repentinamente il capo di Stato russo a deporre le armi e riconsiderare il suo gesto, come antidemocratico ed elusivo del diritto internazionale umanitario. Alla fine di conflitto, bisognerà tuttavia sedersi ad un tavolo di franchezza e di umiltà, perché la comunità internazionale deve scegliere obiettivi comuni e seri di crescita, non può più permettersi un regime talebano, oppure un errore come quello di Putin, per tornare indietro nel tempo.

* AVVOCATO

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