LE OPINIONI

IL COMMENTO Quale politica nell’età della tecnica

di LUCIANO VENIA

Qual è la forma politica per l’età della tecnica? Il filosofo di “Essere e Tempo” nelle Conferenze di Brema e Friburgo anticipa e segnala il pericolo di una progressiva egemonia della Tecnica ai danni dell’umanità e dell’individuo. Già in “2001 Odissea nello Spazio” romanzo di Arthur C. Clarke tradotto cinematograficamente da Stanley Kubrick emerge il conflitto tra la Persona e la Macchina nel mirabile dialogo e nello scontro tra il computer Hal 9000 e l’astronauta che intenderebbe disattivarlo. La cronaca ci restituisce ormai prototipi di veicoli, droni e sistemi senza più la fisica guida dell’essere umano. Il computer e la rete sono ovunque e governano processi strategici nei settori cardine dalla difesa alla energia, dalla salute alla scuola, dalla fabbrica alla pubblica amministrazione. Anzi l’emergenza Virus ha imposto una accelerazione della diffusione capillare degli apparati e un loro più intenso uso per la comunicazione, per il lavoro a distanza (ribattezzato smart working) e persino utilizzandolo sperimentalmente per le udienze dei tribunali. Una rivoluzione continua che rende sempre più capaci e veloci i macchinari e i congegni; e sempre più piccole le loro memorie in rapporto alla grandezza dei primi computer diffusi in sei stanzoni o ben narrati nelle opere di fantascienza a partire da quello straordinario sceneggiato oggi diremmo quella fiction mirabile che fu “A come Andromeda” trasmessa dalla Rai ed il cui telo narrativo echeggia una opera famosa dello scrittore sovietico Isaac Asimov pubblicata in Italia da Mondadori col titolo “Neanche gli Dei”.

In quest’ultimo libro si denunciava l’uso di una forma di energia recentemente scoperta sul pianeta Terra e che con un messaggio remoto proveniente dallo spazio una civiltà aliena appunto vivente nella Galassia di Andromeda segnalava come in grado di distruggere l’intero genere umano e qualcuno vi vide un riferimento al nucleare anche se le armi nel tempo sono diventate ancora più raffinate e distruttive. La tecnica come spiega Galimberti “funziona” e non ha premesse di valore e questo lo si vede anche nella tecnica bancaria e finanziaria impermeabile ad ogni moto della coscienza. Questa diffusione delle nuove tecnologie sempre più invasive e totalizzanti ci avvolge come una ragnatela e stravolge le nostre vite. Vero si usa il termine dei millenials per definire i giovani nati dentro questa novità già in essere così come i tanti nati a causa del benessere in occidente e dopo le ristrettezze della guerra vennero chiamati babyboomers. Ma ciò non rende la situazione più accettabile. Anzi, ai tanti vantaggi cominciano ad enumerarsi anche svantaggi e non da poco, come l’effetto della applicazione delle macchine al mondo del lavoro – da quello in fabbrica a quello nei laboratori e persino in quello degli uffici.Fu Jeremy Rifkin a denunciare il rischio per la forte contrazione dei posti di lavoro nel suo libro “La fine del lavoro” e in fondo nella cronaca degli ultimi venti anni o più si incrociano il dato demografico, l’innovazione tecnologica che rende le macchine capaci di produrre n volte di più con un numero assai ridotto di personale dedicato, il cambiamento produttivo negli stabilimenti. Fenomeni che saranno ulteriormente amplificati dalla rete 5G con le sue possibilità dell’internet delle cose e della funzione di produzione con il dialogo tra le macchine; e dalla stampa in 3d quando un software ordinerà anche a distanza la produzione di un manufatto e di oggetti che nel tempo saranno sempre più sofisticati bypassando le barriere fisiche e logistiche e passando da un unico centro di fabbricazione a una galassia di unità produttive in grado di servire mirate porzioni geografiche di territorio con evidenti vantaggi nel risparmio del trasporto merci e della mobilità delle maestranze. Esistono macchine che con pochissime unità di personale riescono a produrre quantità immense di prodotto si pensi ad esempio alle lattine di bevande o della filiera conserviera.

Questi temi si ripropongono a ogni salto energetico per citare ancora Rifkin, cioè ad ogni spartiacque entropico, quando si assiste all’applicazione di forme di energia sempre più potenti e semplici che azionano macchine a loro volta sempre più efficienti e potenti (legno, carbone, vapore, petrolio e gas, elettrico, idrogeno) e ad ogni avanzamento tecnologico dei propulsori (remo, vela, motore) oppure ad ogni sviluppo funzionale degli apparati (valvole, transistor, circuiti integrati, microchip). Nella storia ricorrono queste crisi. Per esempio Il luddismo è stato un movimento di protesta degli operai nel XIX in Inghilterra con il sabotaggio sistematico delle macchine negli insediamenti produttivi dopo la rivoluzione industriale. Certo anche nelle relazioni industriali si è passati da una concezione tayloristica o fordista con le catene di montaggio, il cottimo etc. alla concertazione e alla contrattazione decentrata così come il contratto di lavoro è divenuto flessibile e resta come rapporto residuale il lavoro a tempo indeterminato con l’affievolimento delle garanzie e delle tutele per i lavoratori (si pensi alla caducazione della cd tutela reale cioè il reintegro al lavoro dopo un licenziamento in moltissime fattispecie a favore di un ristoro costituito da poche mensilità con un gran in bocca al lupo al povero licenziato). Altre criticità che incontreremo nel futuro il rapporto con gli automi e in generale con la Intelligenza Artificiale. Già oggi i calcolatori presidiano settori strategici come la difesa militare, il trasporto, la salute o la finanza con gli algoritmi che all’accadere di piccole fluttuazioni di valori reagiscono con la negoziazione di titoli in tempi brevissimi; oppure calcolano una serie di elementi suggerendo all’investitore di vendere o acquistare un dato strumento finanziario o prevedono scenari di macroeconomia come le crisi energetiche etc.

Wikipedia ci ricorda a proposito le tre leggi della robotica. Eccole: Nella fantascienza, le Tre leggi della robotica sono un insieme di leggi scritte da Isaac Asimov, alle quali obbediscono tutti i robot positronici (ossia quei robot dotati di cervello positronico) che compaiono nei suoi racconti (e in molti racconti di altri autori). Le tre leggi hanno subito qualche variazione passando da traduzione a traduzione, ma anche se il contenuto rimane sempre lo stesso è meglio esprimere le tre leggi nella versione originale: 1) Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. 2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.

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3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge. <Le Leggi nacquero agli inizi degli anni quaranta, dalla mente di Asimov, grazie a fruttuose discussioni sulle sue storie robotiche con John W. Campbell, amico nonché curatore di Astounding Science Fiction. Asimov era dell’idea che se una macchina era progettata bene, non poteva presentare alcun rischio, se ovviamente non era utilizzata impropriamente. Egli implementò queste leggi nei suoi robot rispettando la necessità di sicurezza(la Prima Legge),servizio(la Seconda Legge) e autoconservazione (la Terza Legge) di questi “utensili” sofisticati.

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Anche se Asimov fissa una data di creazione delle leggi, la loro comparsa nelle sue opere avvenne in un lungo periodo di tempo. Egli scrisse due storie senza elencare le Tre Leggi (Robbieed Essere razionale); Asimov assunse, comunque, che i robot avrebbero avuto una certa salvaguardia inerente. “Bugiardo!“, la terza storia di robot di Asimov, menziona per la prima volta la Prima Legge (e il personaggio di Susan Calvin), ma non le altre. Le Tre Leggi apparvero tutte esplicitamente in Circolo viziosoHYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Tre_leggi_della_robotica#cite_note-imiei-3”] Quando queste ed altre storie vennero raccolte assieme, nell’antologia Io, robot, il racconto Essere razionalevenne aggiornato per comprendere le Tre Leggi.> (Wikipedia). Quanto le macchine siano docili all’uomo lo dirà il futuro. Oggi già esistono auto senza conducente, droni non solo per la sorveglianza e satelliti automatici ma vere armi in orbita o aeree guidate da remoto ed implacabili per precisione e potenza. Così come esistono automi programmati per essere guardie del corpo, ne dava conto un giornale on line riferendosi a un rbot assegnato come scorta a un sovrano mediorientale. Già oggi esistono computer che vincono partite a scacchi con i campioni del mondo, prevedono scenari economici e sociali, azionano strumenti di offesa. Oggi si pensa a sbarcare su Marte e sulla Luna dove già operano rover e capsule scientifiche assieme alla Iss, Stazione Spaziale Internazionale e cominciano i voli privati come quelli auspicati da magnati e capitalisti.

Eppure questo grande avanzamento tecnologico dischiude una miriade di problemi etici. E se domani vagliato il malato una macchina decidesse di disattivarsi lasciando morire il paziente? E se caricato con leggi, sentenze e programmi una macchina facesse sentenze decretando senza appello una condanna capitale? E se…. Insomma una rottura della storia longilinea e un vorticare di possibilità gestite solo dalla tecnica. Dice Heidegger “Che cosa accade se con l’eliminazione delle grandi distanze ogni cosa si trova ugualmente lontana e vicina? Che cos’è questa uniformità in cui tutte le cose non sono né lontane né vicine, e sono, per così dire, senza distacco (ohne Abstand). La risposta è mentre la tecnica funziona il pensiero retrocede insieme all’Essere. Si diventa pezzi di ricambio, funzioni per l’Impianto governato dai pochi che hanno capitali e macchine e conoscenza (programmi) per farle funzionare. Il nichilismo immaginato da Nietzsche allora si staglia all’orizzonte e come bestia onnivora, come orrendo insaziabile buco nero divora atomi e stelle, poesia e vita, amore e storia. Si va alla svalutazione di tutti i valori. Scrive uno dei grandi pensatori dell’Europa moderna ne La Volontà di Potenza (1922): Quello che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Descrivo ciò che sta per accadere, ciò che non può fare a meno di accadere: il futuro dilagare del nichilismo. Questa storia può essere narrata fino da ora poichè la necessità stessa è qui all’opera. Questo futuro parla già con cento segni, questa sorte si annunzia dappertutto: tutte le orecchie sono già tese a questa musica dell’avvenire. Tutta la nostra cultura europea si agita già da tempo in una angosciosa tensione che cresce di lustro in lustro e va verso una catastrofe: inquieta, violenta, precipitosa, simile ad una fiumana che vuol giungere alla fine del suo corso, che non riflette più, che ha paura di riflettere. Cosa c’è dopo la democrazia? O meglio è possibile la democrazia in una società asimmetrica dove pochi hanno potere e conoscenza e le masse vivono una vita deprivata e parziale ? La distinzione tra destra e sinistra appare fuorviante se non distingue tra Popolo e centri di potere invisibili e permanenti. Hannah Arendt diceva che il carattere del totalitarismo moderno è di avere il suo centro decisionale perennemente in movimento e difficile da individuare. Dunque la tecnica seleziona, comunica, ordina. “Soltanto ciò che è ordinato in modo tale da presentarsi immediatamente lì sul posto sussiste (besteht) come risorsa (Bestand) ed è stabile (bestanding) nel senso della sussistenza.” Martin Heidegger ne “L’Impianto” (conferenze di Brema e Friburgo, Adelphi, pag. 51) conclude in modo mirabile: “la catena dell’ordinare non sbocca in nulla, anzi, essa entra soltanto nel suo corso circolare. Solo al suo interno l’ordinabile ha la sua sussistenza.” In questo Truman Show in cui noi agiamo come pedine entro i limiti del nostro ruolo prefissato, può ancora accadere una autentica rivoluzione? Nell’età della tecnica essa è impossibile forse. In quanto come dice Archita: “Ogni contenibile è contenuto nel contenitore.” Quale forma politica allora, nell’età della Tecnica? Progressivamente la Tecnica irrompe nel dominio della scelta e della decisione arginando e periferizzando la politica che diventa sempre più gioco di carte se non è sorretta dalle idee e dalla forza del Diritto. Intanto la Tecnica avanza. Emblematica la prima legge di Moore: La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi (e quadruplica quindi ogni 3 anni).

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