IL COMMENTO Quell’equilibrio tra luce e ombra, che non andrebbe disperso
Le luci del Natale si sono accese, anche sull’isola d’Ischia. Addobbi, festoni ed alberi sono già stati esposti. La strana moda di anticipare i tempi, nata probabilmente da una delle solite sfide promosse sui social, ha indotto tante persone ad allestire alberi e presepi molto prima di quanto non dica la tradizione. Non è amore per il presepe, tantomeno rispetto per la ricorrenza. Chi anticipa i tempi semplicemente non rispetta la tradizione e in qualche modo tradisce le usanze e i riti di sempre. Nell’epoca in cui la vita virtuale è molto più partecipe e “vissuta” di quella reale, ci può stare anche questo. E allora teniamoci le case addobbate a festa già da fine ottobre, alberi e palline variopinte che si accendono a novembre e natività esposta ad oltre un mese dal fatidico giorno. Resta il fatto che il Natale rappresenti, mai come quest’anno, un’occasione di riflessione e di analisi su tutto quanto sta accadendo, in particolare a Napoli, città travolta da una recrudescenza criminale che riguarda per lo più i giovanissimi e che tradisce le aspettative dei tanti turisti, molti dei quali ora hanno paura e tendono ad evitare soggiorni in città e visite per le vie del centro storico. Sarà un Natale di riflessione anche per Ischia, che si avvicina all’anniversario del tragico alluvione e che nel periodo delle feste intravede, da sempre, la sua occasione di rilancio e di sviluppo. Ad Ischia l’accensione delle luminarie è avvenuta, come detto, in anticipo rispetto al passato. Sono luci di speranza, come quelle che si accenderanno a Napoli di qui a qualche giorno. Napoli che sulle luci sta vivendo la sua ennesima occasione di polemica e di contraddizione. La questione riguarda in particolare la piazza simbolo del rinascimento partenopeo. Piazza del Plebiscito, che da molti viene descritta come un’area completamente al buio e meritevole di chissà quali illuminazioni fantasmagoriche e invasive. Quanto davvero servano luci nuove per rilanciare la piazza, però, è tutto da verificare. A vederla così, già dall’imbrunire, piazza del Plebiscito appare, invece, in tutto il suo splendore, proprio grazie ad una luminosità sobria ed elegante in particolare sotto i portici della basilica di San Francesco de Paola, con una colorazione di blu che li rende particolarmente affascinanti. Anche i discreti lampioni davanti all’ingresso di Palazzo reale e quelli sistemati sui balconi della prefettura, valorizzano gli edifici storici e attraggono lo sguardo dei turisti. E a chi lamenta zone oscure, andrebbe fatto notare che anche il gioco di ombre al centro della piazza, assume un fascino difficilmente descrivibile. Certo una maggiore luminosità garantirebbe più sicurezza ma forse farebbe perdere al contesto le sue peculiarità. E non è scritto da alcuna parte, che più luce significhi necessariamente maggiore splendore.
Non è necessario atteggiarsi a grandi architetti, per capire come proprio l’alternarsi tra luce e ombre valorizza le opere d’arte. Un eccesso di luce elettrica penalizza i riflessi naturali, quelli della luna ad esempio, che coinvolge e cattura come nessun lampione è capace di fare. Piazza del Plebiscito vive di questi equilibri, che una eccessiva presenza di lampioni rischierebbe di disperdere.
La sensazione, invece, è che gli sforzi per riqualificare in maniera definitiva la piazza, debbano essere profusi sotto altri profili ad esempio i controlli contro chi la attraversa con motorini o anche autovetture, poi l’annoso problema dei porticati, che durante le ore notturne diventano ricettacolo di rifiuti o rifugio di clochard e la rivalutazione delle vecchie botteghe, progetto messo in cantiere troppe volte e mai portato a termine. Queste si sarebbero le vere luci della ribalta, molto più luminose di quelle che possono creare lampadine o riflettori da stadio, spesso invasivi e quasi mai sintomo di progresso e di bellezza.
Sí, vero…Grande vero