IL COMMENTO Rilanciare la sentieristica isolana per un turismo di qualità

DI BENEDETTO MANNA

Ischia è stata sede storica della colonizzazione degliantichi Greci provenientidall’Eubea nell’VIII sec a.C. L’interazione con i popoli indigeni e la loco cultura locale, ha prodotto mutazioni sui suoi luoghi, lasciando testimonianze storico-artistiche, culturali, ambientali, di grande importanza,che meritano di essere riconosciute, recuperate e valorizzate, tra le quali le opere del paesaggio rurale. Con lo studio degli insediamenti dal punto di vista archeologico, si cerca di capire e di conoscere tutto ciò che delle antiche popolazioni è rimasto tramandato fino ai giorni nostri. Gli Itinerari attraverso i luoghi del passato possono quindi far comprendere le origini del proprio modo di stabilire un determinato rapporto con il territorio, come si evidenzia, per esempio, con le colture secolari di vigneti, oliveti lungo i pendii scoscesi terrazzati, sostenuti da muretti a secco, detti parracine. Esse sono testimonianze d’orizzonti culturali ed enogastronomici connessi con atavici presidi di biodiversità. Ischia rappresenta un patrimonio naturale e culturale unico e i siti di grande rilevanza storico-archeologica (in gran parte ancora da portare alla luce) sono ubicati in un territorio straordinariamente ricco di biodiversità. Pur non essendo il territorio d’Ischia sede di un Parco Naturale, sull’isola sono presenti delle ampie areeprotette con l’istituzione dei SIC/ZCS (Siti d’Importanza Comunitaria e Zone di Conservazione Speciale)sulla base della Direttiva Habitat per la Rete Natura 2000. Pertanto la tutela si persegue con l’obiettivo di interconnettere a rete i siti di rilevante importanza ambientale con la creazione di corridoi ecologici.

La connessione tra tali siti è vitale, per rendere efficace l’azione di conservazione della biodiversità (parco) e, con essa, dei luoghi storici (eco), tanto da far valutare la necessità realizzativa sull’isola di un ecoparco.Le norme europee in materia di siti di importanza ecologica si basano proprio su questo approccio e la forma più elementare e allo stesso tempo fondamenta ledi connettività è la rete sentieristica. Orbene Ischia è conosciuta e apprezzata da una buona parte di turisti, soprattutto stranieri, non solo per le sue acque termali e come meta balneare nei mesi estivi, ma proprio per la presenza di antichi percorsi, vitali un tempo per un’economia essenzialmente contadina, in buona parte ancora presenti nella cornice di paesaggi incantevoli e avvolti dentro una natura ricca di colori e biodiversità. Essi oggi documentano il retaggio di un’antica cultura e storia, preservata ancora in alcune aziende agricole isolane, assumendo la nuova funzione di essere parte integrante della rete sentieristica, come prima richiamata. Si può comprendere, di conseguenza, che essa rappresenta, senza ombra di dubbio, una importante risorsa per un turismo concepito per essere praticato fuori dai soliti mesi estivi, per la potenziale capacità di far riscoprire un territorio in natura unico per bellezza e storia, in grado di far vivere emozioni ed esperienze sensoriali, come quelle grazie anche alla tradizione enogastronomica ancora presente in alcune aziende agrituristiche.

Però affinché tutto ciò avvenga in modo sostenuto e strutturato, e non nelle solite forme occasionali, relegate al momento alle sole iniziative di enti ed associazioni locali, che, attraverso le proprie guide, forniscono i servizi utili a coprire le richieste per attività escursionistiche di amanti della natura e delle attività outdoor, occorre una rivoluzione copernicana da parte di chi compie scelte politiche e imprenditoriali. Ciò per permettere di superare l’attuale visione ristretta del turismo stagionale, mettendosi alla pari coi tempi, ove al turismo di massa, si va sostituendo sempre più un turismo di qualità consapevole, che cerca realtà in grado di offrire gli stimoli giusti persoddisfare le proprie esigenze culturali. Basti pensare ai sempre più numerosi frequentatori, in più periodi dell’anno, delle città d’arte. Bisogna cominciare a mettere su un piedistallo la nostra identità storica e culturale, per seguire la strada già indicata dai fatti, volenti o nolenti, con il coinvolgimento non solo di chi amministra, ma anche dell’intera collettività. Il cambio di passo può avvenire con la promozione del turismo nei cosiddetti periodi morti, ma per fare ciò, occorre prima, a monte, favorire l’aggregazione sociale capace di alimentare attrattività e accoglienza, creando occasioni di lavoro stabile. Quindi bisogna prevedere misure idonee a garantire la nuova tenuta sociale del nostro territorio, oggi in crisi, attraverso attività volte alla cura degli interessi della collettività, i servizi, la formazione, le scuole. Solo così si potranno attivare tutti gli strumenti economici – finanziari, con nuove infrastrutture, per il rilancio e sostegno delle attività strategiche.

La rete sentieristica è una straordinaria infrastruttura ambientale, che permette di fare nuova impresa, in grado di garantire lo sviluppo di un turismo esperienziale lento, non frettoloso e distratto, culturale, che consente di fruire delle bellezze naturali del territorio, come anche di conoscere le architetture e storie di borghi e luoghi della realtà locale. Nella situazione nostra isolana non si possono non considerare gli avvenimenti dell’ultima frana del 26 novembre 2022, che hanno messo in evidenza la forte fragilità territoriale, rendendo impraticabili molti sentieri e compromessa la loro stessa frequentazione in sicurezza. A distanza di più di un anno bisogna dare merito alla misure d’intervento della Protezione Civile che, in coordinamento con la Struttura Commissariale per l’emergenza frana, ha provveduto alla sistemazione e messa in sicurezza dei tratti di percorso più minacciati da ulteriori rischi di frana, continuando ancora ad operare ed intervenire in caso di urgenze. Come si comprende si è penalizzati ancora dagli eventi subuti per poter varare una rete sentieristica pienamente fruibile in sicurezza. Sarebbe il caso diprevedere una struttura sentieristica attrezzata e aggiornata con centraline e ponti radio per soccorso, servizi di controllo con droni, come anche con specifica cartellonistica concepita sia per la divulgazione di conoscenze di flora e fauna, l’indicazione delle località, dei percorsi e di elementi naturali significativi (fonti termali,fumarole, geositi, sorgenti, ecc.), sia per la segnalazione di eventuali presenze di pericoli e di regole comportamentali da osservare per la tutela di se stessi e dei luoghi. Inoltre come valore aggiunto per la rinnovata sentieristica, che contempli le sue peculiarità etnoantropologiche e che possa quindi farsi leggere come in un libro di storia degli usi e costumi, vanno organizzati musei diffusi sul posto, che contestualizzano storicamente ed in loco la presenza di particolari manufatti che si incontranonei percorsi, come antiche cantine (cellai), cisterne, neviere, palmenti, parracine, rifugi, ecc. In più non possono non essere presi in considerazione veri e propri musei all’aperto, per dare il giusto risalto e importanza a particolari aggregati, come le architetture rupestri delle case di pietra nel tufo verde, le chiesette rurali, le cappelle, le edicole votive, ecc.,e la realizzazione di rifugi come quelli montani, per rendere la rinnovata rete sentieristica proponibile come carta vincente per un turismo alternativo come desiderato.

In nome di una ricostruzione compiuta, si deve segnalare che da parte della Struttura Commissariale c’è la volontàdi fornire i mezzi economici, tecnici e tutte le garanzie esecutive ad un Ente pubblico che voglia assumere il ruolo di soggetto attuatore per il completamento della messa in sicurezza e quindi fruibilità della sentieristica non ancora tutta agibile. In un primo momento si è pensato che tale ruolo potesse competere al CAI Nazionale, in quanto Ente pubblico più qualificato per tale compito. L’ipotesi formulata non ha però trovato il suo riscontro all’interno del CAI Nazionale. Ad oggi non è ancora chiaro chi potrebbe assumere tale incarico, ammesso che ci sia l’intenzione di voler agire concretamente da parte di qualche Ente. Al di là dello stupore che potrebbe plausibilmente sorgere spontaneo per non veder cogliere un’opportunità vantaggiosa per il prestigio di tutta l’isola, ci si domanda cosa deve essere fatto per superare l’inadeguatezza e impreparazione culturale di una classe politica amministrativa e non solo quella? Dovrebbe essere palese oramai da più segnali provenienti dal settore turistico isolano, che, senza una energica e responsabile presa d’atto che non è più possibile vivere di rendita e che quindi bisogna al più presto affrontare la sfida necessaria del cambiamento, si è destinati a fallire.

* SOCIO WWF, LEGAMBIENTE E CAI

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