IL COMMENTO Rischi naturali e antropogeografia
DI GIUSEPPE LUONGO
Quando si affronta il problema della mitigazione dei rischi naturali e si pone come obiettivo la resilienza della comunità esposta, nasce la necessità di rinsaldare o di recuperare il rapporto con l’ambiente.Il problema da affrontare non è per nulla semplice in quanto nel tempo si è sempre più allentato il rapporto con l’ambiente con le profonde trasformazioni prodotte dallo sviluppo degli insediamenti con megalopoli econ le reti dei servizi. A ciò si aggiungono le modifiche dei modelli socioeconomici e l’abbandono di territori destinati all’agricoltura e alla silvicultura. Per contenere il degrado ambientale si è scelto la conservazione delle risorse naturali più interessanti con la realizzazione di Parchi Naturalistici,un modello nato negli USA a metà del 19° secolo, in seguito alle profonde trasformazioni subite dall’ambiente.
In buona sostanza il rapporto uomo-ambiente è oggetto di studio dell’antropogeografia, dove si esamina come l’ambiente condiziona l’uomo e come questo vi si è adattato. Come si diceva questa reciprocità si è andata a trasformare nel tempo, modificandosi il peso dell’uno verso l’altro. La scelta dei primi insediamenti era condizionata dalle risorse naturali fondamentali per la sopravvivenza, come la presenza di sorgenti, di fiumi, di approdi, di terreni fertili, poi le capacità dell’uomo a trasformare l’ambiente è prevalsa e le caratteristiche ambientali si sono appiattite, sono diventate solo estensioni di territori da utilizzare trasformandole. Questa scelta si è mostrata spesso dannosa sia in termini economici che di vite perdute, quando le manifestazioni ambientali estreme, come terremoti, eruzioni, inondazioni, hanno distrutto vaste parti del territorio impreparato a tali eventi.Tuttavia, in ciascuno resta traccia dell’appartenenza a un territorio per la cultura che emerge dai propri comportamenti, orgogliosi di manifestarla nel rivendicare un ruolo significativo che la propria regione di appartenenza aveva svolto in passato, quasi a separarsi dalle responsabilità delle scelte negative dei tempi successivi. Temo che ciò, quando si manifesta in modo diffuso, sia un segno di crisi della comunità, crisi culturale figlia di uno sviluppo senza progresso. Un luogo dove è possibile esaminare la complessità del rapporto uomo-natura e la sua rapida evoluzione, per la nascita di quella manifestazione che nel secolo passato ha messo in moto milioni di persone,desiderose della conoscenza del mondo in varie forme e che va sintetizzata con il termine turismo, è certamente l’isola di Ischia, attrattore storico, di bellezze ambientali e curiosità antropologiche straordinarie.
Forse il rapporto con un ambiente naturale a rischio permanente per la comunità ivi insediata e le straordinarie risorse dell’ambiente fisico, hanno prodotto un risultato antropologico che ha caratterizzato, per il passato, gli abitanti dell’Isola. In breve, l’intersezione tra uomo e ambiente è una macchina complessa che può essere compresa in una visione olistica. Infatti, è impossibile progettare lo sviluppo dell’Isola nella sicurezza in una visione riduzionista ed escludendo la comunità, come appare dal Piano di Ricostruzione (PdRi )della Regione Campania.
Il Rischio diviene un’opportunità per il riscatto, perché la sua riduzione deve procedere attraverso una trasformazione dell’attuale assetto del territorio a rischio (trasformazione del territorio, comunicazione, formazione, partecipazione della comunità). Occorre evitare false conflittualità; non si può puntare allo sviluppo senza sicurezza; quindi, si sceglie il percorso dello sviluppo che si alimenta di sicurezza e che diviene essa stessa sicurezza. La proposta vincente per questo obiettivo è quella che privilegia la difesa delle risorse ambientali e lo sviluppo culturale, attraverso la realizzazione di Parchi Naturalistici, come quello dell’Epomeo, il Parco Naturalistico- Scientifico e delle Acque per l’area epicentrale dei terremoti di Casamicciola,finalizzato alla sicurezza del territorio, attraverso la ricerca avanzata sui fenomeni sismici, e alla difesa del patrimonio termale dell’Isola e, infine, il Parco archeologico diffuso relativo agli insediamenti della colonizzazione greca.
Dopo la successione delle catastrofi naturali, via via crescenti, nell’isola d’Ischia e in particolare a Casamicciola dall’inizio di questo secolo, nasce la necessità di ricostruire la società civile nei territori disastrati. Qui si combatte tra la paura ancestrale di fenomeni estremi e il timore di perdere i propri beni. Laddove la cultura si è indebolita le soluzioni sono ridotte alla fuga e al fatalismo. Anche la comunità scientifica ha da risolvere i propri problemi di trasparenza, conoscenza, autonomia dal potere politico, conformismo, lucidità per svolgere quel ruolo leader per far crescere nella comunità a rischio la certezza delle scelte per la sicurezza del territorio. Vi è un diritto da salvaguardare per chi vive nelle aree a rischio, quello di poter scegliere con la piena conoscenza del pericolo.